Le note di Ettore Bonalberti
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31Dicembre 2017

Il dado è tratto

 

Come previsto si vota il 4 Marzo prossimo.
Ora si tratta di procedere agli adempimenti previsti dalla legge elettorale.

Noi che abbiamo condiviso il patto del 20 dicembre scorso con gli amici dell’UDC di Cesa, dell’NCDU di Tassone, e con tanti altri DC della quarta generazione, siamo impegnati a realizzare una lista di tutti i DC italiani sotto lo stesso simbolo dello scudocrociato, aperta alla collaborazione con altri esponenti di culture laiche che condividono i valori dell’umanesimo cristiano.

Hanno espresso tale volontà gli amici di Energie per l’Italia di Parisi con quelli di Costruire Insieme di Tarolli, e pure quelli di Idea di Quagliariello e Giovanardi. Per ultimi hanno aderito anche Lupi, Romano e gli amici ex DC di Alternativa Popolare  che non hanno seguito la Lorenzin a sostegno del trasformismo socialista renziano.

Siamo convinti che questa lista elettorale inserita nell’ambito della coalizione di centro-destra ci offra la possibilità, non solo di ricomporre l’area democratico cristiana frantumata nella diaspora della seconda repubblica, ma sia anche l’unica via in grado di far eleggere un nucleo di parlamentari di fede democratico cristiana attorno ai quali dare pratico avvio alla rifondazione di un partito di ispirazione cattolica inserito a pieno titolo nel PPE.

Purtroppo Gianni Fontana, presidente dimezzato di un’associazione senza organi elettivi, ritiene di correre da solo in una corsa suicida; una corsa annunciata che, speriamo  non si trasformi, come abbiamo più volte paventato, in una navigazione di bolina che, alla fine, puntando a dritta  finisca per andare a manca, secondo la regia del duo irpino dei De Mita e a fianco degli amici di sempre Tabacci e Dellai della rinata “ Margherita”.

Un preambolo redatto dai vice presidenti dell’associazione DC presieduta da Fontana,  Alessi e Carmagnola, che chiude ad ogni ipotesi di sostegno alla lista del PD renziano (vedi documento allegato), responsabile dell’approvazione di tutte le leggi anti valori cattolici  e non negoziabili nella conclusa legislatura, non ha ancora avuto la sottoscrizione dell’ondivago Fontana.

Una ragione in più per dubitare che, alla fine, non di una corsa solitaria si tratti, ma di una fuga a sinistra verso la deriva demitiana a sostegno del “giovin signore fiorentino”.

Non si conosce in base a quali poteri, di cui non dispone, agisca questo presidente bloccato da tre mozioni mai discusse, né votate dall’unico organo detentore  dei poteri, ossia l’assemblea dei soci DC, così come risulta costituita dai componenti iscritti nell’elenco depositato presso il tribunale di Roma, quelli grazie ai quali Fontana è stato eletto il 26 Febbraio scorso.

Nemmeno si comprende in  base a quale delega e a quali deliberati dell’unico organo legittimo dell’associazione DC, ossia l’assemblea dei soci, si stia muovendo il signor Coroni, mai stato iscritto tra i soci DC, che sta tentando di raccogliere adesioni ad una lista che non potrà mai rivendicare l’uso elettorale dello scudo crociato.

L’unico punto cui si collega Fontana e i suoi supporter una registrazione effettuata un amico non inserito nella lista dei soci DC aventi diritto di voto, della sua relazione svolta il 18 Dicembre scorso nella quale è scomparso il passaggio più importante che è agli atti del documento ufficiale consegnatoci dallo stesso Fontana a conclusione di quell’assemblea. In esso Fontana ha scritto ciò che aveva concordato la sera prima in un incontro presso la sede UDC con Cesa e altri amici DC della quarta generazione. Questo il testo letteralmente trascritto dal documenti ufficiale agli atti della presidenza dell’assemblea:

Tutti insieme, portiamo il nostro fraterno e bene augurante benvenuto anche a Lorenzo Cesa col quale, insieme ad altri democratico-cristiani, ci siamo incontrati due giorni fa presso il suo studio. E’ stata raggiunta un’intesa che, con fattiva e limpida speranza, porto stamattina davanti al vostro giudizio. Essa consiste nell’adesione di diversi soggetti politici di radice popolare e democristiana alla costruzione di una lista, all’interno del centro destra, che si fregerà del simbolo dello scudo crociato e del nome “ Unione democratici-cristiani”. L’obiettivo è riunificare i diversi rivoli in un grande fiume.”

Si rassegnino i supporters di Fontana: le registrazioni, specie se non ufficiali, non hanno alcun valore, i documenti ufficiali scritti restano agli atti e sono quelli che valgono in tutte le sedi istituzionali. Noi, d’altronde, votando la relazione Fontana, avendo partecipato alla riunione della sera precedente, abbiamo inteso proprio approvare questa scelta fondamentale, da lui condivisa e scritta, anche per la nostra associazione. Se poi Fontana ha cambiato idea  ne prendiamo atto, ma continuiamo per la strada che abbiamo insieme a lui concordato con gli amici della quarta generazione DC.

Facciamo  un ultimo appello a un amico che abbiamo contribuito a eleggere alla guida della DC nel 2012 e alla riconferma della presidenza dell’associazione nel febbraio di quest’anno, affinché desista dalla sua strategia suicida se fatta in corsa solitaria, o peggio, filo renziana, se sviluppata insieme agli amici della “ Margherita 2.0”.

Sottoscriva il preambolo dei due vice presidenti DC (vedi allegato)  e concorra con tutti gli amici della quarta generazione DC alla ricomposizione dell’unità dei democratici cristiani sotto lo stesso simbolo dello scudo crociato. Ne vale della sua residua affidabilità e pesantissima sarebbe la sua responsabilità se ciò non accadesse.

Noi, sospendendo ogni altra iniziativa interna all’associazione per riportare a legittimità una situazione sin troppo compromessa, concentriamo tutte le nostre energie sugli adempimenti elettorali, rinviando a dopo le elezioni l’impegno per un congresso di rifondazione della DC con tutti gli amici riuniti nella campagna elettorale. Esso sarà il primo congresso di tutti i democratici cristiani italiani del XXI secolo, un partito inserito a pieno titolo nel PPE da far tornare ai principi dei padri fondatori.

Ettore Bonalberti
Venezia, 31 Dicembre 2017

                                                                               Descrizione: C:\Users\Mauro\Desktop\Democrazia cristiana.jpg

PREAMBOLO
Premesso che in questa legislatura si è assistito all'egemonia culturale e politica del Pd,
Premesso che neppure la significativa pattuglia di deputati e senatori cattolici ha saputo frenare la deriva radicale del Pd,
Premesso che neppure gli alleati centristi (eletti in liste dell'alternatvo Pdl di centrodestra) hanno voluto o potuto limitare la deriva radicale del Pd,
Premesso che Il Pd, sui temi etici, ha preferito, laddove necessario, un asse coi Cinque Stelle, piuttosto che la coerenza della propria maggioranza

CONSAPEVOLI DEI PRESUPPOSTI ETICI E MORALI CHE GUIDANO L'AZIONE DELLA DC

I soci della Dc impegnano tutte le liste, le mozioni, gli orientamenti, le opzioni e le azioni individuali di chicchessia facente parte del partito a rifiutare l'accordo diretto col Pd o quello, più subdolo, desistenziale col Pd stesso, fatto evidentemente di accordi in singoli collegi maggioritari o in alchimie simili, che condurrebbero la Dc nell'orbita di un Pd che si è macchiato della promozione, in questa legislatura, dei seguenti provvedimenti così sintetizzabili:
- il divorzio express, divenuto più breve ed agevole rispetto alla quasi totalità degli altri provvedimenti giudiziari italiani;
- il matrimonio gay che equipara, anche sotto il profilo previdenziale, una scelta discutibile sotto il profilo etico ed antropologico al matrimonio aperto alla procreazione;
- le disposizioni anticipate di trattamento, che, di per sè stesse gravi, anticipano trattamenti eutanasici,
ma che soprattutto ha promosso un attacco anche nei confronti della legittima obiezione di coscienza, personale o collettiva in strutture, verso tutti questi provvedimenti (cui si aggiunge quello delle pratiche abortive), rispondendo così alla peggiore logica totalitaria.
Il rifiuto di questo preambolo implica gravi conseguenze sul piano morale per qualsiasi cristiano ed in particolare inibisce ad un cristiano impegnato in politica nella Democrazia Cristiana il perseguimento di accordi con le forze politiche che si sono impegnate con forte determinazione (superiore rispetto a qualsiasi lotta contro la povertà ed il disagio sociale) ad approvare provvedimenti lesivi della dignità umana.

Il 27 dicembre 2017

I Vicepresidenti della Democrazia Cristiana
Alberto Alessi
Mauro Carmagnola

 

 

 

 

 
     

 

 

23 Dicembre 2017

Prove di Democrazia Cristiana

 

 

Si va costruendo un’ interessante lista tra i democratici cristiani italiani che ritrovano la loro unità, con il movimento di Energie per l’Italia di Parisi e gli amici dell’associazione Costruire Insieme di Tarolli e con il Movimento di IDEA degli Onn. Quagliariello e Giovanardi con la partecipazione di Massimo Gandolfini, portavoce del Comitato Difendiamo i Nostri Figli e leader  del Family Day.

Da un lato la ricomposizione dell’area democratico cristiana sotto lo stesso simbolo storico dello scudo crociato, dopo la lunga stagione della diaspora, rappresenta uno dei fattori più significativi per il centro destra italiano; dall’altro la partecipazione dei movimenti di Parisi e  Tarolli con quelli di Quagliariello e Gandolfini, possono garantire alla coalizione del centro destra di superare la soglia oltre il quale può scattare il premio di maggioranza e la  garanzia della governabilità del Paese.

Da parte di noi Democratici cristiani sarà essenziale offrire alla coalizione, proposte politiche economiche e sociali ispirate ai valori della dottrina sociale cristiana, con al centro il valore della persona e della famiglia fondata sull’unione di un uomo e di una donna, il ruolo insostituibile delle autonomie locali e dei corpi intermedi, regolati dai principi di solidarietà e sussidiarietà.

Intendiamo tornare al controllo pubblico della Banca d’Italia e al ripristino della separazione tra banche di prestito e banche speculative, ossia alla politica economica e finanziaria da sempre difesa dalla DC, senza la quale non esiste né sovranità monetaria né sovranità nazionale.

Ricostruire la coesione territoriale tra Nord e Sud del Paese, insieme a quella generazionale con l’offerta ai giovani di nuove opportunità di lavoro, la difesa delle pensioni e del welfare society;  il ripristino della solidarietà tra gli interessi e i valori delle classi popolari e dei ceti medi produttivi: saranno questi, con la garanzia della sicurezza sul territorio, gli obiettivi che intendiamo sottoporre al giudizio del popolo italiano, stanco di una lunga stagione politica fallimentare in cui sono stati stravolti alcuni valori fondamentali in materia di politiche familiari e per la difesa della vita . Uno stravolgimento destinato a intaccare ancor più seriamente la coesione nazionale. Ora è tempo di ricostruire l’unità nazionale e di offrire al popolo italiano una nuova speranza.

Per tutti noi “ DC non pentiti” sarà anche il tempo di: “ Prove di una rinnovata  Democrazia Cristiana del XXI secolo” inserita a pieno titolo nel Partito Popolare Europeo.

Ettore Bonalberti
Presidente ALEF ( Associazione Liberi e Forti)
Venezia, 23 Dicembre 2017

 

 
     

 

 

23 Dicembre 2017

Serve una nuova speranza

 

 

Un incontro organizzato dall’On Paolo Cirino Pomicino e dal sottoscritto, dopo diversi  tentativi compiuti di riannodare le fila, si è svolto Mercoledì 20 Dicembre  presso la sede dell’UDC a Roma. Un incontro nel quale si è compiuto il miracolo della riunificazione delle diverse anime della Democrazia Cristiana, le quali hanno raggiunto l’accordo di operare insieme nella prossima campagna elettorale come indicato nell’allegato comunicato stampa finale condiviso da tutti i partecipanti.

Analoga adesione era stata espressa nei giorni scorsi  dall’On. Clemente Mastella in un convegno a Napoli con gli amici On Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell’UDC, On  Giuseppe Gargani e lo stesso On Pomicino. Quelli che furono gli esponenti in gran parte della quarta generazione DC hanno ben operato per la riunificazione dell’area democratico cristiana. Un passaggio di testimone doveroso con i più giovani che ci auguriamo possano realizzare la quinta generazione DC.

Interesse per il progetto di dar vita a una più ampia aggregazione tra l’area DC e le componenti laiche che condividono i valori dell’umanesimo cristiano è stato già espresso dagli amici dell’associazione Costruire Insieme, presieduta dal sen Tarolli presente all’incontro con i Vice Presidenti Paolo Voltaggio e Francesco Rabotti e il segretario generale, Marco D’Agostini. Analogo interesse anche dal coordinatore del movimento Energia per l’Italia, Stefano Parisi.

L’On Domenico Menorello, il più giovane esponente DC presente in Parlamento e componente del gruppo parlamentare che fa riferimento  a Parisi, ha partecipato all’incontro romano con piena condivisione del positivo risultato raggiunto.

Si attendono altre adesioni di area cattolica e laica di movimenti, associazioni  e gruppi interessati a concorrere a garantire la governabilità del Paese in alleanza con il centro-destra,  al fine di superare il malgoverno della gestione renziana con il quale si chiude miseramente la stagione fallimentare della seconda repubblica.

Compito della lista DC sarà quello di riportare al centro della politica italiana, la realizzazione di politiche ispirate dalla dottrina sociale cristiana, unico credibile antidoto alle disuguaglianze intollerabili prodotte dal  dominio  del turbo capitalismo finanziario.

Ripristino della sovranità monetaria con il ritorno al controllo pubblico della Banca d’Italia, il ripristino della separazione tra banche di prestito e banche speculative, ossia alla politica economica e finanziaria da sempre difesa dalla DC; difesa del valore della famiglia naturale fondata sull’unione di un uomo e di una donna, contro le derive laiciste di una cultura relativistica che sta distruggendo il senso stesso della famiglia italiana.

Una politica in grado di garantire i pilastri essenziali su cui si fonda l’unità nazionale: la famiglia, il sistema pensionistico e della sanità, la sicurezza senza la quale non esiste più lo stato di diritto con il superamento dei divari territoriali e generazionali non più tollerabili.

E’ tempo che i cattolici escano dalla condizione di irrilevanza in cui sono stati ridotti, anche per loro responsabilità, per offrire al Paese una nuova speranza.

L’apporto che l’area democristiana insieme alle componenti di cultura laica disponibili a condividere lo stesso progetto, sarà essenziale per garantire al centro-destra, con la vittoria alle prossime elezioni, la governabilità del Paese. Candidati onesti, professionalmente competenti e di assoluta moralità dovranno essere le donne e gli uomini che la DC metterà in campo per portare in Parlamento un nucleo di politici ai quali fare riferimento nell’opera di ricostruzione politico culturale indispensabile nelle diverse realtà locali. Donne e uomini cui chiederemo di condividere il codice etico aggiornato, che fu già quello redatto a suo tempo da Guido Gonella, per non ritrovarci in situazioni incompatibili con la nostra professione di fede.

Di seguito si allega copia del comunicato finale condiviso ieri dai democratici cristiani desiderosi di ritrovarsi uniti sotto lo stesso glorioso scudo crociato con cui De Gasperi, Moro e Fanfani hanno fatto grande l’Italia. La DC seppe assicurare  l’indispensabile coesione tra gli interessi e i valori dei ceti popolari con quelli  dei ceti medi; una coesione che il dominio dei poteri finanziari, sostenuti dai giullari del trasformismo renziano,  ha definitivamente travolto, causa essenziale dell’anomia sociale, economica, politica e istituzionale in cui è miseramente precipitata l’Italia.
Ora serve una nuova speranza!

Ettore Bonalberti
Presidente ALEF (Associazione Liberi e Forti)
Coordinatore del think tank “ Veneto Pensa”
Venezia, 21 dicembre 2017

 

Comunicato stampa

Riunione nella sede dell’UDC a Roma dei Partiti e Movimenti collegati alla tradizione democratico cristiana.

Presenti in rappresentanza delle varie componenti: l’On Lorenzo Cesa, On Alberto Alessi, On Mario Tassone, On Giuseppe Gargani, l’On Paolo Cirino Pomicino, il Dr Ettore Bonalberti, il Dr Mario Magnola, Dott.ssa Valentina Valenti, Dr Leo Carmelo e tanti altri.

Si è raggiunto un accordo complessivo che è quello di verificare con tutti coloro che hanno fatto la storia della Democrazia Cristiana e che hanno condiviso valori e aspirazioni, obiettivi e finalità, l’opportunità e la fattiva concreta aspirazione per affrontare insieme le prossime elezioni politiche.

I convenuti si sono dichiarati convinti che la DC si presenti compatta con il proprio simbolo e propria denominazione, formando un’alleanza forte dell’autonomia e dell’attualità dei propri ideali fondati sulla sussidiarietà, nonché desiderosa di un’autentica classe dirigente, formando UN’ALLEANZA CON IL CENTRO DESTRA E CON UN’EQUA DISTRIBUZIONE DEI DIRITTI E DEI DOVERI DI CIASCUNA DELLE COMPONENTI.

Si è altresì convenuto che con gli alleati è urgente presentare un programma economico-sociale di ricostruzione del settore produttivo per un’autentica apertura alla socialità e per garantire la governabilità del Paese.

Roma, 20 Dicembre 2017

 

 

 

 

 

 
     

 

 

4 Dicembre 2017

Fontana: basta con il doppio gioco

 

Ecco la prova di un navigatore che va di bolina, come ho scritto nella mia ultima nota

 

10/12/2017 07:11, Eleonora Mosti ha scritto a Gianni Fontana e ad altri amici la seguente mail:

Carissimi amici, nel dare seguito a quanto felicemente convenuto negli ultimi tempi, tramite incontri o contatti personali, di dar vita ad un Soggetto politico autonomo ispirato alla Dottrina Sociale cattolica e ad impegnarsi congiuntamente in breve tempo per delinearne ogni profilo funzionale alla sua configurazione e organizzazione, siamo invitati a partecipare , sotto i buoni auspici di Mons. Simoni e di Don Gianni Fusco, che cortesemente ci ospita, ad un primo incontro operativo che si terrà lunedì 11 dicembre dalle ore 15,30 alle 17,30 in Roma, Via Alberico II 4, 1° piano (Istituto Pontificio) ( Metro A - Staz. Ottaviano o Lepanto).
Attesa l’importanza dell’iniziativa, viene raccomandata vivamente la presenza.
Un caloroso saluto
Convergenza Cristiana 3.0

La domanda che si impone a Gianni Fontana con cui abbiamo combattuto fianco a fianco dal 2012 per la rinascita della DC, è la seguente: come può il Presidente della DC in carica partecipare, come fa da diversi mesi, a incontri e riunioni nelle quali l’obiettivo è la formazione di un nuovo partito? Se a Fontana non sta più bene restare nella DC  smetta di fare il doppio gioco  e compia  un gesto di coerenza e lealtà verso i soci del partito: dia le dimissioni da presidente della DC e corra pure a dar vita al nuovo soggetto politico a lui caro.
Noi siamo interessati a costruire una lista di tutti i democratico cristiani italiani sotto lo stesso simbolo dello scudo crociato disponibili a concorrere con altri amici di culture politiche ispirate ai valori dell’umanesimo cristiano a garantire la governabilità del Paese.

Ettore Bonalberti
11.12.2017

 

 

 

 

 

 

 
     

 

 

4 Dicembre 2017

Quanto il leader va di bolina

 

Cambia il testo dell’intervento di Gianni Fontana tenuto all’assemblea DC del 18 Novembre., sul sito ufficiale del partito con questa motivazione:

“Su indicazione di Gianni Fontana invio il testo dell’intervento da lui pronunciato in occasione dell’ assemblea dei soci iscritti ‘92-‘93, tenutasi il 18 novembre u.s. presso il Teatro Golden di Roma. Il motivo di questa sua richiesta consiste nel rimediare a un equivoco provocato dalla segreteria di Gianni Fontana, la quale aveva provveduto a inviare la bozza di un testo che non corrisponde in parte alle parole da lui effettivamente pronunciate. E’ disponibile anche audio. Dott. Roberto Paolucci” .

Peccato perché disponiamo  del testo ufficiale letto da Fontana, con correzioni autografe di Gianni, che ci è stato da  lui consegnato a fine assemblea, affinché potessimo redigere alcune note di commento. Ebbene in quel testo a pag. 2 e 3 si legge testualmente quanto da noi correttamente riportato:

“ Tutti insieme, portiamo il nostro fraterno e bene augurante benvenuto anche a Lorenzo Cesa col quale, insieme ad altri democratico-cristiani, ci siamo incontrati due giorni fa presso il suo studio. E’ stata raggiunta un’intesa che, con fattiva e limpida speranza, porto stamattina davanti al vostro giudizio. Essa consiste nell’adesione di diversi soggetti politici di radice popolare e democristiana alla costruzione di una lista, all’interno del centro destra, che si fregerà del simbolo dello scudo crociato e del nome “ Unione democratici-cristiani”. L’obiettivo è riunificare i diversi rivoli in un grande fiume.”

Si tratta di capire, allora  perché quella frase decisiva, atteso che era il risultato di un incontro politico svoltosi nello studio dell’UDC di Lorenzo Cesa, giovedì 17 novembre, presenti con Fontana: Bonalberti, Pomicino. Grassi, Alessi e Gargani, è stata tolta dal documento registrato?

Noi ci siamo attenuti al testo scritto consegnatoci, mentre dalla registrazione di Paolucci quella frase sembrerebbe dimenticata o volutamente censurata.

Ancora una calcolata amnesia di Fontana? Oppure la continuazione di un’ambigua posizione politica che, fosse vera la versione della registrazione, fornirebbe l’immagine di un leader che assume di “andar di bolina”: punta a dritta per andare effettivamente a sinistra?

Sarà Fontana a dover sciogliere l’equivoco.

Da parte nostra la scelta è compiuta: riunire tutti i DC sotto un’unica lista e lo stesso simbolo e partecipare da DC uniti a un più vasto rassemblement populaire inserito nel blocco del centro-destra, unica strada per garantire una rappresentanza ai DC nel prossimo parlamento.

Ettore Bonalberti
Venezia, 4 Dicembre 2017

 

 

 

 

 

 

 

 

 
     

 

 

25 Novembre 2017

Per un soggetto politico NUOVO, PLURALE e DEMOCRATICO

 

 

Era  presente una piccola minoranza ieri al Russott Hotel di Mestre, quella di coloro che avevano raccolto l’invito a discutere con il sen Ivo Tarolli del libro: “ Il Tempo del coraggio”-L’Italia fra rassegnazione e riscatto . La ripartenza dei cristiano popolari.

Peccato perché i temi trattati da Tarolli sono stati quanto mai importanti, collegati a un’analisi puntuale e rigorosa della società italiana che non è ancora comunità, né più società, per dirla con Ferdinand Tönnies, ma vive una condizione di perniciosa anomia di cui l’astensionismo elettorale ne è l’indizio più eloquente.

L’Albero della Vita è la metafora efficace elaborata dal prof Pilati dell’Università di Trento, presente all’incontro, cui Tarolli ha fatto riferimento. La metafora che, dal seminario di Rovereto (luglio 2015) sino alla costituzione dell’associazione “Costruire Insieme”, ha accompagnato tutto il lungo percorso  compiuto insieme e del quale, il “ Tempo del coraggio”, è la sintesi più completa di testimonianze autorevoli e di contributi specifici sui temi di diretto interesse della società italiana.

Tarolli, facendo riferimento a recenti studi della Banca d’Italia, ha rilevato come nessuno dei principali indicatori economici, finanziari, sociali, culturali e morali, sono minimamente confrontabili tra quelli positivi dei quarant’anni di guida DC del Paese, e gli ultimi venticinque anni della lunga transizione dalla prima a questa seconda repubblica. Anni nei quali la diaspora intervenuta nel mondo cattolico, dopo la fine politica della DC, ha reso la presenza di ispirazione cristiano sociale e popolare del tutto irrilevante sulla scena politica.

Di qui la scelta operata da “Costruire Insieme” di inviare, come è stato fatto, una lettera del presidente Tarolli a tutti i vescovi italiani, di  presentazione del nostro libro “ Il Tempo del coraggio”, con il quale indichiamo alcune linee di impegno: “ dall’”appello” di Rovereto a Papa Francesco: “ mettetevi in politica, per favore, nella grande politica, nella politica con la “P” maiuscola”.

Riteniamo, infatti, secondo quanto indicato dal Papa e dal card Bassetti, Presidente della CEI, che sia giunto il momento per un nuovo impegno politico dei cattolici, dopo il ventennio della diaspora e la riduzione della cultura di ispirazione cristiano sociale alla condizione attuale di irrilevanza. Come suggerito nel libro da S.E. il card Giovanni Battista Re e dagli Ecc.mi Vescovi,  Mons Toso e Mons Simoni, serve la presenza nella politica di esponenti ispirati dalla dottrina sociale della Chiesa, testimoni fedeli in un tempo dominato dal nichilismo e dal laicismo che stanno alla base della condizione di anomia in cui versa la società italiana e internazionale.

Confrontarci con la gerarchia della Chiesa in questa delicata fase della vicenda politica italiana e acquisirne le eventuali indicazioni e proposte, ci sembra quanto mai utile e opportuno, in vista dell’assunzione delle nostre autonome responsabilità di laici cristianamente ispirati nella “città dell’uomo”.

Da parte mia, mi sono assunto l’impegno di incontrare i vescovi delle nostre diocesi del Veneto e del Friuli V.Giulia e sono giunte già le prima quattro conferme di incontri  programmati nel mese di Dicembre a Padova, Vittorio Veneto, Vicenza e Trieste.

Non cerchiamo endorsement particolari, ma la verifica delle nostre intuizioni e proposte e  la ricerca di eventuali sollecitazioni da assumere nelle scelte che nella nostra autonomia compiremo da qui a pochi mesi.

Su queste  il pensiero di Tarolli e di “Costruire insieme”, anche dopo l’importante incontro tenutosi a Roma giovedì 23 novembre, è molto preciso: si tratta di concorrere alla costruzione di un soggetto politico che avrà le seguenti caratteristiche: NUOVO, PLURALE e DEMOCRATICO.

NUOVO, perché dovrà essere in grado di recepire modalità di partecipazione e di espressione della volontà popolare corrispondente alle nuove e diverse sensibilità presenti nella realtà italiana.

PLURALE, perché accanto al nucleo fondante rappresentato dall’unità delle diverse componenti che si rifanno all’esperienza politica democratica cristiana e della più vasta realtà cattolica e popolare, dovrà mettere insieme le culture storiche liberali e riformiste, che si riconoscono nei principi e nei valori fondanti dell’umanesimo cristiano.

DEMOCRATICO, perché i modelli leaderistici e prevalentemente  mediatici che si sono imposti negli ultimi venticinque anni in Italia, si sono rivelati inadeguati a rappresentare una più complessa realtà oggi renitente al voto ben oltre il 50% del corpo elettorale.

Di qui l’idea di un vasto rassemblement popolare che, all’interno del centro-destra, con una propria lista autonoma, possa mettere insieme la nostra migliore tradizione politica con quella degli amici di Stefani Parisi e di altri movimenti, associazioni e gruppi interessati al progetto.

La scelta di un blocco, come quello del centro-destra, è una linea tattica obbligata, considerati i paletti imposti dalla legge elettorale, il “rosatellum” votato dai “nominati illegittimi” del parlamento, con l’obiettivo prevalente della loro autoconservazione.

Molti sono gli ottimisti in giro che auspicano l’avvio di un quarto polo distinto e distante dai tre blocchi. Per la verità essi sono assai poco “vincoli” e molto “sparpagliati”, parafrasando un antico adagio di Peppino De Filippo; lucidi sognatori a rischio di perseguire dei wishful thinking, delle pie illusioni, quando invece, è stato ribadito con forza ieri sera, il nostro primo obiettivo è quello di garantire un’adeguata rappresentanza parlamentare a un’attiva minoranza organizzata di cattolici cristianamente ispirati, in grado di inverare nella “città dell’uomo” gli orientamenti pastorali  delle encicliche sociali della Chiesa cattolica, offrendo una nuova speranza a famiglie, comunità intermedie e imprese , ossia ai pilastri fondamentali della società italiana.

Questo è quanto è stato anche approvato all’unanimità (1 solo voto contrario) il 18 novembre scorso dall’assemblea dei soci DC tenutasi a Roma, la cui convocazione rimane aperta per il prossimo 2 dicembre e  nella quale tireremo le somme di questo percorso che, vissuto fianco a fianco a “ Costruire Insieme” , troverà una naturale confluenza alle prossime elezioni politiche.

Ettore Bonalberti
Venezia, 25 Novembre 2017

 

 

 

 

 

 

 
     

 

 

18 Novembre 2017

Verso l’unità dei Democratici cristiani

 

 

Con l’assemblea dei soci della DC riuniti a Roma, Sabato 18 Novembre al teatro Golden di Via Taranto, prende il via il progetto per la ricomposizione dell’area democratico cristiana, con cui si intende porre fine alla diaspora che ha contrassegnato gli ultimi ventiquattro anni della politica italiana.

Nel deserto delle culture politiche in cui si trascina la rappresentanza istituzionale del Paese, torna in campo la volontà di costruire un nuovo soggetto politico ampio e plurale, con il quale si superano le antiche e obsolete divisioni per ricomporre l’unità dei democratico cristiani.

Con gli interventi di Gianni Fontana, presidente della DC, di Paolo Cirino Pomicino anche a nome di Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell’UDC, di Maurizio Eufemi, anche a nome  di Mario Tassone,   segretario nazionale del NCDU, è stata confermata la volontà di dar vita ad un nuovo soggetto politico unitario, ispirato ai valori e principi della dottrina sociale della Chiesa, impegnato nell’attuazione integrale della Costituzione. Tutti uniti sotto lo stesso simbolo e lo stesso nome.

Un obiettivo per il quale anche Ivo Tarolli, presidente dell’associazione Costruire Insieme, ha espresso il suo interesse, con l’intento di contribuire alla costruzione di un rassemblement ampio e plurale.

Nella sua relazione, il presidente della DC, Gianni Fontana, ha sostenuto il progetto di “favorire l’adesione di diversi soggetti politici di radice popolare e democristiana alla costruzione di una lista, all’interno del centro destra, che si fregerà del simbolo dello scudo crociato.  In tal modo,  finalmente, il grande fiume carsico disperso in più rivoli negli oltre ventiquattro anni della diaspora democristiana, tornerà a riunirsi in un unico e consistente alveo.

Approvata con consenso pressoché unanime ( un solo voto contrario), la relazione di Fontana rappresenta un passaggio importante verso la formazione di un unico partito dei Democratici Cristiani Uniti (DCU).  E’ questa l’importante novità emersa dall’assemblea di Roma, ossia quella di un’offerta politica destinata a mobilitare un vasto movimento periferico, con l’avvio dei comitati civici  dei democratici cristiani in tutti i comuni italiani.

Può ritornare la speranza, specie in quell‘elettorato da troppo tempo renitente al voto, con un partito, come quello della DC unita, che si pone l’obiettivo, che fu quello storico dei cattolici democratici, di saldare gli interessi dei ceti medi con quelli delle classi popolari; una speranza che è venuta meno nel ventennio dello scontro senza fine tra berlusconiani e anti berlusconiani.

L’obiettivo è di far sì che “la Politica sia un vero servizio disinteressato verso la comunità, un alto atto di carità” (Paolo VI), consapevoli che si é per decenni vissuto e  si è continuato a vivere il presente con leader politici che “guardano alle prossime elezioni e non da statisti che guardano alla prossima generazione” (Alcide De Gasperi).

Nei prossimi mesi e nell’impegno unitario della campagna elettorale, con tanti cittadini e amici di buona volontà, di tanti movimenti e Associazioni di cattolici e laici ispirati cristianamente, i Democratici Cristiani Uniti (DCU) intendono realizzare un progetto di ricostruzione dell’Italia che sia ispirato agli ideali cristiani con un contributo originale di pensieri e valori.

 E’ condivisa l’idea che si debba con urgenza dimostrare di voler “Servire la Politica e non servirsi della politica” (Don Luigi Sturzo) e sconfiggere quella che è degenerata in un’opportunistica appropriazione dello Stato e delle sue Istituzioni a fini personali e di gruppi organizzati; come è unanime la proposta di costruire insieme l’edificazione e il miglioramento del bene comune delle comunità e soprattutto dei più indigenti, per la ricostruzione della Polis e dell’Italia a favore delle nuove generazioni.

Se la riapertura degli uffici della DC a Piazza del Gesù la settimana scorsa, ha voluto significare il ritorno simbolico alle radici del partito di De Gasperi, La Pira, Moro e Fanfani, la ricomposizione dell’unità dei democratici cristiani e la fine della diaspora è il contributo migliore che gli eredi di quella storia politica possono offrire oggi all’Italia: tutti insieme sotto lo stesso simbolo dello scudo crociato da Democratici Cristiani Uniti..

Ettore Bonalberti
Roma, 18 Novembre 2017

 

 

 

 

 

 

 
     

 

 

13 Novembre 2017

Da Fasulein a Balanzone: la metamorfosi di Casini

 

L’On Casini su La Stampa abbandona il suo tradizionale stile alla “Fasulein” e assume quelli del saccente Balanzone, dichiarando perentoriamente: “ L’Italia non diventi terreno di azione della speculazione finanziaria internazionale”.

Ma come? A seguito di mirati Q-Time della Commissione Finanze del Mov. Cinque Stelle di Roma che hanno ricevuto le conferme dal MEF e da Banca d’Italia, è stato definitivamente scoperto (marzo 2017)  che:

1) fondi speculatori kazari  controllerebbero le  banche quotate italiane e quindi dal 1992/93 anche Banca d’Italia (risposta del MEF). Vari  giornali, tra cui il Fatto Quotidiano, Il Messaggero,… hanno riportato la notizia di “Mister 99%”  rappresentante di fondi speculatori stranieri.
2) ” i depositi”, utilizzati per concedere prestiti, dal 1992/93 non derivano più da attività di raccolta tra il pubblico, ma sono virtuali, “creati” digitalmente.  Banca d’Italia, con una dichiarazione epocale,  in risposta al Question –Time della Commissione Finanze del Movimento Cinque Stelle, ha infatti confermato che i depositi della clientela non sono veri depositi, ma virtuali ,  creati  ossia da qualcuno con un clic. Questa importante asserzione costituisce implicita conferma da parte di Banca d’Italia che pertanto anche gli  importi del prestiti (dei mutui ipotecari/fondiari,…  ),  accreditati,  a titolo di tali depositi,  dal 1992/93 sui conti correnti degli italiani, sono stati a monte creati con un clic e poi illegittimamente prestati in Italia, illegittimamente in quanto le banche in Italia essendo intermediarie del credito possono solo fungere,  per la Legge italiana,  da intermediarie tra “il denaro raccolto tra il pubblico” ( e non invece creato) e prestito. 
CHI E’ QUEL QUALCUNO CHE CONTROLLA LE BANCHE  ITALIANE QUOTATE E QUINDI  PURTROPPO ANCHE BANCA d’ITALIA, SI PRESUME DAL 1992/93.
Tutte le banche italiane quotate  sono  risultate controllata nel capitale flottante (che costituisce dal 1992/93 circa l’85% del totale capitale delle banche quotate italiane ) da una  decina di fondi speculatori stranieri,  precisamente kazari,  attraverso interposte persone fisiche, in realtà avvocati dello studio legale Trevisan di Milano, delegati di circa 1900 entità finanziarie, che a loro volta è risultato che abbiano sub-delegato  ad essi fondi speculatori.  Pertanto essi fondi speculatori stranieri  controllando si presume sin dal 1992/93  Banca Intesa, Unicredit , Carisbo  Carige e BNL, unitamente alle rappresentate al voto Inps e Generali,  controllerebbero , eseguiti tutti i calcoli di sbarramento al voto, con 265 voti su 529 anche l’organo di vigilanza Bankitalia Spa,  dal 1992/93   illegittimamente, quindi in aperta violazione dell’art. 47 della Costituzione Italiana “la Repubblica controlla il credito”  e la Repubblica non sono certamente una decina di fondi speculatori stranieri, con tutte le conseguenze che sono derivate, essendo venuta improvvisamente  a mancare  la vigilanza bancaria in Italia, in termini di colossali truffe (derivati sul tasso e sulla valuta ),  costi abnormi (CMS per 270 miliardi di euro addebitate oltre ad interessi ) ed  illegittimo prestito di denaro creato con un clic .   Fondi speculatori stranieri controllanti le banche italiane  e pertanto amministratori di fatto responsabili secondo Cass. n. 25432/2012 e n. 19716/2013 , quanto le banca, in solido ed in via principale,   nel risarcimento del danno.

 

Questa, caro Pierferdinando, è la realtà bancaria e finanziaria italiana e dovreste partire proprio da lì.
Nella prossima legislatura ci auguriamo che si dia spazio a nuovi attori politici in grado di assicurare:

  1. il ritorno al controllo pubblico della Banca d’Italia;
  2. il ripristino della legge bancaria del 1936, con la separazione tra banche commerciali e banche speculative, ri-appropriandosi in tal modo  della sovranità  monetaria,  sottratta all’Italia nel 1992/93 col d.lgs n. 481 del 14 Dicembre 1992 che abolì di soppiatto, dopo 56 anni, la separazione  bancaria,  decreto emesso da Amato e Barucci e sottratta col Provvedimento di Banca d’Italia del 31 Luglio 1992, emesso da Lamberto Dini, con cui è stata modificata inspiegabilmente all’insaputa di tutti, non essendo,  né una legge , né un decreto legge , né un decreto legislativo, la contabilità di partita doppia del sistema bancario italiano; fatto che avrebbe consentito, a questi fondi speculatori , secondo alcuni autori,  una colossale miliardaria evasione fiscale (circa 1350 miliardi di euro evasi) della sorte capitale pagata dagli ignari piccoli  mutuatari italiani, denaro creato da questi fondi speculatori con un clic a Nassau, doc. desecretati dimostrano,  invece che raccolto tra il pubblico in Italia e ad essi ignari  mutuatari italiani  illecitamente prestato a partire dal 1 Gennaio1993.

Ettore Bonalberti
Venezia, 13 Novembre 2017

 

 

 

 
     

 

 

10 Novembre 2017

Riaperta la sede a Piazza del Gesù  e ora avanti con l’unità di tutti i DC

 

 

In un clima di grande commozione si sono inaugurati ieri gli uffici della DC nazionale nella sede storica di Piazza del Gesù,46.

Non sono più le “trenta stanze”  che De Gasperi sosteneva fossero “sufficienti al partito per governare l’Italia”, ma tre ampi locali che gli eredi della Balena bianca, da “medici scalzi”, come ha dichiarato ieri l’On Gianni Fontana, presidente del partito, sono la base di ripartenza per ricomporre l’unità dell’area popolare e democratico cristiana italiana.

Erano presenti vecchi e nuovi sostenitori e simpatizzanti, si sono notati, tra gli altri, gli Onn. Mannino, Zolla, Tarolli, Tassone, Nisticò, Eufemi e centinaia di militanti giunti da molte parti d’Italia attratti dalla bella notizia del ritorno a Piazza del Gesù. Significativa anche la partecipazione di alcuni amici sin qui protagonisti di una serie di distinguo critici come Angelo Sandri, Antonio De Simoni e  l’avv. Cerenza, lieti di tornare alla casa comune.

Gianni Fontana, nell’improvvisata conferenza stampa tenuta in uno dei locali in cui campeggiavano i ritratti dei padri fondatori: Surzo, De Gasperi, Moro, insieme ad  un manifesto  in cui erano raffigurati tutti i segretari del partito che si sono succeduti nella storia DC, da De Gasperi a Martinazzoli,  ha così esordito: “Oggi inauguriamo la sede storica della DC e partiamo da tre locali, con sobrietà e umiltà, ma con una grande determinazione per cercare di attuare le riforme sociali che servono la Paese. Noi torniamo in politica, per apportare un contributo forte di valori, riprendere il cammino che abbiamo lasciato ma ponendoci nuovi orizzonti per ricostruire l'Italia. Serve un politica che dia speranza nel futuro e faccia uscire il nostro Paese da questo momento di instabilità. Per questo ci presenteremo alle elezioni nel 2018,  con un programma nuovo, tutto rivolto in avanti”.

Gli stessi concetti che in maniera assai più approfondita Fontana ha enunciato nella prima riunione del consiglio di presidenza., che ha voluto raccogliere attorno a sé alla vigilia di alcuni importanti appuntamenti che caratterizzeranno il mese di Novembre sino alla data del 10 Dicembre, nella quale il partito è impegnato a concorrere alla costruzione di un comitato nazionale provvisorio espressivo di tutte le diverse anime di ispirazione democratico cristiana  con le quali partecipare alle prossime elezioni politiche.

Ricordato che la crisi italiana sta assumendo caratteri di tipo entropico, nella quale non appaiono  chiare le prospettive nella babele delle inculture politiche prevalenti e il sistema rischia di collassare,

Fontana ha anche sottolineato che, in questa situazione, risulta ancor più necessaria una proposta politica ispirata ai valori della dottrina sociale cristiana come quella che la DC è in grado di mettere in campo. Serve, ha aggiunto, una minoranza organizzata e forte che abbia la capacità di vedere il futuro; un gruppo minoritario che abbia l’ambizione di diventare la coscienza critica del Paese, in grado di  offrire virtuosi consigli e dialoghi e non per creare la sensazione di divisioni e difficoltà e incapacità di trovare un’idea una prospettiva.

Dopo un ampio dibattito nel quale sono intervenuti, tra gli altri, Gubert, Lisi, Fabbrini, Luciani, Zolla, Fago, Barbuto, Portacci, Bonalberti, Cugliari, Rosini, Valenti, Carmagnola e De Maio, l’incontro si è concluso in un clima di grande unità dando il mandato al Presidente di incontrare nei prossimi giorni i diversi esponenti dei gruppi che fanno riferimento alla comune matrice democratico cristiana per verificare le condizioni concrete per giungere alla formazione di un comitato nazionale unitario.

Premessa indispensabile: il riconoscimento del  ruolo di Fontana, quale presidente giuridicamente riconosciuto della DC, alla quale appartiene a tutti gli effetti nome e simbolo dello scudo crociato, così come conseguente alla sentenza della Corte di Cassazione che, senza alcun altra possibilità di replica, ha sancito con delibera n.25999 del 23.12.2010 che: “ la DC non è mai stata giuridicamente sciolta”

Sulla base della verifica dei prossimi giorni, l’assemblea dei soci DC, convocata a Roma Sabato 18 Novembre prossimo al Teatro Golden in via Taranto,36, alle ore 9,30 assumerà le decisioni conseguenti.

Ettore Bonalberti
Venezia, 10 Novembre 2017

 

 

 

 
     

 

 

7 Novembre 2017

Cosa ci insegna il voto siciliano e di Ostia

 

 

La condizione di anomia e disaffezione che caratterizza la lunga stagione della crisi politica, istituzionale, economica e sociale dell’Italia, si conferma con il voto siciliano e la prova elettorale nella municipalità di Ostia ( oltre 226.000 ab.). In Sicilia si astiene dal voto il 54% degli elettori e al Comune di Ostia quasi due elettori su tre. In entrambi i casi si usciva da una situazione fallimentare  delle  amministrazioni precedenti

La più negativa di tutta la storia post bellica siciliana  quella di Crocetta a Palermo; addirittura inquinata da infiltrazioni criminali quella di Ostia.

In Sicilia prevale il centro destra  guidato da un galantuomo di Fratelli d’Italia, Nello Musumeci, con quasi il 40% dei voti, grazie a una vasta coalizione di partiti e movimenti, tenuti insieme dal “patto dell’arancino” siglato da Berlusconi, Salvini e Meloni.

Qui, come a Ostia, accade un fenomeno destinato a caratterizzare il prossimo scenario politico che precederà il voto delle elezioni di primavera: la nascita di un bipolarismo di tipo nuovo che si svolgerà tra il centro-destra nel quale, volenti o nolenti, si impone l’egemonia del Cavaliere, e il M5S, che, se non vuol fare la fine di Tano Belloni nel ciclismo ( “ l’eterno secondo”) dovrà attrezzarsi all’apertura a forme diverse di collaborazione.

Nonostante una legge elettorale, il “rosatellum”, costruito su misura delle forze politiche che hanno sin qui “illegittimamente” occupato le poltrone parlamentari, il PD renziano rischia molto. Dal voto siculo e ostiense risulta essere il grande sconfitto,  destinato a un processo di inevitabile, dolorosa e  seria autocritica dopo l’ubriacatura nel potere dell’effimera e fallimentare stagione  del “giovin signore”.

Emblematico il ritiro del guanto di sfida da parte del candidato premier grillino, Di Maio, con la rinuncia al dibattito televisivo con Renzi programmato per stasera; un dibattito che era stato  richiesto qualche giorno fa proprio dallo stesso Di Maio. Un gesto quello di Di Maio, che, seppur discutibile sul piano del galateo dei duellanti, pone l’accento sulla perduta leadership e conseguente credibilità politica funzionale del leader toscano.

Il voto siculo, poi, segna il tramonto, forse definitivo, dell’impresentabile Alfano, dopo le capriole compiute dalla sua condizione di delfino berlusconiano prima, a leader del Nuovo Centro Destra poi, per ridursi a reggicoda del centro-sinistra renziano a Roma come in Sicilia.

Un’operazione di trasformismo politico che, nemmeno ai suoi corregionali siciliani, esperti da una lunga storia di questa assai poco nobile rappresentazione  di incoerenze nella politica, è risultata digeribile.

Resta, infine, un grosso rammarico: la presenza anonima e frastagliata, seppur in campo, di molti gruppi e persone direttamente o indirettamente legati alla nostra tradizione democratico cristiana.

Gli amici dell’UDC, da tempo possessori, ma non proprietari, del simbolo dello scudo crociato, la cui legittima proprietà appartiene alla DC storica, oggi rappresentata dal Presidente, Gianni Fontana, che proprio domani si accinge a riaprire gli uffici della DC nella gloriosa sede di Piazza del Gesù, nonostante la recente sentenza favorevole a Rotondi nella causa con Cesa, hanno potuto sfruttare al meglio la loro ben nota presenza in terra siciliana, così come altri amici si sono candidati con alterne fortune, tanto nelle liste a sostegno di Musumeci, che in quelle a fianco del prof  Micari.

Insomma anche in Sicilia l’ennesima, e ci auguriamo ultima, palese dimostrazione dell’assenza di una cultura politica di chiara ispirazione democratica cristiana, che, come ha scritto con grande lucidità, l’amico Lillo Mannino  in un’intervista a Luca Rocca, sarebbe invece ciò che meglio servirebbe oggi alla Sicilia e all’Italia.

Se, come appare dopo il voto siciliano, il nuovo bipolarismo che si impone è quello tra il centro-destra a trazione berlusconiana, in cerca della definitiva legittimazione di supremazia rispetto a Lega e Fratelli d’Italia, e il M5S, c’è da chiedersi su quali culture politiche avvenga oggi il confronto.

Entrambi gli schieramenti, infatti, non solo sono incapaci da offrire una speranza a oltre la metà del corpo elettorale, ma sono loro stessi fondati su equilibri precari. Il centro  destra é un assiemaggio di posizioni diverse su molte questioni qualificanti che attengono ai governo del Paese; il M5S, ricettacolo del voto degli scontenti presenti nella metà degli elettori che partecipano al voto, è  rappresentato da un un gruppo di giovani inesperti che, almeno sin qui, là dove sono stati eletti in posizioni di responsabilità e di guida di governo, hanno dimostrato tutte le loro insufficienze e i loro pesanti limiti.

Con una finta sinistra renziana, caratterizzata dal peggior trasformismo di tutta la sua lunga e travagliata storia, molto più funzionale agli interessi dei poteri finanziari forti, che di Renzi sono stati i reali mallevadori, piuttosto di quelli della classi popolari e subalterne, e i due poli della nuova stagione politica prima descritti, risulta ancor più necessaria la discesa in campo di una forte realtà politica di ispirazione democratico cristiana.

Un partito come quello della DC che, con la prossima assemblea dei soci, il 18 novembre a Roma, convocherà il XIX Congresso nazionale, dopo una serie di iniziative politico culturali di grande rilievo, finalizzate alla messa a punto del programma per l’Italia, potrà rappresentare un fattore di interesse per il Paese.

Insieme agli amici di “Costruire Insieme”, guidati dall’amico sen Ivo Tarolli, Gianni Fontana intende concorrere alla costruzione di un nuovo soggetto politico in grado di offrire una speranza, soprattutto, ai renitenti al voto, e a quanti sono interessati a battersi per l’attuazione integrale della Carta costituzionale e a realizzare politiche ispirate ai valori dell’umanesimo cristiano capaci di saldare, come fece la DC nel suo tempo migliore, gli interessi dei ceti medi produttivi  con quelli delle classi popolari.

L’augurio che ci facciamo, da vecchi “DC non pentiti” è che molte altre associazioni, movimenti, gruppi, e persone dell’area cattolica, come in parte hanno già fatto, si aggiungano a tutti noi per realizzare insieme questo progetto. Senza la cultura dei cattolici che pone al centro la persona e la famiglia, il ruolo insostituibile dei corpi intermedi guidati dai principi della solidarietà e sussidiarietà, questo Paese non uscirà dalla condizione di anomia e non avrà futuro.

Ettore Bonalberti
Venezia 7 Novembre 2017

 

 

 
     

 

 

5 Novembre 2017

40 anni dopo

 

5 novembre 2017 – 5 novembre 1977.

Sono quarant’anni dalla Festa in cui quel trapasso è avvenuto: intendo la sua traslazione, da questo mondo corruttibile, alle braccia del Padre. La festa di un santo è il giorno della sua morte, perché segna la sua Nascita alla Vita. Alle donne al sepolcro l’angelo disse “Non temete… non è qui. E’ risorto!”. Ascoltiamolo dunque, questo Confessore della fede, perché è vivente! Il suo operato può riassumersi proprio in questo, nel comunicarci il senso della Resurrezione. “Risorgeremo infatti” proclamava con una convinzione non mai scalfita e con volto gioioso, entusiasta come gli Apostoli nel primo annuncio, quasi ubriachi di prima mattina (Atti d. Apost. 2,13)… e, gesticolando in questo annuncio, quella persona pareva gigantesca, avvolta di luce. “Come va, Professore?” (domanda di rito e generica): rispondeva “Tutto bene!” e spiegava “perché mi finirà bene”. Un entusiasmo contagioso: messaggio che veniva colto da quanti incontrava: lo fermavano a ogni passo, nel pur breve tragitto dall’Università (Via Laura) alla mensa di S. Francesco (piazza SS. Annunziata) e toccavano la sua giacca istintivamente, compresi da una devozione naturale: un riconoscimento di santità dato per normale. Per la “sua gente” della Messa del povero a san Procolo alla Badia Fiorentina egli commentava la liturgia (un uso importante che Pio XII rafforzò, quello di introdurre talora un laico a spiegare il rito dandogli valore di colloquio senza abbassare il tono sacrale della liturgia latina) e faceva un catechismo e una scuola di cultura politica, ascoltava le esigenze concrete e spezzava il pane del perdono e della speranza, tenendo desto il quadro dei valori e trasformando i problemi in sogni e in realtà di accettazione nella preghiera che li riassumeva facendo guardare in alto: e lo ha fatto dal 1934 per 43 anni! Aveva in mano il cuore di tutti e poteva ben scrivere L'attesa della povera gente, da uomo di governo, dopo aver scritto La nostra vocazione sociale, e Premesse della politica: e continuando poi a tradurre la parola degli ultimi ne I colloqui della Badia e ne La Badia (foglio di S. Procolo).
Vi era anche l’eco delle sue operazioni politiche, della scrittura della Costituzione e dell’opera di governo e di quella di sindaco e quella del più grande ministro degli esteri cioè del portatore di pace, che il secolo XX abbia avuto. Ma altri hanno detto di questa prodigiosa pubblica attività di lui. Io qui voglio ricordare il testimone Confessore della Fede nella vita quotidiana pur fermandomi ai minimi consueti spostamenti giornalieri. Il La Pira che ricordo è quello della SS Annunziata, ove chiudeva la giornata dopo esser passato alla Libreria a incontrare gli artisti cattolici, per poi rientrare a Casa Gioventù o al Convento di San Marco ove per tanti anni ha avuto stanza, accanto al Savonarola (che ogni anno a maggio andavamo a onorare nella Infiorata dinanzi a Palazzo Vecchio). Il La Pira della “sua” Firenze – la patria di elezione, da quando questo Levantino di Pozzallo pur fiero della sua terra, seguì il suo maestro Emilio Betti con cui si laureò. E fece di Firenze una città mondiale: scrollandola dalla dipendenza francese e laicista mediante la sensibilità rinascimentale dei santi fiorentini e la cultura medievale dantesca e giottesca e dei due ordini mendicanti di cui era Terziario, e della Pietà mariana. Da cui partì per giungere, sulla scala delle icone di Rubliev e della contemplazione ortodossa, a quella santa Russia che Pio XII consacrò a Maria. E da Palazzo Vecchio i Convegni per la Pace e la Civiltà cristiana, cui convennero politici di tutto il mondo e i Colloqui mediterranei con Israele e con l’Islam, a superare le contese nell’unità della comune famiglia di Abramo. E il suo toccare con mano problemi e movimenti invitando a dipanare le questioni cogliendo in ciascuna le basi nella storia e nell’ambiente geografico  culturale. Non può scindersi in lui il problema generale del mondo dagli agganci con il suo popolo delle parrocchie e della carità. La quale è servizio quotidiano: che egli esercitava avendo a disposizione molti angeli e soprattutto tre Arcangeli che la Chiesa non dimentica: Fioretta Mazzei, Antinesca Tilli, Pino Arpioni, inseparabili compagni della sua attestazione di Fede, uniti nella santità: la vera povertà è “servire” (titolo che egli dette a un foglio e a una editrice). Si tratta di una liturgia ecclesiale che egli professava fuori di chiesa, a rendere sante tutte le cose. E questa liturgia aveva nome Politica, la quale  non si riassume nel senso dello Stato ma nel dar voce alle realtà di base tangibili, a quella società di base che deve essere curata come una pianticella.
E’ qui il La Pira che riscopre la vocazione mediterranea del nostro popolo mentre i più si volgevano all’Atlantico. Il Mediterraneo è realtà che unisce le varie sponde – sottolineava – mentre gli Oceani le separano. E quando il nostro orizzonte era il Mediterraneo abbiamo avuto l’unità del mondo (il diritto romano di cui egli era grande intenditore; e l’interazione tra popoli liberi uniti in una pace universale: e il Cristianesimo è nato in tale contesto). E nel Mediterraneo si concentra la famiglia di Abramo. L’Atlantico porta invece divisione nel cuore dell’Europa, aggregando solo una metà di questa: ma l’Europa come realtà forgiata dal Cristianesimo non esiste senza l’Oriente (per respirare ci devono esserci due polmoni). E dunque i colloqui con l’Est europeo cui il colore rosso ci privò di quella comunione essenziale. Non per nulla Gorbacev riconosce in La Pira il suo maestro, nella formula “l’Europa è una dall’Atlantico agli Urali”: non può esistere un’ Europa legata a una sola metà di se stessa, come l’eredità greca non poté vivere senza l’apporto di quella latina. Da ciò il suo limitato fervore per l’unione europea: importante se vi si intenda il ritrovo di comuni radici cristiane, non invece se è fomento di disunione con l’Est. L’America? se ne stia nel suo, non è stata lei a coniare la formula “l’America agli Americani”? Dunque, né Atlantici né Europeisti: nostra patria è il mondo, e possiamo parlare di pace solo se lo teniamo presente. Ma non per unificare il mondo! bensì per convivere nella diversità, che è condizione insuperabile di esistenza e libertà: la diversità è “costitutiva” della persona individuale e associata, non esiste la cultura ma le culture, unificando violeremmo ciò che la storia e la natura hanno impostato. Perciò far centro sul Mediterraneo, perché si tratta di un bacino collettore di genti diverse, da accogliere nella loro diversità.
E la dottrina cristiana serve al mondo quale valvola di sicurezza per orientare non solo le scelte di pace ma per dettare anche una politica economica: perché questa non sia statalista, ma capace di esprimere forze interne di base: perché la Società è più grande dello Stato, il quale ne è solo una delle molte espressioni. E il cittadino non può essere ridotto al “contribuente”! Ciò vale anche nelle questioni di lavoro: donde la critica alla società che intenda gestire tutti i rapporti: sognava di ridare senso al lavoro come forza creativa e, con il beato Toniolo, i legami corporativi, che lo statalismo ha distrutto: nella corporazione il lavoratore era difeso nel giusto salario e si riappropriava del lavoro da cui il capitalismo lo ha alienato. Puntava sulla “proprietà del mestiere”: il lavoro è un aspetto della persona, la quale non può essere subordinata al posto di lavoro: il Codice civile ha messo il diritto del lavoro nel campo dei diritti relativi (pur con titolo a parte), delle obbligazioni, trasformando il lavoro in merce di scambio, mentre deve inserirli nel campo dei diritti reali, cioè nei diritti assoluti.
E penso alla sua militanza politica cittadina e statuale e internazionale come tessitura a fili intrecciati perché teneva legate tutte le realtà, operando nel piccolo pensando ai grandi problemi: curando anche quel Partito che tenne sempre in onore, quel Partito che c’era e non c’è più: e di cui un po’ tutti avvertono la mancanza. Diceva Pino Arpioni che da La Pira non ci si attendano miracoli di guarigione, poiché egli fu uomo politico e i suoi miracoli saranno politici. Se ne rileggiamo la vita, vedremo che ne ha fatti in molte parti… Eppure uno ne vogliamo chiedere, e in questa Ricorrenza lo attendiamo come imminente: un miracolo di resurrezione nella sfera politica: di un Partito che sia davvero solo “parte” e non gestore del tutto: quel Partito suo, che era espressione sia pur incompleta del popolo cattolico (e ribadiva con Leone XIII “Democrazia non può esserci se non cristiana”) ma che ha voluto suicidarsi, sedotto dal suicidio che altri partiti hanno attuato. Quella DC da cui si è allontanata perfino la Chiesa italiana nelle sue gerarchie… Ma proprio in questa contingenza storica di disaffezione alla politica e di evidente debolezza delle piccole formule esistenti, una rinascita della Democrazia Cristiana, con quel nome convocante, sarebbe un Dono che la “gente comune” apprezzerebbe. I più non lo credono possibile, a meno di un “miracolo”: ma la povera gente - la gente comune - crede ai miracoli… E, se questo miracolo avvenisse… allora rivedremmo un La Pira beatificato come Dottore della Chiesa, che si propone perché la sua Lezione non può interrompersi. Ho idea che il Santo Padre sia propenso alla sua canonizzazione, così come l’attuale Capo della Chiesa italiana che è stato sempre un fedele “lapiriano” … e come erano d‘accordo di fatto i papi che lo hanno conosciuto e hanno avuto corrispondenza anche epistolare con lui.
E’ questo l’augurio che lancio in questa Festa del 5 novembre che segue immediata Ognissanti e la Commemorazione dei Defunti, cioè di coloro che hanno già accolto il Professore e i suoi tre arcangeli nel loro abbraccio.

Fabrizio Fabbrini

5 novembre 2017

 

 

 

 
     

 

 

 

 

4 Novembre 2017

Il Tempo del coraggio e dell’”unità possibile” dei cattolici

 

 

Venerdì 3 Novembre si sono incontrati a Verona gli On. Gianni Fontana, Presidente della DC e Ivo Tarolli, Presidente dell’associazione “ Costruire Insieme”, per valutare lo stato di avanzamento dei processi, sin qui svolti autonomamente, per la ricomposizione politica della frammentata area cattolica e popolare italiana.

E’ stata condivisa l’idea di concorrere insieme al progetto di costruzione di un nuovo soggetto politico ampio e plurale; un “rassemblement populaire” che abbia come fondamento: l’attuazione integrale  della Costituzione e la fedeltà ai valori dell’umanesimo cristiano.

Una serie di incontri e manifestazioni saranno organizzati insieme nelle prossime settimane, in preparazione di una grande assise politico culturale dell’area cattolica italiana che si terrà a Roma il 9 Dicembre prossimo.

L’incontro di ieri a Verona segna un’altra tappa del processo avviato da molto tempo, sia all’interno della DC, che nell’associazione “ Costruire Insieme”.  Gianni Fontana, presidente eletto dall’assemblea dei soci DC il 26 febbraio scorso, ha operato in questi mesi per raccordare molti movimenti, gruppi e associazioni, come quelli riuniti nell’associazione “ Solidarietà Popolare”, potendo, alla fine, costruire  un ampio e plurale consiglio di presidenza della DC.  Esso si riunirà a Roma, il 9 Novembre prossimo, dopo che saranno stati inaugurati gli uffici centrali del partito nella sede storica di Palazzo Cenci Bolognetti di Piazza del Gesù.

Ivo Tarolli, nello stesso tempo, con la sua associazione, ha compiuto un lungo tragitto: dal Luglio 2015 ( Convegno “appello di Rovereto” dalla casa del Beato Antonio Rosmini) sino agli ultimi due incontri della Bonus Pastor e l’avvio dell’associazione, che vede tra i suoi aderenti, tra gli altri: Marco D’Agostini, Roberto Bettuolo, Fabrizio Bonanni Saraceno, Raffaele Bonanni, Sergio Marini, Gustavo Piga, Fabio Cristofari, Barbara Casagrande, Gabriele De Simone, Antonino Giannone, Luigi Intorcia, Eleonora Mosti, Francesco Rabotti, Giovanni Tomei, Paolo Voltaggio e molti altri esponenti di gruppi e movimenti di ispirazione cattolica.

“Costruire insieme”, ha raccolto e editato una raccolta di saggi e documenti nel libro: “ Il Tempo del coraggio”- L’Italia fra rassegnazione e riscatto-La ripartenza dei cristiano popolari, edizioni Rubettino.

Trattasi di un’ interessante pubblicazione a cura di Ivo Tarolli, Marco D’Agostini, Fabio Reali e Francesco Rabotti, che è stata presentata nei giorni scorsi alla Bonus  Pastor a Roma. In essa sono raccolti una serie di contributi particolarmente qualificati di esponenti dell’area cattolica.

Dopo le introduzioni di Tarolli e Bonalberti, segue una prima parte con tre autorevoli interventi di autorità ecclesiastiche quali: il card Battista Re  e i Vescovi,  Mons Mario Toso e Mons Gastone Simoni.

Una seconda parte è dedicata all’”Impegno dei Cattolici per la comunità politica”, con interventi di: Gennaro Acquaviva, Fabio Cristofari, Marco D’Agostini, Paolo Maria Floris, Gianni Fontana, Riccardo Fratini, Antonino Giannone, Cosimo Iannone, Sergio Marini, Tiziano Melchiorre, Domenico Menorello, Giovanni Palladino, Stefano Parisi, Antonio Pisani, Carmine Spiaggia, Mario Tassone e Paolo Voltaggio.

La terza parte è dedicata al tema dell’”Economia e Lavoro” con interventi di Raffaele Bonanni, Gaetano Caputi, Natale Forlani, Vitaliano Gemelli, Giorgio Guerrini, Gianluca Oricchio, Gustavo Piga, Luciano Pilati, Antonio Sabella e Andrea Tomasi.

Viene quindi affrontata “la questione antropologica ambientale ed educativa” con interventi di Antonella Dursi, Alberto Gambino, Eleonora Mosti, Simone Pillon, Francesco Rabotti, Luisa Santolini.

Infine,  una sezione dedicata al tema delle “Istituzioni, Diritti e Giustizia”, con interventi di Fabrizio Valerio Bonanni Saraceno, Barbara Casagrande, Gabriele De Simone, Luigi Di Santo, Giuseppe Gargani e Giuseppe Rotunno.

Seguono appendici con i principali documenti sin qui redatti dall’associazione da Rovereto (18 Luglio 2015) alla Bonus Pastor ( 25 Marzo 2017)

Nei prossimi giorni l’associazione è impegnata a promuovere in tutte le realtà territoriali, partendo da quelle di diretta espressione delle realtà cattoliche diocesane, il libro citato, che si propone di collegare l’iniziativa associativa “ dall’appello di Rovereto a Papa Francesco”; il quale, come è noto,  nei mesi scorsi, ha fatto appello all’impegno dei cattolici con queste parole: “ mettetevi in politica, per favore nella grande politica, nella politica con la “ P” maiuscola”.

Un appello  quello del Papa, ripreso dal presidente della CEI, card Bassetti, nella sua prolusione al consiglio permanente della CEI di Lunedì 25 Settembre.

I tempi richiesti dalla politica italiana sono tremendamente stretti e, pur in  presenza di una legge elettorale, “immorale se non incostituzionale”, sentiamo il dovere di impegnarci tutti per superare la condizione di assoluta irrilevanza nella quale è stata ridotta la presenza politica dei cattolici nella vita politica italiana.

Riteniamo sia giunto il tempo di risollevare la testa e crediamo che la convergenza possibile della DC e degli amici di Costruire Insieme, su un progetto di costruzione di un nuovo soggetto politico ampio e plurale, che assuma i caratteri di una vera e propria “Unione cristiano popolare”, possa costituire  un ottimo strumento facilitatore e  moltiplicatore in tale direzione.

Prova del nove: la grande  assemblea della ritrovata ricomposizione dell’area politica cattolica che si terrà in due giorni di grande significato simbolico per i cattolici italiani: l’8 Dicembre, festa dell’Immacolata e il 9 Dicembre a Roma.  Ricomposti “nell’unità possibile” i cattolici italiani, si potranno tessere le più ampie convergenze con quanti, espressione di altre culture, saranno disponibili a concordare una piattaforma di programma comune fondata sui due capisaldi irrinunciabili: l’impegno all’attuazione integrale della Costituzione e la fedeltà nelle scelte politiche  ai valori dell’umanesimo cristiano.

Ettore Bonalberti
Venezia, 4 Novembre 2017

 

 

 

 

 

 
     

 

 

30 ottobre 2017

Il compito dei “ DC non pentiti”

 

Dal seminario di Camaldoli agli incontri di Sasso Marconi e Salerno, e, ancor prima, da Rovereto a Orvieto sino ai due convegni della Bonus Pastor, è tutto un fiorire di eventi caratterizzati da un unico obiettivo: ricomporre l’area politica di ispirazione cattolica e popolare.

Unanime è la volontà di uscire dalla condizione di irrilevanza cui è stata ridotta la presenza dei cattolici nella vita politica italiana. Una presenza tanto più necessaria in una fase politica caratterizzata dall’assenza di culture di riferimento e da un dominante trasformismo, che è la condizione cui è ridotto un parlamento di “nominati”, eletti con una legge incostituzionale. Un parlamento che ha votato una legge, il “Rosatellum”, che ha come unico obiettivo quello di  riconfermare la casta dominante, togliendo ogni residua capacità di espressione alla sovranità popolare costituzionalmente sancita. Trattasi di una legge frutto di menti luciferine non lontane da quel “giglio magico” composto da furbastri legulei di provincia e politici improvvisati esperti nel commercio di carne. Sono ricorsi al voto di fiducia in entrambe le Camere perdendo per strada anche l’appoggio del Presidente del Senato Grasso.

Ad ogni modo è con questa legge che si dovrà votare e non c’è più tempo per tergiversare sui massimi sistemi a partire proprio da casa nostra.

Sgombriamo subito il terreno dagli equivoci e fraintendimenti che ancora permangono attorno alle vicende della DC, evidenziando che la stucchevole e miserrima vicenda dell’assalto all’eredità di quel partito è stata definitivamente risolta tra tutti i diversi contendenti dalla sentenza della Cassazione a sezioni riunite n. 25999 del 23.12.2010.Essa   ha deliberato senz’altra possibilità di replica  l’inesistente diritto di alcuno ad erigersi a erede della DC, dato che il partito: “ non è mai stato giuridicamente sciolto”.

Che ci siano ancora in giro alcuni falsi eredi che continuano ad agitarsi come gli ultimi dei giapponesi per motivazioni e scopi diversi, non sempre commendevoli, nulla può aggiungersi all’esito definitivo di quella sentenza e spiace che, anche in questi giorni, alcuni isolati giornalisti qualifichino qualche  improvvisato illusionista come “segretario della DC”, col solo risultato di gettare altro fango alla storia del partito che ha retto le sorti dell’Italia per oltre quarant’anni.
Gianni Fontana, presidente della DC, eletto dall’ assemblea dei soci residui democristiani del 1992-93, riunitisi su autorizzazione del tribunale di Roma, il 26 febbraio scorso all’Ergife di Roma, è e rimane l’unico presidente legittimo della DC, proprietario del nome e del simbolo storico della Democrazia Cristiana.

Insieme a  Ivo Tarolli,  con il suo movimento “ Costruire Insieme”,  essi sono i due attori che stanno tentando con estrema  determinazione di attuare questo complesso processo di ricomposizione dell’area cattolica e popolare. E con loro, i tanti amici del NCDU di Mario Tassone, l’UDC di Lorenzo Cesa e dello stesso Gianfranco Rotondi , i quali hanno sempre dimostrato la volontà di concorrere alla ricostruzione politica della DC.

Ad essi si affiancano i  coraggiosi tentativi degli amici promotori delle grandi manifestazioni del Popolo della famiglia, che, seppur divisi nelle modalità organizzative, tra Adinolfi,  Gandolfini e Pillon, , condividono l’idea di superare la frammentazione tuttora in atto, causa della scomparsa di una presenza attiva della cultura cattolica nelle istituzioni.

Sostengo da tempo che la prima ricomposizione, probabilmente più facile da compiersi, possa e debba essere quella dei e tra i democratici cristiani di tutte le chiese  e chiesette nelle quali si sono sin qui accasati senza costrutto, se non per miserevoli condizioni di subordinate sopravvivenze personali.

Le stesse che, da Pino Pizza in poi, hanno portato alcuni amici a offrirsi come miglior offerente alla causa del Cavaliere pro domo propria. Una linea da Orazi e Curiazi,  strategicamente  e tatticamente miserevole e  senza prospettive

Con l’elezione del Presidente Fontana, ossia del legittimo rappresentante della DC storica, il 26 febbraio, è da lì che si tratta di ripartire. Primo atto: la riapertura degli uffici della DC nella sede storica di Palazzo Cenci Bolognetti a Piazza del Gesù, che avverrà l’8 Novembre prossimo. E sarà un giorno di grande festa per tutti noi “ DC non pentiti”.

Seconda tappa: l’assemblea di tutti gli amici soci che furono tesserati al partito nel 1992-93, il 18 novembre prossimo al teatro Golden di Roma per la convocazione del XIX Congresso nazionale del partito .

Terzo atto: celebrare tutti insieme, quelli che erano iscritti alla DC nel 1992-93, un Congresso unitario dei democratici cristiani italiani da farsi entro i primi di Dicembre. A Gianni Fontana, Presidente della DC, spetta il compito di invitare tutti gli amici DC, come Cesa e Rotondi, Tassone, Giovanardi e Mario Mauro, insieme agli amici della terza generazione, come De Mita e Pomicino, agli stessi che in questi anni si sono battuti per la continuità storica del partito, come Cerenza, De Simoni e Sandri, a concordare le modalità di celebrazione del congresso dal quale far emergere, con una nuova classe dirigente, la proposta politico programmatica della DC per l’Italia. Inevitabile, poi, sulla base dell’indecente legge elettorale, l’incontro con gli amici di “Costruire Insieme” per decidere insieme  come procedere.

Coerenti con la migliore tradizione DC, non potremo che essere disponibili al confronto con quanti, di altra cultura, liberale e riformista, condividano con noi i riferimenti ai valori dell’umanesimo cristiano.

Ricerca, dunque, dell’”unità possibile”, all’interno di un’area politica, alternativa ai tre attuali presenti nel Parlamento. Un Polo accomunato da un’unica volontà: ridare una speranza agli italiani, proponendosi l’impegno dell’attuazione rigorosa della Costituzione, ossia della Carta che è impregnata dei valori dei padri fondatori democratico cristiani, i quali hanno voluto venissero iscritti in essa i principi fondanti della dottrina sociale cristiana: la centralità della persona e della famiglia; il ruolo insostituibile dei corpi intermedi, i cui rapporti devono essere regolati dai principi di solidarietà e sussidiarietà; il lavoro posto a fondamento della Repubblica.

Quattro i capisaldi di programma: la difesa della famiglia, la garanzia della sanità efficiente, la salvaguardia delle pensioni e del risparmio familiare. A essi vanno aggiunti: la sicurezza e il riconoscimento del valore delle autonomie locali, precondizioni indispensabili per superare  le due grandi fratture determinatesi nel Paese: quella territoriale tra Nord e Sud  e quella generazionale, che costituiscono i fattori di rischio per la stessa  unità dell’Italia.

Per ridare fiducia al 50% degli elettori renitenti al voto si deve ricomporre la saldatura tra classi popolari e ceti medi produttivi, che è andata distrutta da una politica subordinata agli interessi dei poteri finanziari dominanti di cui il trasformismo politico attuale è indiretta e colpevole espressione.

Questo, a mio parere, è il compito che spetta a noi “ DC non pentiti”, in questa difficile fase storico politica dell’Italia.

Ettore Bonalberti
Venezia, 30  Ottobre 2017

 

 

 

 

 
     

 

 

23 ottobre 2017

I nodi da sciogliere

 

 

Non era un  risultato affatto scontato, considerato che non c’è stato un dibattito antagonista proprio delle campagne elettorali e referendarie. Se si esclude l’amico Dino Bertocco, “popolare” del PD, che ha, quotidianamente, contestato motivazioni ed obiettivi del referendum veneto, l’ampio schieramento politico culturale a favore del SI poteva indurre gli elettori veneti a dare per scontato l’esito. Fortunatamente, anche se non privo di rischi, nella nostra Regione era stato previsto il raggiungimento del quorum oltre 50% più uno degli elettori votanti, quale condizione per la validità dell’esito referendario.

Recatomi al seggio alle 8 del mattino, non ero sicuro che avremmo raggiunto quel quorum e, invece, i veneti hanno risposto alla grande, sfiorando quasi il 60% della base elettorale e con un’adesione plebiscitaria alla richiesta di maggiore autonomia. A questo risultato abbiamo concorso significativamente anche noi Popolari e democratico cristiani che, coerenti con la nostra migliore cultura autonomistica,  sin dal Febbraio 2016 ci eravamo schierati a sostegno di una  macroregione triveneta che assumesse la centralità e il valore aggiunto di Venezia.
La nostra proposta non intendeva e non intende ridurre il grado di autonomia conquistato dalle consorelle realtà regionali friulane e trentino-altoatesine, ma, semmai, di aumentare quello ora garantito al Veneto come regione a statuto ordinario. E lo facciamo indicando in Venezia e nella migliore tradizione storico politica della Repubblica Serenissima il punto di riferimento centrale della nostra proposta. Ieri i veneti, come felicemente ha ricordato il Presidente Zaia, hanno risposto alla grande dimostrando che: “ non bisogna voltare le spalle alla mamma” e che la nostra mamma è l’autonomia, nel solco della migliore tradizione politica ispirata ai valori della sussidiarietà.
Nessuna velleità scissionistica, ma il riconoscimento di una specifica autonomia nel quadro di ciò che prevede la nostra Costituzione repubblicana.
Che esista una questione settentrionale, lo ha ben descritto l’amico Achille L. Colombo Clerici in un suo recente saggio,  che ripropone quanto da lui esposto in una conferenza tenuta a Zurigo all’Istituto svizzero per i rapporti culturali ed economici  con l’Italia nel giugno 2008.
Il estrema sintesi Colombo Clerici fa presente quanto segue:
Se la questione meridionale italiana da quasi un secolo è al centro del dibattito storiografico e politico nel nostro Paese, scarsa attenzione viene data alla questione lombarda che si inserisce, più in generale, nella questione settentrionale, il cui confine è tracciato dal perimetro delle cosiddette regioni a residuo fiscale negativo: cioè di quelle regioni che allo Stato danno in tasse più di quanto ricevono in servizi.

Si delinea un'area geografica comprendente le regioni del Nord, un'area entro la quale si riscontra una certa omogeneità storico cultural-sociale ed economica. Anche se dobbiamo dire che, grazie a Milano, la Lombardia è la Regione che più assomiglia ad uno stato autonomo, nel quale esiste in modo inequivocabile un vero riconoscibile polo di potere socio-economico-amministrativo a reggerne la vita. La questione settentrionale potrebbe oggi, per grandi linee, affacciarsi nei termini problematici del compito e della responsabilità, maturati sul piano storico, delle Regioni del Nord di tenere agganciato il Paese al mondo internazionale.

Mentre le risorse per consentire questo compito non sono per niente definite. Anzi, non se ne parla nemmeno. L’ assistenzialismo centralistico verso le regioni del Sud ha dato luogo a ingenti trasferimenti finanziari alle famiglie senza la contestuale creazione di nuovi posti di lavoro. Si è in tal modo sviluppato un modello di società dei consumi senza una corrispondente produzione.  Lo Stato Italiano ha sottratto ingenti risorse finanziarie agli investimenti in infrastrutture di servizio, tanto al Nord, quanto al Sud; dove peraltro gli investimenti realizzati non hanno dato i risultati ipotizzati.

La soluzione? Alcuni sostengono un’idea più avanzata sul piano del “federalismo”, soprattutto in campo fiscale; altri più sfumatamente parlano di “regionalismo”, in aderenza sostanzialmente all’idea di una maggiore autonomia dell’ente locale. Ma poi inevitabilmente nelle risposte degli uni e degli altri emergono tutte le tematiche del dibattito generale: dai principi di interdipendenza, di sussidiarietà, di solidarietà, al policentrismo ed al cosmopolitismo. Il tutto inquadrato in un sistema che sia in grado di conciliare le esigenze di autogoverno–partecipazione locale, con la salvaguardia del principio di unità-solidarietà nazionale.
Questi sono i nodi che, dopo la conferma plebiscitaria alla richiesta di autonomia veneta, il consiglio regionale del Veneto dovrà tentare di sciogliere. Zaia ha garantito che, già da oggi, la Giunta adotterà un disegno di legge da portare all’approvazione del consiglio regionale; una piattaforma per il confronto con il governo di Roma per dare pratica attuazione all’autonomia veneta che guarda a quella garantita alle Regioni confinanti del Friuli V.Giulia e del Trentino AA.AA.
Ci auguriamo che il governo Gentiloni non sia sordo e ondivago come lo è stato il PD, suo principale sostenitore, in questa vicenda referendaria. Se, come è assai prevedibile, la nostra proposta non potrà essere discussa in questa fase terminale di un’equivoca legislatura, sarà il prossimo governo a dover sciogliere i nodi aperti con la locomotiva italiana lombardo-veneta, riscoprendo l’opportunità di un nuovo assetto finalmente federale del Paese, con cinque o sei macroregioni  e una guida autorevole e forte centrale, come il compianto prof Miglio, profeta inascoltato, autorevolmente auspicava.
Ettore Bonalberti
Venezia, 23 Ottobre 2017

 

 

 

 
     

 

 

21 ottobre 2017

INCONTRO DEI DC VENETI

 

Si è svolto ieri, 20 ottobre, a Mestre, l’incontro degli amici veneti sul tema: PROVE DI DEMOCRAZIA-CRISTIANA.
In una sala dell’Hotel Ai Pini affollata e in un clima di forte passione civile e volontà di “tornare a mettersi in gioco per “programmare il futuro del nostro Paese”, l’On Gianni Fontana, Presidente della Democrazia Cristiana,  ha annunciato che tra pochi giorni sarà inaugurata la sede centrale della DC di Piazza del Gesù. Lo storico scudo crociato tornerà sulle finestre  del  Palazzo Cenci Bolognetti che per oltre quarant’anni fu la sede storica della DC.
Unanime la volontà espressa da tutti i relatori e dai partecipanti al dibattito per superare le divisioni e le frammentazioni che hanno caratterizzato la lunga stagione della diaspora dell’area cattolica e popolare per dar vita, a partire dal Veneto, di una Federazione popolare e civica nella quale riunire tutti i partiti, le associazioni, i i movimenti e i gruppi che si ispirano alla dottrina sociale cristiana.
Al termine del dibattito è stato approvato all’unanimità il seguente documento politico:

I partecipanti all’incontro promosso dalla DC e dal NCDU veneziani, svoltosi a Mestre, Venerdì 20 Ottobre, sul tema: PROVE DI DEMOCRAZIA-CRISTIANA, ascoltati gli interventi dei relatori:  Ettore Bonalberti (ALEF), Stefano Casali (IDEA), Luciano Finesso (NCDU), Gianni  Fontana (DC), Domenico Menorello (Energie per l’Italia) e degli amici Sen. Bruni, Massimiliano Filippo, Renato Borgato, Lillo Orlando e Stefano Furlanetto

FANNO APPELLO

a tutti gli amici che si riconoscono, nei valori, nella storia e nella migliore tradizione dei democratici cristiani italiani, affinché superino le attuali  colpevoli e improduttive divisioni per ritrovarsi INSIEME sotto le insegne dello storico scudo crociato.
Partendo da questa iniziativa di Venezia gli amici veneti della DC e del NCDU, insieme ai rappresentanti di tutti gli altri partiti e movimenti  presenti in questo incontro

SI IMPEGNANO

per dar vita in tempi brevi alla Federazione Popolare e civica veneta:  un raggruppamento di movimenti, associazioni e persone ispirate ai valori dell’umanesimo cristiano, che intendono tradurre nella realtà territoriale regionale gli  orientamenti della dottrina sociale della Chiesa.
Al centro il primato della persona, della famiglia e dei corpi intermedi e l’attuazione di politiche ispirate ai principi della  solidarietà e della sussidiarietà per il superamento dell’attuale   situazione in cui versa il Paese, in preda a una crisi economica, sociale e politico istituzionale tra le più gravi della sua storia.

Fedeli alla  migliore tradizione democratico cristiana veneta, assumono come centrale il tema dell’autonomia veneta, nel quadro dell’unità nazionale e confermano la piena adesione a sostegno del SI nel referendum di Domenica 22 Ottobre auspicando la massima partecipazione degli elettori veneti.

Mestre, 20 Ottobre 2017

 

 

 
     

 

 

18 ottobre 2017

Siamo alla crisi istituzionale dell’Italia.

 

La legge elettorale del Rosatellum 2 ,come fece Mussolini con la famigerata Legge Acerbo, passa alla Camera con il governo che impone il voto di fiducia.
Ieri il PD si fa promotore di una mozione con cui  si sfiducia il governatore della Banca d’Italia chiedendo al “governo amico” la sua sostituzione.
E, nel frattempo, nessuno, tranne qualche solerte deputato del M5S, si interessa del fatto che  le più importanti banche private italiane sono controllate direttamente dagli edge fund anglo-caucasici (sede legale nella city of London e fiscale nel Deleware,  origine kazara del Caucaso ) e nordamericani( Vanguard, State Street Fidelity, Black Rock, Blackstone, Northern Trust, T-Rowe price, JP Morgan Trust, Franklyn Templeton) Bnp Paribas Trust, ecc) i quali controllano così la quota di maggioranza della stessa Banca d’Italia.
Non possono più essere taciute le sistematica truffe perpetrate dagli edge funds, che sono la vera guida della cabina di regia bancaria, a danno dei risparmiatori, del fisco italiano e delle stesse banche, dopo la decisione assunta con il d.legislativo n.481 del 14 dicembre 1992, che ha abolito la separazione tra banche di prestito e banche speculative tassativamente prevista dalla vecchia legge bancaria del 1936.
Enormi sono le responsabilità che si assunsero con quel decreto i suoi firmatari Amato e Barucci, ma tutto tace e il PD se la prende con Visco…….
Incomprensibili i silenzi del Parlamento su questa cessione della sovranità monetaria che annulla de facto la nostra sovranità popolare con la democrazia ridotta a un ectoplasma nella mani di un Parlamento di “ nominati illegittimi” che si tende a perpetuare.
Ci attendiamo un sussulto dalla Presidenza della Repubblica garante dell’unità nazionale.

Ettore Bonalberti
Venezia, 18 Ottobre 2017

 

 
     

 

 

15 ottobre 2017

E’ pronto il partito per un nuovo umanesimo?



A seguito di un invito rivoltomi, qualche mese fa, per  tenere a Vicenza una relazione sui partiti politici, avevo ricevuto una prima positiva impressione del movimento COEMM-Mondo migliore e dei Circoli  Clemm   Mi era poi stato chiesto di indicare alcuni esperti per tenere una lezione sul tema della “sovranità monetaria e democrazia”, nell’ambito dell’attività di formazione che i responsabili dei circoli CLEMM stanno conducendo.
Un’attività che, avviata con grande partecipazione, proseguirà anche nei prossimi mesi secondo un progetto di formazione permanente e a distanza in corso di organizzazione.
L’incontro, svoltosi Sabato 14 ottobre, presso la sala congressi dell’Hotel Alexander di Abano Terme (Padova), ha visto la partecipazione di oltre 650 soci in un clima di amicizia e di entusiasmo che sempre più raramente si riscontrano in altri consessi politico culturali e associativi  simili o assimilabili. 
Il dibattito sul tema dell’incontro: “Sovranità monetaria e Democrazia” ha visto una partecipazione attenta e interessata alle analisi e proposte dei tre relatori intervenuti: Prof Massimo Bordin, docente di filosofia ed esperto di questioni monetarie,  Alessandro Govoni, CTU presso il tribunale di Cremona ed esperto di truffe finanziarie e dell’Ing Davide Gionco esperto economico.
Il prof Bordin ha analizzato il concetto di sovranità, il ruolo della moneta in uno stato sovrano e ha riassunto la storia della perdita della sovranità monetaria in Italia. Tema ripreso e approfondito, con una vasta documentazione di fatti e schede riassuntive, dal dr Govoni. Egli ha ricordato gli atti legislativi che hanno consentito la cessione di sovranità monetaria ed il controllo occulto della Banca d’Italia da parte di fondi speculativi internazionali, ponendo particolare enfasi al ruolo svolto dal decreto legislativo Amato-Barucci n. 481 del 14 Dicembre 1992, con il quale venne superata la legge bancaria del 1936 e con essa la separazione, sino a quel momento garantita dalla Banca d’Italia pubblica, tra banche di credito commerciale e banche speculative finanziarie.
Altro passaggio decisivo: la lettera che il ministro Beniamino Andreatta, Il 12 febbraio 1981 scrisse al Governatore della Banca d’Italia Carlo Azeglio Ciampi, con la quale sancì il “divorzio” tra le due istituzioni. Il provvedimento, formalmente giustificato dall’intento del controllo delle dinamiche inflattive generatesi a  partire dallo shock petrolifero del 1973 e susseguente all’ingresso dell’Italia nel Sistema Monetario Europeo (SME), ebbe effetti devastanti sulla politica economica italiana.
Govoni ha anche evidenziato i modi con cui i fondi speculativi internazionali stanno impoverendo gli enti locali, le piccole e medie imprese, le parrocchie e le famiglie italiane e i gravissimi danni anche di natura fiscale da essi fatti all’Italia.
L’Ing. Gionco, con una serie di efficacissime slides, con efficienti tabelle e dati numerici, ha mostrato i danni derivanti al Paese dalla cessione di sovranità monetaria, indicando le soluzioni legislative e politiche per la ripresa di detta sovranità e per far ripartire l’economia interna italiana, avendo come obiettivo la piena occupazione.

Ritorno al controllo pubblico della Banca d’Italia e reintroduzione della separazione tra banche commerciali e banche speculative finanziare; ritorno dei crediti all’economia reale dal risparmio raccolto dalle banche e non da quello costruito con un clic dallo strapotere degli edge funds anglo-caucasici che domina il sistema finanziario mondiale.  Un sistema che ha oramai subordinato ai suoi fini tanto l’economia reale che la stessa politica.
Risultato drammatico, evidenziato anche dal dr Govoni: al netto dell’attività bancaria, stranamente inserita tra le attività industriali, l’Italia, che nel 1991 era la quinta potenza industriale al mondo, nel 2016 è scesa al 45°-46 esimo posto, con una perdita netta di capitali pubblici e di produzioni industriali trasferite in territori nei quali la mano d’opera non supera gli  80-100 € al mese. Tutto ciò con le drammatiche conseguenze sul piano dell’occupazione generale e giovanile in particolare e con l’impoverimento progressivo dei ceti medi.
Infine il prof Bordin ha fatto presente le manipolazioni dell’informazione di massa e universitaria come copertura alle azioni di rapina nei confronti dell’economia italiana, mostrando alcuni esempi di falsi sillogismi del pensiero unico economico largamente diffusi dai media dominati degli stessi poteri di controllo del sistema finanziario.
Insomma una lezione a tutto tondo, che si è inserita perfettamente negli obiettivi fondamentali che il movimento COEMM e i Circoli CLEMM si pongono; come quelli della “medietà”, per superare i disvalori che stanno alla base delle enormi disuguaglianze sociali; il passaggio dall’”io” egoistico a un “noi”altruistico, premessa per ricondurre nell’economia principi di relazionalità e solidarietà che sono un forte richiamo a quei temi tanto cari all’economia civile, e che riconducono a quelli della dottrina sociale cristiana.
Il richiamo, infine, all’educazione di un’etica più avanzata, quale forma di benessere e felicità diffusa;  un’etica da inserire all’interno dell’economia e non fuori di essa . Tutto ciò in perfetta sintonia con quanto indicato dall’enciclica “Caritas in veritate” di Benedetto XVI.
Devo dire che, come hanno ben descritto nei loro interventi introduttivi, la presidente di COEMM International,  Dr Maura Luperto, e il fondatore del Coemm International, Dr Maurizio Sarlo, è assai forte la volontà di svegliare le coscienze e di offrire una nuova speranza alla gente. 
Impressionanti  i dati di diffusione dei CLEMM raggiunti nei due anni di capillare attività condotta su tutto il territorio nazionale. A livello italiano sono 10827 i circoli  costituiti, per un totale di 111.300 persone, con una media di 9,3 persone  ospiti (P.O.) di ciascun circolo.
Ogni circolo CLEMM fa riferimento, dunque, a circa 5600 persone presenti in ciascun territorio di competenza, il che significa la presenza fisica di un O.P. ogni 500 persone.
La copertura dell’intero territorio nazionale è pari al 63,5% dei comuni, tenendo presente che, nel caso dei piccoli comuni dove non è ancora sorto un P.O. ne esiste uno in un paese vicino.
Questi dati assumono un rilievo ancor più rilevante nel Veneto nel quale sono attivati 1460 CLEMM con la partecipazione di 14300 persone, con una media di 9,3 persone per ciascun circolo, la copertura del 98% dell’intero territorio e con un P.O. ogni 335 abitanti.

Credo che con una tale articolazione territoriale ci siano tutti i presupposti per sentire parlare presto della nascita di un nuovo partito, in grado di intercettare i bisogni di molti elettori indignati dall’attuale triste spettacolo parlamentare. Elettori appartenenti sia alla fascia del 50% degli attuali votanti, ma, soprattutto, facenti parti di quel 50% che da qualche tempo deserta le urne.
Elettori che, nell’attuale deserto culturale della politica, sono  alla ricerca di un nuovo umanesimo in grado coniugare, con la centralità della persona, i principi e i valori etici della solidarietà e della sussidiarietà e il ritorno ai principi del NOMA ( Non Overlapping Magisteria); ossia al primato dell’etica e della politica che dettano i fini e l’economia reale e la finanza che fungono da strumenti essenziali e indispensabili per il loro perseguimento.
Tra i 650 presenti ho visto molti ex democratici cristiani e, se non accadono, come auspico,  cose nuove in quell’area alla quale anch’io faccio riferimento,  mi sto convincendo che anche molti altri ex DC potrebbero ritrovarsi in questo nuovo partito, magari sollecitati da procedure di selezione dei candidati di tipo democratico e partecipato dal basso 
Se la rete del M5S può contare su circa 30.000 persone, i CLEMM hanno saputo connettere 111.000 persone con la capacità di un effetto moltiplicatore rilevante. 
Credo che a breve si tornerà a parlare di questo fatto nuovo nella politica italiana.

Ettore Bonalberti
Venezia, 15 Ottobre 2017

 

 

 
     

 

 

12 ottobre 2017

Una conferma alla teoria dei quattro stati


Adesso è ufficiale: l’economia sommersa e le attività illegali in Italia valgono 208 miliardi di euro, il 12,6% del PIL. Queste sono le stime che l’ISTAT ha elaborato per l’anno 2015.
Prende consistenza la mia teoria euristica dei quattro stati, con la quale ho tentato di rappresentare in maniera semplificativa la situazione sociale dell’Italia.

Riassumo brevemente quella teoria così come la descrivevo nel 2014:

Il primo Stato, quello della casta, è formato da oltre un milione di persone che vivono attorno alla politica e alle istituzioni, con laute prebende e benefits diversi. E’ l’aristocrazia dell’ancien regime trasferita nel XXI secolo.

Il secondo Stato è quello dei diversamente tutelati, che contiene l’intervallo compreso tra le alte gerarchie pubbliche ( magistratura, alta dirigenza burocratica dello Stato e degli enti pubblici statali, parastatali e degli enti locali) sino all’ultimo gradino della scala rappresentato dai cassaintegrati e disoccupati con indennità e a quello dei senza tutela, come gli esodati e i disoccupati senza indennità.

Il terzo stato produttivo è quello che produce la parte prevalente del PIL: PMI con i loro dirigenti e dipendenti, agricoltori, commercianti, artigiani, liberi professionisti. La struttura portante dell’intero sistema.

Con le nuove norme comunitarie si scopre l’esistenza del “quarto Stato”, un settore che potremmo qualificare come l’extra o l’anti Stato, rappresentato dal lavoro nero, droga, prostituzione, contrabbando.

Un settore fuori da ogni regola, che preleva  ricchezza dal sistema e in larga parte la rimette in circolo sotto forma di consumi, risparmi e investimenti diversi, sottraendosi a ogni controllo e incidendo, comunque, in maniera significativa sul sistema stesso e non solo sul piano economico e sociale.

Solo su quello economico, scrivevo nel 2014, incide per oltre il 14% sul PIL italiano che, nel 2013, è stato calcolato in circa 1393 miliardi di euro, per non parlare delle sue nefaste incidenze anche sul piano politico e dei condizionamenti nelle istituzioni……

A distanza di pochi anni i dati da me descritti inerenti al “quarto stato” sono sostanzialmente riconfermati, così come riconfermata è la condizione di anomia sociale, economica e istituzionale del Paese, nel quale il terzo stato produttivo sta vivendo una condizione di progressivo impoverimento che si aggiunge ai dati drammatici della povertà assoluta di circa cinque milioni di persone, secondo gli ultimi dati ISTAT.

Se con la vittoria del NO al referendum del 4 dicembre scorso abbiamo contribuito a consolidare la Costituzione, ossia il patto scritto tra gli italiani, la condizione sociale, economica e strutturale del Paese rimane sostanzialmente frantumata, mentre una casta di “ nominati illegittimi” continua a rimanere sorda ai segnali di inquietudine che emergono qua e là, tentando di auto conservarsi nella propria condizione di privilegio.

La democrazia in Italia è stata sospesa da un pò di tempo. Imporre il voto di fiducia sulla legge elettorale è la prova definitiva che viviamo sotto un regime. La Casta cerca di rimanere aggrappata al potere come può, e arriva persino a calpestare senza vergogna ogni principio della Costituzione. E ponendosi al di fuori della Costituzione, la Casta dei “ nominati illegittimi” compie un vero e proprio golpe, perdendo ogni legittimità a governare.

I quattro pilastri su cui si fonda ciò che rimane della coesione sociale: la famiglia, il patrimonio, le pensioni e la sanità,  risultano, ciascuno in forme più o meno forti, in via di progressivo rapido deterioramento, mentre mancano strumenti di aggregazione unificanti con la scomparsa degli antichi riferimenti culturali, ideali  e politici della famiglia, della  Chiesa, della scuola, dei  partiti e dei sindacati.

I partiti dei “ nominati illegittimi” del Parlamento fanno quadrato con una sostanziale convergenza su una legge elettorale che vorrebbe garantire possibilità di governance in un sistema che soffre di una terribile disgregazione sia generazionale sia territoriale.

La prima, evidenziata dalle perduranti cifre, oltre il 40%, della disoccupazione di giovani senza più prospettive e speranze; la seconda risultante dai dati sconfortanti su molti elementi di struttura tra il Nord e il Sud del Paese.

In questo quadro di forte anomia ho sperato che potesse avverarsi il miracolo di una ricomposizione dell’area cattolica e popolare italiana;  un centro di ispirazione democratico cristiana capace di offrire una nuova speranza all’Italia. Rilevo, invece, il permanere di assurde e suicide frammentazioni, con piccoli leader di movimenti e gruppi più interessati ad accaparrarsi qualche posizione sicura nelle prossime liste elettorali, che a concorrere all’unità politica.

Può darsi che mi sbagli, ma, nella confusione dell’”ammucchiata del rosatellum”, se il 50% dei sin qui riluttanti al voto andasse  a votare, l’unico ad averne vantaggio sarebbe il Movimento Cinque Stelle.

Ettore Bonalberti
Venezia, 12 Ottobre 2017

 

 

 

 

 

 

 
     

 

 

2 ottobre 2017

I popolari veneti a sostegno del referendum del 22 Ottobre


Alla fine del 2015, con molti autorevoli amici veneti, avevamo condiviso l’idea della macroregione del Nord-Est, convinti che: : “esiste, ed è costituzionalmente previsto, un meccanismo, mai esplorato, per arrivare alla macroregione “speciale” triveneta, con Trentino e Friuli Venezia Giulia, omogenee per cultura, storia, caratteristiche economiche e tessuto sociale, a costo “zero” per lo Stato.
Attraverso, cioè, l’applicazione dell’art. 132, comma 1, della Costituzione, ovvero promuovendo la richiesta di fusione delle tre regioni venete da parte di tanti consigli comunali quanti rappresentino 1/3 della popolazione complessiva (circa metà del Veneto), si determinerebbe la convocazione di un referendum, che, se avesse esito positivo obbligherebbe le camere a discutere una legge costituzionale di accorpamento del Triveneto.
Fondere due regioni speciali e una ordinaria comporterà necessariamente la creazione di una macroregione speciale, in cui vi sarà una diversa modulazione, anche mantenendole invariate, delle attuali risorse dello Stato per il medesimo territorio, altresì potendo l’itero triveneto beneficiare della autonomia fiscale ora riconosciuta solo a TTAA e FVA.
Inoltre, sul piano strategico una macroregione del nordest, cuore e crocevia degli assi nord/sud ed est/ovest dell’Europa, appare uno straordinario strumento di attrazione di investimenti, nonché di interlocuzione autorevole con le istituzioni italiane ed europee a immediato beneficio della crescita dell’intero territorio.
La proposta potrebbe nascere da alcuni Sindaci di importanti città venete, sotto l’egida di autorevoli riferimenti veneti nel mondo del diritto, delle professioni, dell’economia, della cultura, dell’editoria.”

Quella nostra indicazione, ahimè, non fu raccolta dalle forze politiche presenti nel Consiglio regionale del Veneto e cadde tra i “ wishful thinkings” (pensieri vaghi) impotenti e insoddisfatti. Peccato, perché sarebbero bastati i pronunciamenti dei consigli comunali dei sette comuni capoluoghi del Veneto per far scattare quel referendum.

La Lega e il Presidente Zaia, con la maggioranza del consiglio regionale veneto, hanno deciso diversamente, proponendo la strada di un referendum consultivo per la cui indizione si è avuta via libera dalla Corte Costituzionale.

Comprensibili le opposizioni di chi considera questa consultazione senza effetti concreti sul piano istituzionale; tuttavia, dopo che altre due richieste avanzate negli ultimi vent’anni erano state ignorate, ritengo che non dobbiamo farci sfuggire l’occasione per gridare alto e forte la nostra volontà di acquisire una più ampia autonomia del tutto simile a quelle di cui godono i nostri fratelli del triveneto: friulani, trentini  e alto-atesini .

Una forte partecipazione al voto del 22 Settembre e un prevedibile voto plebiscitario a sostegno di una maggiore autonomia della nostra Regione, saranno la precondizione politica per aprire un confronto con il governo centrale non più rinviabile.

50 miliardi di fondi versati da Lombardia e Veneto al governo centrale, sottratti dall’imposizione fiscale dei lombardo-veneti sono una cifra enorme non più sostenibile.

Non ci sottraiamo ai doveri della solidarietà a favore delle regioni italiane meno fortunate, ma non possono più accettare gli sprechi e il malgoverno di realtà istituzionali come quelle che reggono la sanità campana o laziale e lo sfregio a ogni logica elementare di buona amministrazione cui è stata condotta la Regione Sicilia.

Da molto tempo sosteniamo, con l’insegnamento del compianto prof. Miglio, l’idea di un’Italia federale organizzata sulla base di cinque o sei macroregioni, ma, ahimè, sin qui le nostre sono state inutili “grida nel deserto”, in un Paese centralista che non si rende conto, così com’è attualmente organizzato, di essere destinato al fallimento.

Ecco perché ci associamo all’invito del governatore Zaia e facciamo appello a tutti i democratici cristiani e popolari veneti affinché si rechino al voto domenica 22 ottobre, a sostegno di quell’autonomia regionale che è  parte essenziale della nostra migliore tradizione e cultura politica.

Ettore Bonalberti
Venezia, 2 Ottobre 2017

 

 

 

 

 
     

 

 

30 Settembre 2017

Il mosaico si sta ricomponendo


Un altro importante tassello del mosaico della ricomposizione dell’area cattolica e popolare italiana  è stato costruito ieri a Roma alla Domus Mariae, luogo evocativo di antiche memorie democratico cristiane.

Stimolante Il tema del convegno : “ Cattolicesimo politico e le sfide del terzo millennio”. Moderato da Gianfranco Marcelli, editorialista dell’”Avvenire”  il dibattito si è sviluppato sulle tre relazioni dei proff. Luigi Campiglio ( “Democrazia e capitalismo”), Giuseppe De Rita ( “ Democrazia e Partiti”) e Sergio Belardinelli ( “ Trasformazione della società italiana”).

Essi hanno descritto il quadro di un Paese nel quale, pur trovandosi davanti l’opportunità di una “finestra possibile”, in uno scenario internazionale nel quale sembra avviarsi un periodo favorevole di sviluppo e crescita,  il motivo dominante è quello di un’anomia  sociale, culturale e politico istituzionale che reclama uno scatto che il residuale vitalismo della  società civile è ancora in grado di compiere, se accompagnato da un ruolo proattivo dello Stato.

Unanime la condivisione di una situazione internazionale caratterizzata dal dominio della finanza che ha subordinato a sé l’economia produttiva e la stessa politica, così come condivisa è stata l’idea che l’unica risposta sin qui credibile e alternativa alle degenerazioni del turbo capitalismo finanziario è quella offerta dagli orientamenti espressi dalla dottrina sociale della Chiesa con le ultime encicliche sociali: dalla Centesimus Annus, alla Caritas in veritate, Evangelii Gaudium e Laudato Si.

Di qui la necessità di una ripresa dell’azione politica dei cattolici per tentare di tradurre nella “città dell’uomo” quelle indicazioni pastorali al fine di ridurre le disuguaglianze terribili  e le povertà imposte dal sistema dominante.

Il grande merito storico della DC, che fu la capacità di realizzare la giusta mediazione tra gli interessi delle classi popolari con quelli dei ceti medi produttivi, è naufragato nel ventennio della seconda repubblica. Un periodo  nel quale il terzo stato produttivo ( agricoltori, commercianti, artigiani,  dirigenti e operai della piccole  e medie industrie, professionisti), ossia i produttori reali del reddito nazionale, sono i reggitori di un sistema nel quale, al servizio della casta, dei diversamente tutelati e del terzo non Stato, è praticamente privato di una reale rappresentanza a livello politico istituzionale.

Marco Follini ha evidenziato nel suo intervento l’esigenza di una grande battaglia culturale finalizzata a ricostruire quella coesione nazionale, che le due grandi fratture determinatesi nel Paese, quella territoriale quella generazionale, hanno frantumato.

Siamo in una drammatica situazione di rischio secessione rispetto alla quale è necessario riscoprire i fondamentali della migliore tradizione popolare e democratico cristiana.

Il prof Carli di Roma ricordando i quattro essenziali fattori che tengono unito il Paese: famiglia, patrimonio, sanità e pensioni, ha sottolineato che solo tornando a favorire politiche di crescita e di lotta alla disuguaglianza si potranno evitare rischi pericolosi per l’Italia.

Paolo Cirino Pomicino che, con De Mita,  è stato uno degli organizzatori di questa giornata di riflessione tra tutti i DC “ ovunque fossero collocati” ha ricordato che quella della Domus Mariae  “è  una riflessione iniziale che dovrà innescare una serie di incontri e di riflessioni ulteriori per fare emergere con forza un pensiero politico compiuto fondato su quel cattolicesimo sociale che ancora oggi alimenta i governi di alcune grandi democrazie europee.
Un pensiero politico che deve innanzitutto offrire soluzioni possibili alle grandi questioni che affannano l’Italia, l’Europa e gran parte del mondo. Il lavoro, il devastante capitalismo finanziario, l’irresponsabile sfruttamento delle risorse del pianeta, le crescenti disuguaglianze e  la crisi democratica sono le sfide fondamentali che il terzo millennio porta con perfida spregiudicatezza alle società nazionali”. Concetti condivisi anche negli interventi degli amici Mario Tassone, Giuseppe Gargani e Danilo Bertoli che ha portato anche l’adesione di Gianni Fontana.

Se la politica è lo strumento di mediazione tra interessi e valori, nella condizione attuale dell’Italia e dell’Europa, nelle quali assistiamo al prevalere dei disvalori di una società dominata dall’ateismo, dal relativismo etico, e dalla subordinazione globale agli interessi del turbo capitalismo finanziario  con la riduzione al progressivo impoverimento dei ceti medi e delle classi popolari, serve una nuova e diversa proposta politica rispetto a quella rappresentata dall’attuale tripolarismo impotente parlamentare italiano.

Illuminante l’intervento conclusivo di Ciriaco De Mita, il quale, da tempo impegnato a riflettere sulla ricostruzione della storia democratica del Paese, è  giunto alla conclusione che con il prossimo voto politico ci giocheremo probabilmente l’ultima partita della democrazia rappresentativa.

Tra un PD impegnato a bloccare, ma incapace di aggregare e un centro-destra che si aggrega ma è incapace di una sintesi credibile, siamo, ha detto De Mita, in una situazione nella quale entrambi questi schieramenti non sono in grado di offrire un’efficace governabilità, ossia  soluzioni ai problemi del Paese.

Se il M5S ha potuto rappresentare sin qui il contenitore dello sfogo di quegli elettori stanchi e sfiduciati, fermo restando il 50% di elettori renitenti al voto, dopo il ventennio della seconda repubblica, appare chiaro che l’unica cultura democratica che sopravvive è quella popolare.
“ Non ho mai sentito parlar bene della DC, in questi tempi, come da quelli che furono i nostri più accesi avversari” ha rilevato con una certa ironia l’On De Mita.

Forte è la consapevolezza e la volontà espressa da De Mita di lavorare per un progetto ambizioso di lungo periodo, per una nuova e diversa prospettiva per i giovani, senza, tuttavia, perdere di vista la prossima scadenza elettorale.

Guai se qualcuno di noi rinunciasse ad apportare il proprio contributo a questo progetto di ricomposizione politica dell’area cattolico-popolare, perseguendo meri interessi di sopravvivenza personale in questo o quello schieramento.

Nostro obiettivo è quello  di riaggregarci come DC e batterci insieme con chi vuole difendere la democrazia nel paese. Organizziamo tante piccole riunioni locali finalizzate a sostenere, come abbiamo fatto il 4 Dicembre noi Popolari per il NO, la democrazia in Italia, l’attuazione integrale della Costituzione puntando all’unità possibile dei cattolici.

Quella dell’”unità possibile” è lo stesso tema che anche gli amici di “Costruire Insieme”, l’associazione di area cattolica guidata da Ivo Tarolli, si propongono.

Dalla Domus Mariae, come  dalle molte altre riunioni di area cattolica che, in queste settimane, si stanno succedendo in varie parti d’Italia, ci auguriamo che si possa condividere:
a) la necessità di moltiplicare su tutto il territorio nazionale iniziative analoghe per coinvolgere e motivare i tanti Movimenti, Associazioni, Gruppi di impegno etc. di ispirazione cattolica, in modo da dare all’iniziativa una connotazione che proviene dal basso e pertanto partecipata e coinvolgente;
b) di ritenere non differibile un impegno generoso, chiaro e diretto nella società italiana per non far mancare il proprio contributo alla soluzione dei tanti problemi sul tappeto;
c) di impegnarsi a elaborare, coinvolgendo le tante energie presenti sul Territorio, un Progetto concreto ed ambizioso e di favorire l'emergere di una classe dirigente nuova e qualificata.
Rispetto alla frammentazione in atto, dovremo convenire, inoltre, sull'imperativo del ritorno all'obiettivo della "Unità Possibile" delle tante realtà italiane di ispirazione Cattolica; come un cammino di condivisione e come occasione di coinvolgimento e nuovo protagonismo. I Cattolici devono ritornare a essere utili alla società italiana e per questo devono far vincere la logica dello "stare assieme", superando la fase della frammentazione che ci ha portato alla condizione non più tollerabile della irrilevanza"
Ettore Bonalberti
Venezia, 30 Settembre 2017

 

 

 

 

 
     

 

 

27 Settembre 2017

Non ci sono più alibi


 

Nella  prolusione al consiglio permanente della CEI di Lunedì 25 Settembre, il Presidente card Bassetti ha citato tre eminenti personalità della nostra storia cattolica italiana: Don Primo Mazzolari, Don Lorenzo Milani e Giorgio La Pira, che sono stati anche i punti di riferimento della formazione politico culturale della nostra giovinezza.

A conclusione del suo importante intervento, il card Bassetti si è rivolto all’Italia con queste parole:
“Cari confratelli, tra queste priorità irrinunciabili per il Paese che ho appena tratteggiato c’è un unico filo comune: l’Italia. A noi interessa che l’Italia diventi un Paese migliore. Bisogna perciò avere la forza, il coraggio e le idee per rimettere a tema l'Italia nella sua interezza: con la sua storia, il suo carattere, la sua vocazione. L’Italia è un Paese bellissimo, straordinariamente ricco di umanità e paesaggi, ma estremamente fragile: sia nel territorio che nei rapporti socio-politici. Ai cattolici dico che la politica, come scriveva La Pira, «non è una cosa brutta», ma una missione: è «un impegno di umanità e santità». La politica come affermava Paolo VI, è una delle più alte forme di carità. Papa Francesco ha più volte auspicato la necessità dei cattolici in politica. Ma come?
Non spetta a me dirlo. Quello che mi preme sottolineare è che il cuore della questione non riguarda le formule organizzative. Il vero problema è come portare in politica, in modo autentico, la cultura del bene comune. Non basta fare proclami. La proclamazione di un valore non ci mette con la coscienza a posto. Bisogna promuovere processi concreti nella realtà.
Non è auspicabile che, nonostante le diverse sensibilità, i cattolici si dividano in «cattolici della morale» e in «cattolici del sociale». Né si può prendersi cura dei migranti e dei poveri per poi dimenticarsi del valore della vita; oppure, al contrario, farsi paladini della cultura della vita e dimenticarsi dei migranti e dei poveri, sviluppando in alcuni casi addirittura un sentimento ostile verso gli stranieri. La dignità della persona umana non è mai calpestabile e deve essere il faro dell’azione sociale e politica dei cattolici.
I cattolici hanno una responsabilità altissima verso il Paese. Dobbiamo, perciò, essere capaci di unire l’Italia e non certo di dividerla. Occorre difendere e valorizzare il sistema-Paese con carità e responsabilità. Perché il futuro del Paese significa anche rammendare il tessuto sociale dell’Italia con prudenza, pazienza e generosità.”
Si tratta di indicazioni pastorali autorevoli e inequivocabili, in grado di offrire una prospettiva per chi, da cattolico o anche da persona ispirata ai valori dell’umanesimo cristiano, intenda concorrere a superare la grave  condizione di anomia dell’Italia, che il card Bassetti ha evidenziato nella sua pregevole prolusione.
Credo si debba ripartire proprio da queste indicazioni, se vogliamo concorrere alla ricomposizione dell’area cattolico popolare italiana; un’area che sia in grado di assumere la “cultura del bene comune” come obiettivo della propria proposta politica. Bene comune che, nella concreta realtà italiana, comporta di attuare integralmente il dettato costituzionale, che i nostri padri fondatori seppero redigere, insieme a altre nobili culture politiche, assumendolo come uno degli  obiettivi essenziali della Repubblica.

I primi a dover dare il buon esempio dovremmo essere proprio noi “DC non pentiti”, con il dovere morale di superare tutte le assurde e colpevoli divisioni che hanno caratterizzato tutti questi anni, impegnandoci con Gianni Fontana, presidente legittimo della DC, “partito mai giuridicamente sciolto”, ad avviare un serio confronto programmatico; ad aprire il tesseramento per accertare se e quanti cittadini italiani intendono riconoscersi ancora nei valori democratico cristiani, oggi ancor più di ieri indispensabili all’Italia, e per celebrare insieme e a tempi brevi un Congresso unitario del partito con l’elezione della nuova classe dirigente.

Se questo sembra a molti un sogno o un’utopia, confesso che per me, è quello che ho cercato di perseguire dalla fine infausta della Democrazia cristiana ( 1993) e per il quale ho ritenuto avesse senso continuare  nell’impegno politico,  questo sì, l’ultimo della mia vita.

Ettore Bonalberti
Venezia, 27 settembre 2017

 

 
     

 

 

10 Settembre 2017

Riflessioni d’autunno per l’area cattolica e popolare


 

Nei prossimi due mesi sono in programma un numero rilevante di incontri, seminari di studio, e convegni, organizzati da vari movimenti, gruppi, associazioni dell’area cattolica, espressione di un fermento che non si aveva da tempo. Un fermento che la recente intervista del card. Bassetti, Presidente della CEI a “ La Repubblica”, con la quale si confermava l’’urgenza di un impegno politico dei cattolici italiani, può e deve aver favorito.

Siamo in presenza, probabilmente, di una nuova fase, caratterizzata da una più precisa volontà di ricomporre ciò che è stata la frantumazione sul piano politico e culturale dei cattolici dopo la fine della DC.

La consapevolezza dell’irrilevanza nella quale sono precipitati i cattolici e la loro cultura, sostanzialmente misconosciuta, salvo rare eccezioni, dall’attuale tripolarismo presente a livello parlamentare, è lo stimolo efficace per questo rifiorire di iniziative dell’ area cattolico popolare in questo autunno pre-elettorale.

I tre poli presenti in Parlamento ( centro-destra, centro-sinistra, M5S), sono costituiti dai “ nominati illegittimi”, frutto di una legge elettorale incostituzionale, che sono derivati e sopravvissuti al “golpe blanco” di Napolitano del 2011 e rappresentano gli ultimi  conati della cosiddetta “ Seconda Repubblica”.

Portatori di valori laicisti e sostanzialmente anti cattolici, specialmente quelli rappresentati dal PD e dal M5S, ma largamente diffusi anche tra diversi esponenti del centro-destra, i tre poli sono l’espressione diretta del 50% dei cittadini che vanno a votare; quelli, che nella mia “teoria dei quattro stati”, sono prevalentemente membri della “casta”, dei “diversamente tutelati” ( certo quelli meglio garantiti), del quarto “ non Stato” e, solo in parte, del “terzo stato produttivo”.

La rottura di quella mediazione storicamente garantita dalla DC tra interessi e valori dei ceti medi e delle classi popolari, il prevalere di culture proprie della “piazza radicale di massa” a forte connotazione relativistica e nichilista, sta alla base di quella condizione di anomia sociale e culturale, aggravata da una condizione economica dominata dalle scelte imposte in Italia, come a livello universale, dal turbo capitalismo finanziario dominante.

I cattolici italiani, almeno quelli che non si sono intruppati nei partiti dei tre poli, la cui incidenza reale nelle scelte politico istituzionali è praticamente nulla, hanno coscienza di questa triste condizione. Una consapevolezza che, finalmente, sembra diffondersi anche tra figure eminenti della stessa gerarchia cattolica.

Tradurre nella “città dell’uomo” le indicazioni della dottrina sociale della Chiesa, unica vera fonte di una cultura alternativa a quella che sembra dominare nel mondo occidentale, capace di denunciare i limiti e i condizionamenti pesanti di un sistema capitalistico che assegna il primato alla finanza sull’economia reale, riducendo la democrazia e la sovranità popolare a poco più di una finta rappresentazione rituale, è l’arduo compito che compete oggi ai cattolici italiani.

Si tratta di offrire una speranza a quel 50% di elettori renitenti al voto, per evitare che l’anomia diffusa e il disagio sociale profondo dei ceti popolari e del terzo stato produttivo, possano sfociare nella rivolta sociale, puntando, innanzi tutto, a ricomporre sul piano politico la colpevole frammentazione che ha caratterizzato la lunga stagione della diaspora cattolica e popolare.

Qui non si tratta più di ricostruire la DC, seppur con elementi costitutivi aggiornati (anche se lo sforzo avviato nel 2012 andrebbe portato a termine, verificando il grado di presenza residua dei democratici cristiani in Italia), ma di impegnare tutti gli amici che si accingono a celebrare i loro prossimi incontri, seminari, convegni autunnali, nell’obiettivo di superare le divisioni e giungere alla formazione di un nuovo soggetto politico ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano. Un soggetto in grado di rappresentare “ la piazza dei diritti e della società naturale”, che pone al centro della politica la persona, la famiglia e i corpi intermedi, e intende regolare le relazioni sociali e istituzionali secondo i principi della sussidiarietà e della solidarietà.

Tutti dovremmo convenire sull'imperativo del ritorno all'obiettivo della "Unità Possibile" delle tante realtà italiane di ispirazione cattolica; come un cammino di condivisione e come occasione di coinvolgimento e nuovo protagonismo. I cattolici devono ritornare ad essere utili alla società italiana e per questo devono far vincere la logica dello "stare assieme", superando la fase della frammentazione che ci ha portato alla condizione non più tollerabile della irrilevanza.

Prima di tutto, dunque, l’unità più ampia possibile dei cattolici, e dopo, solo dopo, anche in funzione della legge elettorale che il parlamento dei “ nominati illegittimi” ci consegnerà, si decideranno le possibili convergenze.

In una data, evocatrice di una memoria storica cara ai cattolici italiani, il prossimo 8 dicembre, giorno dell’Immacolata Concezione, legge e scadenza elettorale permettendo, si potrebbe celebrare una grande Assemblea costituente del nuovo soggetto politico italiano ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, con una piattaforma programmatica capace di rispondere “ alle attese della povera gente” e a riconciliare gli interessi e i valori delle classi popolari con quelli dei ceti medi produttivi.

Ettore Bonalberti
Venezia, 10 Settembre 2017

 

 
     

 

 

7 Settembre 2017

Serve umiltà e saggio realismo


Nell’attesa delle elezioni regionali siciliane, test importante per quasi tutte le forze politiche rappresentate in Parlamento, assistiamo, da un lato, alla scomposizione progressiva della sinistra, dopo che Renzi ha ridotto il PD a quel Golem senz’anima e senza più cultura di riferimento e, dall’altro, alla ricomposizione, seppur a fasi alterne, di ciò che rimane del centro-destra di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia

Alla finestra il M5S, che spera di ottenere prevalendo in Sicilia , il via libera come forza di governo nazionale, dopo le infauste, almeno sin qui, esperienze vissute a livello locale; in primis  nella capitale, la cui guida è nelle mani di quella specie di “ armata Brancaleone” della giunta Raggi.

Trattasi dei tre poli in cui si esprime l’attuale rappresentanza parlamentare, incapace di offrire un credibile approdo a quel 50% di elettori sin qui renitenti al voto. Sono contenitori politici nei quali è difficile scorgere la presenza di una qualificata rappresentanza  della cultura cattolica che, dopo la lunga stagione della diaspora, sta vivendo quella della sua definitiva irrilevanza.

Non v’è dubbio che in questi anni la più importante manifestazione popolare di ispirazione cattolica avvenuta in Italia è quella del Family Day. Una sorta di “manifestazione di massa della piazza del diritto naturale” contro “ la piazza laicista, radicale e nichilista” cui si ispira una parte non secondaria del PD renziano e di alcune componenti del centro destra.

Voglio partire proprio dalla realtà della “piazza del family day”, che sta vivendo il difficile passaggio dalla condizione di statu nascenti a quella di organizzazione politica, da movimento a partito, con le divaricazioni inevitabili già intervenute tra il Partito della famiglia di Adinolfi e Amato e il resto del movimento che si riconosce in Massimo Gandolfini e Simone Pillon.

Non c’è dubbio che l’esperienza vissuta da questa  realtà costituisce un punto di riferimento  importante, se si vuol concorrere alla ricomposizione dell’area cattolico popolare; una premessa necessaria, ma non sufficiente per dar vita a un nuovo soggetto politico capace di esprimere una sintesi politica del e per il popolo contro la casta, l’espressione di valori antropologici naturali da proporre in termini discriminanti, in grado di offrire una nuova speranza al Paese.

Se, tuttavia, il Pdf (Partito della famiglia) e quel che resta, altrettanto se non più importante, del movimento del Family Day, pensassero di poter costituire da soli la soluzione al problema dell’irrilevanza dei cattolici nella vita politica italiana, credo che commetterebbero un gravissimo errore.
Anche noi  “DC non pentiti”, impegnati nel tentativo di ricomposizione di ciò che resta della cultura democratico cristiana nel Paese, siamo ben consapevoli che quanto stiamo facendo  può  rappresentare un tassello significativo, forse necessario, ma, indubbiamente, non sufficiente, rispetto a quello più generale di ricomposizione dell’area cattolico popolare. Una ricomposizione  che rappresenta l’elemento, questo sì, indispensabile per la costruzione di un “Quarto Polo” in grado di porsi come alternativa credibile e vincente rispetto al falso tripolarismo in cui si sta esaurendo l’esperienza triste della Seconda Repubblica.

Non a caso viviamo da “osservatori partecipanti” sia il processo di ricomposizione dei democratico cristiani, avviato nell’ormai lontano 2012 insieme al presidente legittimo della DC, On Gianni Fontana, che a quello che insieme all’amico Tarolli si è ritrovato nell’associazione “Costruire Insieme”, aperta al dialogo e al confronto con altre culture compatibili e, infine, siamo interessati a caratterizzare con il nostro contributo culturale quanto sta avvenendo nella Confederazione di sovranità popolare.
Quest’ultima, sorta alla vigilia del referendum a sostegno del NO, conservando la propria autonomia sul piano dell’elaborazione e della proposta prepolitica, vede molti suoi associati impegnati  a dar vita a un auspicato “ Quarto Polo”, alternativo al tripolarismo dell’attuale Parlamento e finalizzato ad “Attuare la Costituzione”.
Come cattolici che intendono superare la condizione di irrilevanza politica attuale e porsi come risorse disponibili per il governo del Paese, prendiamo positivamente atto dei nuovi orientamenti che emergono dalla stessa CEI, con la nuova presidenza del card. Bassetti, così come sono stati espressi in una recente intervista a “ La Repubblica” (intervista di Paolo Rodari del 30.7.2017)
Mi sembra che, anche a livello della gerarchia ecclesiastica, ci si stia finalmente rendendo conto che, è tempo di tradurre nella “città dell’uomo” gli orientamenti espressi dalla dottrina sociale della Chiesa, interprete “del cambiamento d'epoca che ci coinvolge tutti - credenti e non credenti - e che non possiamo soltanto subire”, come afferma il card Bassetti nell’intervista citata. E con lui, finalmente, anche altri vescovi sembrano condividere questo stesso convincimento. Chissà che anche i parroci delle periferie sappiano superare quell’atteggiamento di neghittosa indifferenza presente negli ultimi anni, in cui é prevalsa l’opzione ruiniana della difesa dei valori in ogni ambito di impegno politico dei cattolici. Una scommessa rivelatasi fallimentare se il giovane cattolico, scout ed ex ciellino, è stato, prima a capo del governo e, ora alla guida del partito che, con il riconoscimento dei matrimoni civili, della cultura del gender, del diritto alla procreazione artificiale e all’eutanasia, si pone all’avanguardia di una cultura alternativa a quella dei cattolici e della dottrina sociale cristiana.
Credo che, conosciuta finalmente la legge elettorale che il Parlamento ci consegnerà, possa prevalere un sano realismo in tutte le diverse realtà della vasta e sin qui frastagliata  area cattolica e popolare. Auspico che si ponga finalmente fine alle divisioni e alle velleitarie aspirazioni leaderistiche personali e/o di gruppi o associazioni, per concorrere tutti insieme a costruire un nuovo soggetto politico ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano. Un partito  che ponga al centro del suo programma, con l’attuazione integrale della Costituzione, il primato della persona e della famiglia, il ruolo insostituibile dei corpi intermedi e le relazioni sociali e istituzionali  regolate dai principi della sussidiarietà e della solidarietà.
L’agenda fittissima di appuntamenti che si annuncia all’avvio di questo autunno pre elettorale mi auguro sia sviluppata facendo prevalere in tutti molta umiltà e un saggio realismo.
Ettore Bonalberti
Venezia, 7 Settembre 2017

 

 

 
     

 

 

31 Agosto 2017

Il futuro dei cattolici in politica


Sono stato attratto dal titolo del libro del prof Fabio Torriero: “Il futuro dei cattolici in politica”, editato da Giubilei Regnani (Gennaio 2017) e, letto l’interessante saggio, ho deciso di organizzare un incontro dibattito con l’autore, a Mestre  il prossimo 20 Ottobre.

Si parte  dalla constatazione che “I cattolici, con lo Scudo Crociato, hanno sperimentato i lunghi anni dell’unità politica. Poi, il ventennio dell’unità sui valori ( lo schema Ruini). Ma la secolarizzazione non è stata fermata. E’ possibile, sotto il pontificato di papa Francesco, tornare a parlare di credenti impegnati? Per l’autore sì, a patto che superino i loro vulnus: il privatismo, la mancanza di coscienza pubblica, la “sindrome guelfa” (la sudditanza verso i vescovi pilota), e la “sindrome ghibellina” ( un’idea neutrale e sbiadita di laicità) “.

Per chi, come il sottoscritto, ha costruito un’associazione come ALEF ( Associazione Liberi e Forti- www.alefpopolaritaliani.it ) e che, dalla fine della DC (1993), si batte per la ricomposizione dell’area cattolico popolare, quanto descritto dal prof Torriero rappresenta una base critica di discussione e di confronto quanto mai utile ed opportuna.

Tanto più  alla vigilia di elezioni politiche, nelle quali molti, forse sin troppi, fermenti si stanno realizzando dentro e fuori il perimetro dei diversi gruppi che si rifanno alla DC, e in quell’area più ampia che da Rovereto, Orvieto alla Bonus Pastor si è ritrovata nell’associazione “Costruire Insieme”, sino al costituendo “Quarto Polo”, nato su iniziativa del prof Paolo Maddalena con il sostegno degli amici della Confederazione di sovranità popolare (www.sovranitapopolare.it).

Nell’area assai frammentata degli ex DC, unico elemento di certezza giuridica è l’avvenuta elezione da parte dei soci DC che rinnovarono l’adesione al partito nel 2012, alla presidenza dell’associazione DC, dell’On Gianni Fontana. Per questa realtà ritengo che, al di là delle questioni di natura giuridica che hanno sin qui ostacolato il processo di ricomposizione, considerando i tempi strettissimi imposti dalla concreta realtà politica italiana, sia prioritario:

  1. tentare di costruire una lista unitaria dello scudo crociato, a partire dalle prossime elezioni regionali siciliane, anche al fine di valutare il grado di disponibilità a mettersi insieme, da parte di tutte le diverse articolazioni di ispirazione democratico cristiana;
  2. tentare di riaprire il tesseramento e celebrare il XIX Congresso della DC con quanti sono ancora interessati a ricostruire il partito. Un congresso da svolgere INSIEME a tutti i diversi frammenti nei quali è adesso divisa l’area degli ex DC. Ricostruire a livello locale dei comitati civico popolari di ampia partecipazione pubblica, sarebbe un modo per far partire dal basso il processo di riunificazione e rinascita del  partito e di selezione della nuova classe dirigente.

 

Questo processo di ricomposizione dell’area  democratico cristiana può  rappresentare un tassello significativo, forse necessario, ma, indubbiamente, non sufficiente, rispetto a quello più generale di ricomposizione dell’area cattolico popolare che rappresenta l’elemento, questo sì, indispensabile per la costruzione di un Quarto Polo in grado di porsi come alternativa credibile e vincente rispetto al falso tripolarismo in cui si sta esaurendo l’esperienza triste della Seconda Repubblica.

Con il prof Torriero condividiamo l’analisi secondo cui:” Dopo la “tesi” ( la globalizzazione liberista, il superamento degli  Stati nazionali, l’idea di un mondo unito, la UE, la democrazia mondiale, la laicità universale), egemonica per almeno il cinquantennio successivo al secondo conflitto mondiale; e dopo l’”antitesi”, in realtà speculare, funzionale alla tesi ( la fase che stiamo vivendo tuttora) , cioè la risposta identitaria, localista, nazionalista e sovranista ( bollata come xenofoba e regressiva), che non riguarda solo i movimenti emergenti di destra, ma anche i governi di alcune nazioni ( come l’Inghilterra con la Brexit e il suo ritorno a politiche protezionistiche, mirate a privilegiare gli inglesi nel mondo del lavoro), ci sarà una “sintesi”. E sarà una Grande Sintesi. Ed è qui che le nuove categorie feconderanno  la storia dei popoli, favorendo la ridefinizione e ricomposizione di soggetti politici, delle comunità organizzate e delle stesse statualità”.

In Italia, come sostiene Torriero, dopo Berlusconi, Renzi e Grillo, sarà la medesima cosa: “alto-basso” (popoli contro caste) e “valori antropologici” costituiranno il nuovo discrimine, il nuovo confine che riscriverà radicalmente la cittadinanza”.

Contro la Santa Trinità: economia, tecnologia e comunicazione dovremo reagire con la rivoluzione delle identità e della libertà. Come  da tempo andiamo scrivendo, non è con lo sguardo rivolto all’indietro, che abbiamo sviluppato e continueremo a svolgere il nostro impegno, ma con gli occhi e la mente ben aperti e in avanti.

Siamo consapevoli che, contro il potere dominante del turbo capitalismo finanziario, che impone i suoi dogmi, combattendo in primis i cattolici e la Chiesa romana, tentando di ridurre gli uomini a soggetti di puro sfruttamento, non sarà “l’americanizzazione della destra” operata da Berlusconi dal 1994  in poi, liberista, laicista e cesarista, né il trasformismo del  falso socialismo renziano,  che ha portato “ il berlusconismo a sinistra” e “ il PD a destra” nella prospettiva del “partito unico americano” il PdN ( Partito della Nazione, magari nella versione post elettorale del Partito del Nazareno) e nemmeno il giustizialismo moralistico del M5S a offrire una nuova speranza al popolo italiano e, soprattutto, a quel 50% di elettori renitenti al voto.

Serve una grande risposta di tipo antropologico, fondata sui valori della persona, della famiglia e dei corpi intermedi, declinati secondo i principi della sussidiarietà e della solidarietà, quelli indicati dalla dottrina sociale della Chiesa cattolica, che dalla Rerum Novarum in poi, con le encicliche di  Papa Giovanni Paolo II (Centesimus Annus) , Papa Benedetto XVI (Caritas in Veritate) e Papa Francesco (Evangelii Gaudium e Laudato SI) sono le stelle polari dalle quali intendiamo trarre le giuste indicazioni per il nostro impegno nella “città dell’uomo”.

Trattasi di un progetto per un nuovo soggetto politico ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano per il quale sono chiamati a collaborare e a convergere tutti gli uomini di buona volontà, che intendono opporsi alla deriva nichilista dominante e all’anomia politica, istituzionale e sociale del nostro Paese e dell’Europa.

Ettore Bonalberti
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Venezia 31 Agosto 2017

 

 

 
     

 

 

11Agosto 2017

 Un commento all’ultimo libro di Tremonti


Scritto e editato  pochi giorni prima del referendum inglese sulla Brexit ( 23 Giugno 2016), l’ultimo libro di Giulio Tremonti: “ Mundus Furiosus” (Ed.Mondadori), costituisce uno strumento quanto mai utile ad avviare un confronto politico degno di una politica alta, distinta e distante da quel piccolo cabotaggio cui ci ha costretti l’ultima fase iniziata con il “golpe blanco” di Napolitano del novembre 2011.

Tremonti, dopo la sua ampia produzione pubblicistica ( “ Il fantasma della povertà” del 1995, “Rischi fatali” del 2005, “ La Paura e la speranza” del 2008, “Uscita di sicurezza” del dicembre 2012 e  “Bugie verità” del 2014) con quest’ultima opera  svolge un’analisi rigorosa e impietosa sull’attuale condizione di crisi istituzionale in cui si ritrova l’Europa. Una crisi istituzionale che è si  accompagna ad una concomitante crisi economica, finanziaria e sociale, generatrice di una “ribellione” diffusa tra i popoli europei che, se non trovasse risposte politiche e istituzionali adeguate, potrebbe determinarne la sua stessa fine.

Nel sottotitolo del libro, tuttavia, come nella sua conclusione finale, è sottintesa una possibilità di uscita positiva, con “ il riscatto degli Stati e la fine della lunga incertezza”. La proposta innovativa su cui vale la pena di avviare un costruttivo confronto è quella  di impegnarci per concorrere alla costruzione della “Confederazione degli Stati Uniti d’ Europa”, in alternativa a quel “Leviatano” tecno burocratico attuale, lontano mille miglia dagli ideali e dagli scopi originari che furono alla base del Trattato europeo.

In un tempo della politica, come quella italiana, caratterizzata dal dominante trasformismo parlamentare, che riduce il confronto alle transumanze continue di uomini e schieramenti, con movimenti, confronti e azioni politiche  interne e autoreferenziali della “casta politica”, del tutto distante, esterna ed estranea alla realtà di un popolo sempre più lontano dalla politica (oltre il 50% ormai di disaffezione e  renitenza al voto)  e  in preda “ al fantasma  della povertà”, la proposta politica tremontiana è un’autentica boccata di ossigeno. Essa, finalmente, permette  di discutere di alcune questioni decisive della nostra attuale condizione italiana, europea e mondiale, elevando la politica al ruolo alto che le compete, quale strumento di mediazione tra interessi e valori alla ricerca del bene comune.

E’ importante ripartire dal tema dell’Europa che, secondo Tremonti,“accettando passivamente i termini della più estrema altrui modernità, nella sua conseguente decadenza sta diventando l’Anciene Régime di se stessa”, tanto da dissolvere il suo vecchio “ Liberté, Égalité, Fraternité” nella “dissolvente canzone della globalità, del mercato, della moneta: “ Globalité, Marché, Monnaie”.

Sono analizzate le cause essenziali che stanno alla base dell’attuale situazione europea: la migrazione delle masse, con “ il fantasma della povertà che, evocato dal colonialismo sta tornando in Occidente, cominciando lentamente a muoversi da sud verso nord; la degenerazione della finanza che, con la rivoluzione digitale e la globalizzazione rappresenta una svolta epocale della storia contemporanea, con effetti politici disastrosi. Non solo assistiamo al capovolgimento dei principi del NOMA ( Non Overlapping Magisteria, con la politica che dettava i fini, l’economia che forniva gli strumenti e l’etica i valori) e la supremazia e dominio della finanza che detta i fini e subordina ad essi l’economia reale e la politica, sino a ridurre a un ectoplasma la stessa democrazia. A seguire, il  fronte delle guerre coloniali ( o “ la terza guerra mondiale”), parafrasando la tesi di Papa Francesco secondo cui: “ siamo entrati nella terza guerra mondiale, solo che si combatte a pezzetti….in realtà non è a pezzetti: è proprio una guerra”. Infine un’analisi spietata e rigorosa sulla crisi generale dell’Europa, conseguente a cinque fenomeni assai ben descritti: l’allargamento, la globalizzazione, l’euro, la crisi, l’evoluzione assolutistica dell’Europa, con la sua trasformazione politica da dinosauro in “ Leviatano”.

Assolutamente innovativa e approfondita la descrizione di come sia potuto avvenire il passaggio dai fini originari condivisi nel “ Trattato” e il lento progressivo incremento di potere da parte della tecnocrazia comunitaria, capace di utilizzare al meglio il groviglio di competenze e funzioni tra quelle riservate agli Stati, quelle devolute dagli Stati all’Unione in forma esclusiva e quelle cosiddette “concorrenti” tra gli stessi Stati e l’Unione. Di fatto, denuncia Tremonti, “ L’Unione ha operato in modo diverso rispetto a quanto indicato nel “Trattato”, lo ha “disapplicato, ovvero trasformato e ridotto quasi a zero i fondamentali principi delle competenze concorrenti, della sussidiarietà e della proporzionalità. Ed è proprio così, conclude il Nostro, che “ ha potuto estendere a dismisura il suo potere”.

Un’Europa che, anziché entrare e fare i conti con la globalizzazione, ne subisce l’impatto: lacci e lacciuoli al limite della stupidità, con decine di migliaia di provvedimenti sfornati annualmente sulle cose meno importanti, sino a giungere a una condizione nella quale non esiste più altra alternativa se non quella di “ tendere al minimo grado possibile di regolamentazione e al massimo grado possibile di semplicità”. Ciò comporterà la necessità di combattere per svegliare i “sonnambuli” che guidano la governance di Bruxelles, sostanzialmente in assoluta e irresponsabile autonomia, mentre assistiamo alla “dis-Unione europea, ossia al fallimento dell’Europa machiavellica e tecnocratica, post- politica e de-democratica”.

Siamo così progressivamente giunti a una condizione nella quale “ il deficit democratico è stato ottenuto, ma non si può dire altrettanto per i connessi e promessi benefici compensativi. La sempre più massiccia presenza della “tecnocrazia”, infine, e soprattutto della tecnocrazia finanziaria, non è infatti riuscita a compensare con altro l’assenza né della sovranità, né della democrazia”.

A poche settimane o giorni dal voto inglese sulla Brexit, Tremonti ha buon gioco nel prevedere che comunque fosse andato quel voto, le cose in Europa non sarebbero più state come prima.
Non consoliamoci per ciò che è intervenuto dopo il voto inglese dell’uscita dall’Unione, con il voto olandese prima (15 Marzo 2017)  e la vittoria di Macron sulla Le Pen in Francia poi (18 Giugno 2017). Il distacco tra i popoli dell’Europa e un’istituzione onnivora e priva di una legittimazione democratica condivisa dal basso, rimane e si consolida, tenendo sempre presente il principio che risulta impossibile mantenere il dovere della “taxation” “ without represention”. Il deficit di potere democratico in Europa ha permesso il trionfo, alla fine potenzialmente suicida, del “Leviatano” tecnocratico, e, di fatto, il dominio e lo strapotere della finanza.

Di qui la via di uscita indicata da Tremonti: aumento degli spazi di libertà  ponendo stop alla legislazione europea e, soprattutto “Rule of Law”, con lo stop allo strapotere della finanza.
Qui siamo stati favorevolmente colpiti, costatando l’assoluta convergenza nell’analisi tremontiana sulla necessità di ritornare alla regola per cui le banche che raccolgono il pubblico risparmio non lo possono più impiegare in operazioni bancarie speculative.
Come dice il Nostro: “ è arrivato il tempo di mettere di nuovo lo Stato sopra la finanza e la finanza sotto lo Stato. E non l’opposto come è ora”.

Insomma, come anche noi andiamo sostenendo da tempo: ripristino a livello internazionale del Glass-Steagall Act del 1933, con gli opportuni adattamenti temporali, e, per noi italiani: ritorno, con i dovuti adeguamenti, alla Legge bancaria del 1936, superando il famigerato e irresponsabile Decreto legislativo Amato,n.481 del 14 Dicembre 1992, per re-introdurre la separazione tra banche per il credito e banche d’affari, considerando che è stata accertata la condizione di assoluta dipendenza del nostro sistema bancario, come quello di quasi tutti i rimanenti sistemi bancari europei, allo strapotere di una decina di edge fund anglo caucasici e nord americani, i veri burattinai della finanza e della stessa politica interna e internazionale.
In secundis: “ riportare i contratti cosiddetti “derivati” alla loro originaria funzione assicurativa e non speculativa”.

Per far ciò servirebbe una classe dirigente all’altezza del compito, quale oggi è assai difficile intravedere nel triste panorama politico nazionale ed europeo. Servirà, come dice Tremonti, “usare il diavolo che sta nei dettagli”, con ministri e loro incaricati, non solo in grado di parlare le lingue ufficiali europee, ma di partecipare senza la fretta del rientro a casa, alle riunioni dell’International Accounting Standard Board, quello in cui si decidono le questioni più importanti della politica europea, utilizzando al massimo le opportunità di cambiare le consuete regole del gioco. Anziché “battere i pugni sul tavolo”, esercizio muscolare più che cerebrale, servirebbe studiare meglio gli ordini del giorno e le possibilità offerte; appunto cercando di utilizzare  “ il diavolo che sta nei dettagli”.

La proposta finale che Giulio Tremonti indica nel suo bel libro, è l’idea di avviare una grande campagna politica dal basso per puntare a superare l’attuale assurda costruzione dell’Unione,  puntando a realizzare quella “formula vecchissima, e tuttavia per l’Europa nuovissima, della “ Confederazione” degli Stati uniti d’Europa.

Per noi Popolari e democristiani non pentiti, legittimi eredi dei grandi DC padri fondatori dell’Europa (Adenauer, De Gasperi, Schuman), questo invito all’impegno politico ci entusiasma e vorremmo poter concorrere insieme a uomini e donne preparati e lucidamente determinati come Giulio Tremonti, che ringraziamo per il suo ultimo libro, che consigliamo a tutti gli amanti della democrazia e di un’Europa finalmente madre e non più matrigna.

 

Ettore Bonalberti
Venezia, 11 Agosto 2017

 

 

 
     
 

9 Agosto 2017

 Manovre di schieramento prima del voto


In attesa di conoscere quale sarà la nuova legge elettorale, assistiamo a grandi manovre negli schieramenti politici presenti nel Parlamento  dei “nominati illegittimi” e nel governo, retto da una maggioranza sostenuta dai “mercenari della transumanza parlamentare”.

Nei primi, c’è l’inquietudine di chi si sente tremare la “carega” sotto il sedere, ragione di continui spostamenti verso il raggruppamento considerato più affidabile, mentre nel governo si assiste a una sotterranea battaglia di Renzi nei confronti del presidente Gentiloni, terrorizzato “ il giovin signore fiorentino” da ciò che potrebbe accadergli con le elezioni regionali in Sicilia  e dal perdurare del governo sino alla scadenza della prossima primavera.

La Sicilia torna ad essere il laboratorio politico nel quale si prefigurano gli schieramenti futuri nel Paese. Il prevalere di qualche punto percentuale del M5S sulle possibili coalizioni di centro destra e, con minori possibilità, del centro sinistra, finisce con il consegnare al partito del ministro Alfano un ruolo decisivo, ben al di là dei meriti di un personaggio che ha fatto del trasformismo utilitaristico, la cifra della sua esperienza politica.

Se questo riguarda il teatrino di quei partiti, immagini sfuocate della metà degli elettori che sono andati sin qui a votare, assai movimentato è pure quanto sta accadendo al di fuori degli schieramenti tradizionali. Un fatto nuovo sta emergendo nella società italiana, grazie alle iniziative assunte da un’associazione no profit,  il COEMM (Comitato Organizzatore Etico Mondo Migliore) , che, con la creazione su base territoriale diffusa dei CLEMM  (Circoli Locali Etici Mondo Migliore), sta realizzando un vasto movimento popolare che ha come obiettivo ultimo quello di: “eliminare la povertà partendo dall’Italia (come esempio pilota) per poi “esportare” tale modello nel resto del Mondo”, seguendo quattro semplici regole: eticità, altruismo, riservatezza e buona comunicazione. Una realtà che potrebbe tradursi quanto prima in una realtà organizzativa anche politica.

Ho avuto l’occasione di incontrare il gruppo dirigente veneto di tale movimento e ne ho tratta un’idea quanto mai positiva. La mia impressione è che tale realtà sia in grado di intercettare una parte importante di quell’elettorato stanco e sfiduciato di tutti i partiti e dei personaggi politici che hanno caratterizzato questa travagliata vicenda dell’infausta seconda Repubblica.

Soffia un vento e una voglia di cambiamento che nessuno degli attuali schieramenti in campo, tranne forse il M5S, è più in grado di intercettare. La fine dell’etica, quale presupposto della cultura politica capace di orientare le scelte attorno alle quali organizzare la finanza e l’economia, sta alla base della condizione di anomia che caratterizza larga parte della realtà italiana. Tutto ciò è il risultato di quel rovesciamento del NOMA ( Non Overlapping Magisteria) evidenziato con estremo rigore nei suoi saggi dal prof.Stefano Zamagni, con la finanza che detta i fini e subordina l’ economia reale e la politica ad essi, riducendo i politici a strumenti docili nelle mani dei poteri finanziari dominanti.
 Chi sta pagando più seriamente tale situazione sono i ceti popolari, ridotti a una condizione di progressivo impoverimento e, soprattutto, il terzo stato produttivo, sempre meno rappresentato politicamente e ormai incapace di sostenere il peso di una casta e dei diversamente tutelati, che costituiscono il pesante fardello di uno Stato gravato da un debito pubblico sul quale incidono pesantemente gli interessi pagati ai poteri finanziari di cui sopra.
Non so se tale stato di anomia sociale, economica e politico istituzionale, sarà risolvibile sul piano delle normali regole democratiche, peraltro da  tempo messe in frigorifero in Italia e in larga parte del mondo; certo, se valutiamo la grande confusione che regna sotto il cielo alla vigilia del prossimo voto politico, non ci sarebbe da stare allegri.
L’ultima importante manifestazione democratica capace di rovesciare il tentativo sollecitato da un rappresentante autorevole di quei poteri finanziari citati, la JP Morgan (quella della “Costituzione troppo socialista” che andava modificata), è stata la grande  battaglia vinta dai comitati del NO nel referendum del 4 Dicembre scorso, nella quale siamo stati capaci di battere il disegno che il trio toscano ( Renzi-Boschi-Verdini) aveva tentato di far passare in ossequio ai voleri dei loro dante causa.
Anche noi che sollecitammo la formazione del comitato dei popolari per il NO e ci siamo battuti strenuamente per la difesa della Costituzione, guardiamo allora con molto interesse all’iniziativa che il prof. Paolo Maddalena, V. Presidente emerito della Corte Costituzionale, con la Confederazione di sovranità popolare, presieduta dall’amico Giovanni Tomei, hanno promosso per il prossimo 30 settembre e 1 ottobre a Roma, con il proposito di organizzare il coordinamento nazionale di “ Attuare la Costituzione”.
Lo faremo anche grazie alle iniziative che sono in corso d’opera per la ricomposizione dell’area di ispirazione cattolico popolare, sia con Gianni Fontana, impegnati nella preparazione del XIX Congresso nazionale della DC, sulla base delle indicazioni assunte a Camaldoli il 18 Giugno scorso ( Codice di Camaldoli 2017) , che con l’associazione “ Camminare Insieme”, presieduta da Ivo Tarolli. Un contributo importante perverrà, infine dall’incontro promosso dagli amici Paolo Cirino Pomicino e Ciriaco De Mita il giorno 30 settembre e 1 Ottobre alla Domus Mariae a Roma.
In quell’occasione riuniremo tutti i diversi gruppi, associazioni, movimenti e persone che affondano le proprie radici nella storia e nella cultura del popolarismo europeo e di molte aree associative e rappresentative del mondo produttivo e sociale. Terranno relazioni introduttive: Stefano Zamagni (democrazia e capitalismo) Lorenzo Ornaghi (democrazia, politica e partiti) Silvio Belardinelli (trasformazioni della società italiana).
Anche dal versante popolare, dunque, come sempre è avvenuto nella storia nazionale, qualcosa finalmente si muove, con la speranza che si possa contribuire, con i nostri riferimenti valoriali, ad offrire una valida risposta ai problemi presenti in Italia e nel mondo.
Ettore Bonalberti
Venezia, 9 Agosto 2017

 

 
     
 

30 Luglio 2017

Attuare la Costituzione è l’imperativo categorico


Continua martellante su alcuni giornali la domanda: “ Credi sia giusto cambiare la Costituzione?”
Domanda sbagliata: il tema NON È  CAMBIARE, ma, ATTUARE LA COSTITUZIONE!
E’ quello che gli italiani hanno deciso il 4 dicembre scorso, con la vittoria netta del NO alla “deforma” costituzionale voluta dal trio dei “ giuristi dell’Arno”: Renzi-Boschi-Verdini, su sollecitazione dei grandi poteri finanziari, JP Morgan in testa.
Per riprenderci la sovranità popolare serve ripristinare la sovranità monetaria, che non esiste più, da quando, con il decreto legislativo n.481 del 14.12.1992 , superando la legge bancaria del 1936, che stabiliva la netta separazione tra banche commerciali e banche d’affari, si è  reso possibile il controllo maggioritario della Banca d’Italia da una decina di edge fund anglocaucasici  e  nord americani.
Banca d’Italia non è più, di fatto, un istituto di diritto pubblico.
Noi vogliamo la nazionalizzazione della Banca d’Italia per riprenderci la nostra sovranità e il ripristino della separazione tra banche commerciali e banche d’affari.
Serve per questo una vasta mobilitazione popolare, come quella che con i comitati del NO siamo riusciti ad attivare il 4 Dicembre scorso.

Ettore Bonalberti
Venezia, 30 Luglio 2017

 

 
     
 

27 Luglio 2017

Stato dell’arte nell’area politica cattolico popolare


Sono molte le persone che nella confusione in cui è scaduta la politica italiana si chiedono cosa ne sia dei cattolici, dei popolari e dei democratico cristiani.
Seguo da “osservatore attivamente partecipante” quanto avviene nella vasta e articolata galassia del mondo cattolico sin dagli anni della lunga marcia nel deserto (1993-2010) e, soprattutto, con i diversi tentativi compiuti con l’On Gianni Fontana di dare pratica attuazione alla sentenza della suprema Corte di Cassazione n.25999, del 23.12.2010, secondo cui “la DC non è mai stata giuridicamente sciolta”.

Finalmente dopo svariate sperimentazione, su autorizzazione del tribunale di Roma, si sono riuniti i soci storici DC il 26 Febbraio all’Ergife a Roma i quali, a norma del codice civile, hanno eletto Presidente dell’associazione “ Democrazia Cristiana” l’on Gianni Fontana.
L’unica certezza giuridica oggi è proprio l’esistenza di un organo della DC, il Presidente dell’associazione, il quale con l’assemblea dei soci storici, per intenderci quelli che erano tali nel 1992-93 i quali o hanno rinnovato la loro adesione nel 2012 in occasione della convocazione del Congresso o intendano rinnovarla confermando la loro adesione, costituiscono l’unico punto di riferimento che possa legittimamente ricollegarsi alla DC storica.

Dalla riunione dell’Ergife, Gianni Fontana, con Renato Grassi sta svolgendo un serio lavoro di ricucitura non solo con gli esponenti più in vista dei partiti e movimenti che si ricollegano alla DC, ma, soprattutto, con tutti gli amici che hanno espresso la volontà di concorrere a celebrare insieme il prossimo XIX Congresso nazionale unitario di tutti i democratico cristiani italiani.
Una prossima assemblea dei soci DC definirà le norme con cui avviare il tesseramento e le regole per la celebrazione del Congresso.

Accanto a questa certosina opera di ricomposizione di tutte le diverse anime democratico cristiane che anelano a ricostruire l’unità del partito, molto significativa è stata anche l’azione che Gianni Fontana ha svolto per avvicinare e riunire gruppi, movimenti e associazioni nella Federazione di sovranità Popolare.

Parallelamente con il sen Ivo Tarolli ho concorso ad avviare un processo di ricomposizione della complessa realtà cattolica, liberale e popolare, partendo proprio da Rovereto (Luglio 2015) nella casa del Beato Antonio Rosmini, padre del cattolicesimo liberale italiano.
Da Rovereto a Orvieto ( patto di Orvieto del Novembre 2015), dopo alcuni importanti incontri interregionali a Padova e a Salerno, nel Gennaio 2017 si è tenuto alla Bonus Pastor di Roma l’incontro di oltre cinquanta gruppi, associazioni e movimenti di ispirazione cattolica, i quali, in presenza  di Mons Toso, vescovo di Faenza, hanno condiviso il progetto di concorrere a dar vita a un nuovo soggetto politico: ”laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, transnazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, inserito a pieno titolo nel PPE da far tornare ai principi dei padri fondatori ( Adenauer, De Gasperi e Schuman) , alternativo al socialismo trasformista renziano e ai populismi estremi”.

Questa stesso  obiettivo è stato assunto dai DC riunitisi a Camaldoli il 17 e 18 Giugno scorso, così’ come affermato nel documento conclusivo, dopo un serrato confronto con numerosi interventi che saranno raccolti nel “Codice di Camaldoli 2017”.

Il 12 Luglio presso l’Istituto Luigi Sturzo a Roma si è costituita con atto notarile l’associazione “ Costruire Insieme” che ha affidato la presidenza  al sen Ivo Tarolli, presente l’ex Governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio che ha seguito sempre con grande interesse il processo avviato.

Il 25 Luglio l’assemblea dei soci riunitasi presso la sede sociale alla Fondazione Italia sostenibile, ha varato l’organigramma del sodalizio così formato:
Presidente: Ivo Tarolli
V.Presidente vicario: Avv. Paolo Voltaggio;
Tre vice presidenti con deleghe operative: Ing. Fabio Cristofari, con delega per il coordinamento del programma, Dott.ssa Barbara Casagrande, con delega per sussidiarietà e corpi intermedi,  Dott.ssa Antonella Dursi, con delega per relazioni con organismi del volontariato e assistenza.

Il Comitato di Segreteria è completato con gli amici: Dott. Sergio Marini, ex Presidente della Coldiretti, Segretario Generale; Dott. Marco D’Agostini, Vice Segretario generale  responsabile  per l'organizzazione, Dott. Ettore Bonalberti, responsabile della comunicazione, l’ex DG Consob, Dott. Gaetano Caputi, responsabile per le relazioni industriali; l’avv. Francesco Rabotti, Tesoriere; Dott. Raffaele Bonanni, già Segretario Nazionale della CISL, responsabile per la formazione; On. Domenico Menorello, responsabile per le relazioni istituzionali.
La parte programmatica sarà sviluppata dal Comitato Tecnico Scientifico formato da diversi  Dipartimenti: Etica e Società Prof. Antonino Giannone; Antropologia e bioetica On. Luisa Santolini, già Presidente del Forum delle famiglie; Sicurezza e Difesa Gen. Giulio Fraticelli, ex Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Globalizzazione e Finanza Dott. Gianluca Oricchio; Politiche Sociali Dott. Tiziano Melchiorre; Giustizia on Giuseppe Gargani; Piccole e Medie Imprese Avv. Fabrizio Bonanni Saraceno; Bio-economia e Ambiente Prof.  Luciano Pilati; Salute dott. Gabriele De Simone; Mov. Cristiani Europei Ing. Giuseppe Rotunno, Casa e Giovani coppie dott. Carmine Spiaggia; Web e Social Media, Avv. Riccardo Fratini, Emigrazione dott. Natale Forlani; Diritti fondamentali e legislazione sull’informazione Prof. Leonardo Bianchi; Lavoro Prof. Giuseppe Sabella; Attuazione Costituzione dott. Leonardo Ranieri Triulzi e Dott. Luigi Intorcia.; Trasparenza Dott. Giovanni Tomei; Enti Locali, Dott. Paolo Floris; Legislazione sulla famiglia Avv. Cosimo Iannone.

Da rimarcare che sono già quasi 60 i soggetti coinvolti, che ora sono tutti impegnati a sviluppare una capillare presenza, anche attraverso la Rete, sull'intero territorio nazionale.
“Costruire Insieme”,  espressione  di associazioni e gruppi dell’area cattolica e  popolare.

In definitiva é tutto bene ciò che va nella direzione della ricomposizione dell’area cattolica e popolare. In attesa di celebrare il nostro XIX Congresso nazionale unitario della DC, al quale il Presidente Gianni Fontana sta dedicando tutte le sue energie, quest’avvio dell’attività dell’associazione “ COSTRUIRE INSIEME” guidata dall’amico Ivo Tarolli è una tappa importante di un percorso iniziato a Rovereto nel Luglio 2015.

Alla fine i vari rami deltizi dell’area cattolica e popolare, ci auguriamo che possano ritrovarsi uniti su una proposta politica all’altezza dei bisogni del Paese e con una rinnovata classe dirigente in grado di conquistare il consenso degli elettori.

Ettore Bonalberti
Venezia, 27 Luglio 2017

 

 
     
 

23 Luglio 2017

Un grande Piano nazionale di protezione civile


“Paese di inaugurazioni e non di manutenzioni”, così Leo Longanesi scriveva dell’Italia e, mai come oggi, quella sua triste connotazione del nostro Paese risulta così appropriata.
Incendi boschivi dolosi ( perché non esistono in realtà fenomeni di autocombustione) che , secondo la stima di Legambiente “solo in questo primo scorcio di estate 2017, da metà giugno ad oggi, sono andati in fumo ben 26.024 ettari di superfici boschive, pari al 93,8% del totale della superficie bruciata in tutto il 2016”; carenza idrica causata dalla siccità e dalla vetustà di una rete idrica che secondo le stime del Censis è soggetta a una perdita d’acqua di almeno il 32%; frequenti succedersi di disastrose alluvioni, frane e la drammatica realtà di un dissesto idrogeologico che è la condizione prevalente in vaste aree del nostro territorio nazionale.

Se a questi eventi, le cui cause sono ampiamente riconducibili alla responsabilità di noi cittadini, massime quelle di chi è titolare di funzioni politico istituzionali, aggiungiamo  i  frequenti terremoti che sconvolgono intere comunità locali, l’Italia mostra sempre più l’immagine di un Paese totalmente alla deriva.

Con un patrimonio edilizio  storico e  artistico culturale tra i più importanti nel mondo,  mai analizzato nella sua reale capacità di resilienza e strutture abitative accumulate nei secoli, comprese le ultime, poche, costruite secondo regole antisismiche solo di recente obbligatorietà normativa, siamo obbligati a redigere “la carta di identità degli edifici” e a sviluppare un piano di interventi a medio lungo periodo per la preventiva sistemazione strutturale del nostro immenso e assai fragile patrimonio edilizio. Contro la furia sin qui imprevedibile dei terremoti poco o nulla possiamo fare, ma contro l’imprudenza e l’ignavia degli uomini, compresa quella dei responsabili istituzionali di scarsa visione strategica, abbiamo il dovere di reagire e assumerci tutti insieme le nostre responsabilità.

Ho avuto la fortuna di conoscere da vicino la realtà del sistema forestale italiano, avendo diretto per quindici anni l’Azienda regionale delle foreste della mia Regione, il Veneto, e, successivamente quella della protezione civile di una delle regioni leader, la Lombardia, nella quale ho svolto la funzione di direttore generale dell’assessorato regionale delle opere pubbliche, politiche per la casa e protezione civile.

Sul sistema forestale la mia lunga battaglia condotta con il compianto gen. Alfonso Alessandrini, capo del CFS da lui difeso strenuamente sino alla sua scomparsa, per superare l’assurda dicotomia esistente tra le vecchie competenze e funzioni del Corpo Forestale dello Stato e dell’Azienda di Stato per le foreste demaniali con quelle affidate dalla Costituzione alle Regioni, è miseramente finita con il semplice assorbimento del fu CFS nell’arma dei carabinieri, senza dare soluzione efficiente ed efficace alla frammentazione delle politiche regionali forestali prive di un reale coordinamento strategico.
Unica lodevole eccezione,  il permanere di quel  ancorché debole strumento di scambio di informazioni tecnico specialistiche rappresentato dall’ANARF ( Associazione Nazionale delle Attività Regionali Forestali) che abbi l’onore di avviare con l’amico scomparso Sergio Torsani, presidente dell’Azienda regionale delle foreste di Regione Lombardia.

Le esperienze da me maturate a contatto delle realtà forestale italiana e la diretta funzione di guida amministrativa della protezione civile in una realtà tra le più avanzate del Paese, mi hanno permesso di formulare a suo tempo un vero e proprio Piano per la difesa della montagna e della nostra sicurezza idraulica, che denominai PRO.MO.S. ( Progetto Montagna Sicura). Un Piano che non si è mai potuto realizzare perché si sa “ gli alberi non votano” e i tempi per la difesa del territorio sono troppo lunghi rispetto a quello di interesse dei politici dal corto respiro.

Gli obiettivi del progetto PRO.MO.S. erano quelli  di definire linee strategiche per la sicurezza in montagna e di promuovere interventi coordinati nell’ambito di una pianificazione a scala di bacino idrografico.

Nel campo della protezione del territorio, in particolare dai rischi di tipo idrogeologico, tutte le iniziative dovrebbero essere orientate alla sostituzione dell’attuale approccio “reattivo”, basato prevalentemente sulla gestione dell’emergenza, con un approccio di tipo “proattivo”, basato sulla prevenzione, cioè sulla pianificazione e realizzazione di attività atte a ridurre il rischio di accadimento di eventi calamitosi e comunque di limitarne gli effetti dannosi. In questa ottica si possono identificare alcune specifiche tematiche di studio e di intervento:

  1.  Monitoraggio di parametri idrologici e geologici

 

L’acquisizione di misure, anche in tempo reale, su parametri idrologici e geologici caratteristici dei fenomeni naturali che possono innescare situazioni di rischio rappresenta sicuramente una delle prime priorità. Una componente rilevante dell’incertezza nella valutazione del rischio, soprattutto di tipo idrologico e idrogeologico, deriva dalla mancanza di dati sufficienti sull’evoluzione nel tempo di elementi dinamici del territorio, quali versanti e corsi d’acqua. Attività di razionalizzazione, coordinamento e potenziamento delle attuali reti di misura (le diverse ARPA regionali , Consorzi, Centri di monitoraggio, ecc.) sarebbero quindi auspicabili, soprattutto in un’ottica di benefici di lungo periodo. 

  1. Analisi e mappatura dei rischi naturali

 

L’organizzazione della conoscenza del territorio è il primo strumento operativo per l’analisi e quindi a prevenzione dei rischi naturali. Le iniziative in questa direzione là dove sono state avviate, dovrebbero essere potenziate e coordinate in un programma a lungo termine, in modo da perfezionare la mappatura del rischio di dissesto territoriale. Nell’analisi delle aree di rischio è particolarmente importante l’approfondimento delle possibili interazioni tra i diversi tipi di rischio, in una visione integrata delle problematiche legate sia alla erosione dei versanti e dell’assetto idrogeologico del reticolo idrografico.

 

  1. Definizione di piani di gestione delle emergenze in caso di disastri naturali

.             I piani di emergenza  rappresentano strumenti nel contempo delicati ed indispensabili per una razionalizzazione  del soccorso qualora dovesse verificarsi una calamità. La normativa vigente in materia definisce quelli che sono gli obiettivi che attraverso questi piani bisogna  raggiungere, ma manca una standardizzazione della loro stesura e dei contenuti che sono indispensabili per attivare la complessa macchina della Protezione Civile in situazioni di emergenza. Pertanto un approfondimento di queste tematiche, nonché la definizione di linee guida  da seguire in tali Piani diviene un obiettivo prioritario in questo settore.

 

 

  1. Definizione di linee guida di intervento mirati alla riduzione dei rischi

La definizione di linee guida per la realizzazione di interventi di tipo proattivo per la riduzione dei rischi consente da un lato di controllarne l’efficacia operativa, dall’altra di orientare la loro pianificazione, inserendoli in un contesto razionale e omogeneo a scala di bacino idrografico. In condizioni di risorse limitate, risulta anche importante l’individuazione delle priorità d’intervento, in base sia alla probabilità di accadimento dei vari tipi di eventi disastrosi, sia alle loro conseguenze sul territorio.

Credo che, data l’urgenza della situazione italiana,  sarebbe quanto mai opportuno riproporre quelle linee guida ed avviare un grande Piano di Servizio Civile nazionale da coordinare con e nelle diverse realtà regionali, orientato a progetti di riforestazione tanto più urgenti, dopo le sciagurate distruzioni boschive di quest’estate e tuttora in corso, e per la difesa idrogeologica nazionale non più rinviabile.

Con una disoccupazione giovanile che sfiora e in talune aree supera il 40%, questo Piano nazionale potrebbe rappresentare un’utile occasione per offrire alle nuove generazioni la possibilità di mettere in campo le diverse attitudini e/o di acquisirne di nuove, in un ambito, la difesa del territorio, di cui l’Italia ha assoluta necessità primaria.

Solo così potremo sfatare la diagnosi di Longanesi e far diventare finalmente l’Italia “un paese di manutenzioni e non solo di inaugurazioni”. Certo servirebbe una diversa classe dirigente dedita veramente al bene comune e non alla mera sopravvivenza autoreferenziale nei luoghi privilegiati del potere. Di questa, però, saranno i cittadini elettori a definirne a breve le future identità.

Ettore Bonalberti
Venezia, 23 Luglio 2017

 

 

 

 

 
     
 

22 Luglio 2017

Convegno/Congresso del NCDU del Veneto


 

Interessante incontro ieri al Convegno/Congresso regionale  del NCDU del veneto tenutosi presso l’Hotel ai Pini di Mestre.
Presenti il presidente nazionale del NCDU, Mario Tassone, con Nino Gemelli e Nino Marinacci, Luciano Finesso è stato confermato coordinatore regionale del NCDU del Veneto.
Anche a nome degli amici Gianni Fontana, Presidente della DC e dell’On Mimmo Menorello, deputato popolare di Padova, ho portato il saluto degli amici democratico cristiani della nostra regione.
Ho esordito affermando che “ va tutto bene ciò che va nella direzione della ricomposizione dell’area popolare e democratico cristiana”, atteso che nostro primario dovere è ricostruire la nostra identità sul piano dei valori  per concorrere da democratico cristiani alla costruzione del nuovo soggetto politico laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, trans nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, inserito  pieno titolo nel PPE da far tornare ai principi dei padri fondatori: Adenauer, De Gasperi e Shuman, alternativo al trasformismo socialista renziano e ai populismi estremi.
Dalla dottrina sociale della Chiesa traiamo la forza per opporci al turbo capitalismo finanziario dominante, che ha trasformato la Banca d’Italia da un istituto di diritto pubblico, in un ente controllato, indirettamente, da una decina di hedge fund speculatori stranieri  (Vanguard, State Street, Fidelity, Black Rock, Black Stone, Northern Trust, T.Rowe Price, JP Morgan Trust, BNP Paribas Trust…), che creano i prestiti e i depositi delle banche italiane con un clic.
Senza sovranità monetaria, che in tal modo si è sostanzialmente perduta, anche il concetto di sovranità popolare e, dunque, della stessa democrazia, si riduce a un mero concetto astratto.
Compito dei democratici cristiani sarà quello di concorrere con tutte le componenti politiche disponibili a riportare la Banca d’Italia sotto il diretto controllo pubblico e a reintrodurre la separazione tra attività bancarie commerciali e attività speculative finanziarie, così com’era con la legge bancaria del 1936, colpevolmente annullata con il d.legislativo n.481 del 14 dicembre 1992.
Molto positivo l’impegno assunto di convocare congiuntamente in autunno una grande assemblea di tutti i democratico cristiani e  popolari del Veneto.

Ettore Bonalberti
Venezia, 22 Luglio 2017

 

 

 

 
     
 

13 Luglio 2017

Prima tappa per la ricomposizione dell’area cattolico popolare


Costruire Insieme, Associazione che si è presentata ieri all'istituto L. Sturzo di Roma e che, fra soci fondatori e soci costituenti, raggruppa quasi una cinquantina di realtà cattoliche italiane nasce con un obiettivo innovativo e ambizioso: quello dell' Unità Possibile dei tanti partiti, movimenti e associazioni impegnati nel nostro Paese.
Un primo passo quindi, per consentire un'aggregazione più ampia, aperta ed estesa a tutto il territorio nazionale.
L'iniziativa è stata condivisa:
1. Per superare la parentesi dell'irrilevanza di questa ultima fase;
2. Per consentire ai Cattolici di essere utili al Paese, soprattutto in una fase difficile, come quella che si registra in questi anni: dove difficoltà e sofferenze hanno raggiunto un grado non più sopportabile.
3. Per innervare i principi e gli insegnamenti  della Dottrina Sociale Cristiana di contenuti e proposte che il tempo richiede.
Questo rinnovato protagonismo che è chiamato a rendere chiara e forte la sua "Identità",  ha come punto d'approdo, il favorire la nascita di un Nuovo  Grande Soggetto Politico che abbia la chiara connotazione della novità, della democraticità  della sua vita interna e della pluralità delle Culture che lo contraddistingue.
Questo percorso, iniziato da tempo, se da una parte non va alla ricerca di primazie, dall'altro non accetta di essere usato o strumentalizzato!
 Intende invece far vincere la cultura del Dialogo, della paziente ricerca di convergenze con altre esperienze che mirano a comuni obiettivi e della collaborazione cooperativa, convinti sia la unica strada che possa aiutare l'italia a superare le sue difficoltà.
Sono affermazioni che abbisognano di testimonianze e progetti concreti che cercheremo di realizzare. È lo dimostreremo!
Ci ha fatto piacere che alla presentazione del Progetto abbiano partecipato parlamentari in carica. Riteniamo perché condividono la necessità che la "ripartenza"per costruire un Grande Progetto veda protagonista e prima fila soprattutto le forze sociali e i Movimenti che chiedono impegno e tanta generosità.

I Fondatori:Ivo Tarolli-Presidente, Paolo Voltaggio-vice vicario, Eleonora Mosti, Ettore Bonalberti, Tiziano Melchiorre, Marco D'Agostini, Francesco Rabotti e Fabio Cristofari, Sergio Marini, Raffaele Bonanni

Roma, 13 Giugno 2017

 

 

 
     
 

4 Luglio 2017

Si apra un dibattito pubblico sulla situazione bancaria italiana


E’ tempo di aprire un dibattito pubblico sulla situazione bancaria italiana e internazionale.
Avuta conferma che le più importanti banche private italiane sono controllate direttamente dagli edge fund anglo-caucasici (sede legale nella city of London e fiscale nel Deleware, origine cazara del Caucaso ) e nordamericani( Vanguard, State Street Fidelity, Black Rock, Blackstone, Northern Trust, T-Rowe price, JP Morgan Trust, Franklyn Templeton) Bnp Paribas Trust, ecc) i quali controllano così la quota di maggioranza della stessa Banca d’Italia, le scelte sin qui effettuate sul MPS (Monte dei Paschi di Siena) prima e quelle proposte per le due banche venete, non possono più essere fatte passare in cavalleria.

Non possono più essere taciute le sistematica truffe perpetrate dagli edge funds, che sono la vera guida della cabina di regia bancaria, a danno dei risparmiatori, del fisco italiano e delle stesse banche, dopo la decisione assunta   con il d.legislativo n.481 del 14 dicembre 1992, che ha abolito la separazione tra banche di prestito e banche speculative tassativamente prevista dalla vecchia legge bancaria del 1936.

Più volte abbiamo tentato di sollecitare iniziative parlamentari su tali temi, ma anche autorevoli amici hanno fatto come le tre scimmiette: non hanno visto, non hanno udito, non hanno parlato. Che ciò sia dovuto ad ignoranza, ignavia , sudditanza o, peggio a interessi malcelati, non saprei dire. Certo è che molti degli ex dirigenti politici europei e alcuni dei nostrani, alla fine si ritrovano spesso, direttamente o indirettamente, nei libri paga delle solite multinazionali del finanz capitalismo.

Sin qui solo il M5S ha sollevato questi temi con interrogazioni parlamentari che hanno dato conferma di quanto su esposto.

Anche noi “ DC non pentiti” ci uniamo a sostegno di queste battaglie, considerando che la DC ebbe sempre a cuore la difesa della separazione delle attività bancarie e con la sua politica economica e finanziaria l’Italia poté  raggiungere la quinta posizione tra le potenze industriali del pianeta. Ora, invece, il nostro Paese, sottoposto al giogo del finanz-capitalismo, viene spinto sempre più in basso, le nostre vecchie aziende di valore mondiale sono acquisite a prezzi di svendita e le classi popolari e i ceti medi produttivi vengono  ridotti al progressivo impoverimento.

Una class action contro i responsabili di tale sciagurata realtà andrà organizzata con il massimo di partecipazione popolare
Due obiettivi politici li condividiamo con il M5S: nazionalizzazione della Banca d’Italia, prerequisito essenziale della nostra sovranità nazionale e separazione delle attività delle banche di prestito/commerciali da quelle speculative.
Bisogna partire da qui per qualsivoglia politica autenticamente riformatrice nel nostro amato  Paese. Basta con i provvedimenti iniqui come quelli decisi su MPS e che si intendono adottare su Banca Popolare del Veneto e Banca Popolare di Vicenza, con i quali, mentre si riducono alla miseria e alla fame onesti cittadini e risparmiatori, si lasciano in incomprensibile  libertà gli inetti  responsabili di quelle fallimentari gestioni bancarie.

Ettore Bonalberti
Venezia, 4 Luglio 2017

 

 
     
 

2 Luglio 2017

INSIEME sì, ma senza confusioni


Abbiamo appreso che l’avv.Pisapia intende chiamare il nuovo movimento politico della sinistra: “ INSIEME”.
Tale indicazione se, da un lato, ci fa piacere, a dimostrazione che quanto da noi scelto nell’ormai lontano anno 2000, trova riconoscimento su altra sponda politica alternativa a quella da noi proposta, dall’altro necessita di alcune puntualizzazioni al fine di evitare confusioni.
Risale, infatti, all’11 Febbraio 2000 l’iscrizione della testata giornalistica “ INSIEME” al n. 1358
del ruolo generale della stampa presso il tribunale di Venezia, così come risale al 5 Dicembre 2008 la nascita dell’associazione “INSIEME” .
Insieme è un'associazione, senza scopo di lucro, che si ispira alla carta dei valori del PPE: dignità della persona, libertà e responsabilità, eguaglianza, giustizia, legalità, solidarietà e sussidiarietà.

Uno degli obiettivi è di ragionare insieme sui fatti politici, economici, sociali, culturali ed avvenimenti di attualità. Gli strumenti sono convegni, seminari, indagini, ricerche, formazione, pubblicazioni. Per meglio comunicare con tutti è stato creato un portale che informa e dialoga attraverso un blog (www.insiemeweb.net).

L'Associazione, alla quale aderiscono principalmente dei democratici cristiani e laici ispirati ai valori dell’umanesimo cristiano,  si relaziona con la società civile per dialogare con la gente, interpretarne le esigenze e sollecitare le Autorità competenti a recepirle, dimostrando che la politica deve essere attenta non solo alla difesa degli interessi, ma anche alla testimonianza dei suoi valori fondanti.
Abbiamo scelto di chiamare la nostra Associazione "INSIEME" proprio perché il filo conduttore è la volontà di mettere assieme più soggetti che, pur avendo esperienze, storie e provenienze politiche diverse, condividono l'obiettivo di collaborare per dare un'anima popolare al costituendo nuovo soggetto politico laico, democratico, popolare,liberale, riformista, europeista, transnazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, alternativo alla sinistra trasformista renziana e ai populismi estremi.
L'Associazione è nata anche come strumento in grado di stimolare i giovani a riavvicinarsi alla politica intesa come "servizio per il bene di tutti".
Ci auguriamo che gli amici dell’avv.Pisapia tengano conto di quanto da noi esposto al fine di evitare spiacevoli confusioni, in una fase della politica che reclamerebbe il massimo della trasparenza e della  chiarezza.

 Ettore Bonalberti
Venezia, domenica, 2 Luglio 2017

 

 

 

     
 

29 Giugno 2017

Una bella notizia


Una bella notizia che attendevamo da molto tempo. E’ stata raggiunta l’intesa e finalmente si potrà celebrare il XIX Congresso nazionale della DC, dando pratica attuazione alla sentenza della Cassazione n.25999 del 23.12.2010 secondo cui: “ la DC non è mai stata sciolta giuridicamente”. Grazie agli amici che hanno concorso alla soluzione di un contenzioso e, adesso, serve la partecipazione convinta di tutti gli italiani “DC non pentiti”.


Ecco il testo della lettera di convocazione dell’assemblea dei soci DC inviata dal Presidente della DC, On.Gianni Fontana:

Cari amici,
Nel pomeriggio di oggi, 27 giugno, si è svolta una riunione alla quale hanno partecipato il presidente dell'Associazione Democrazia Cristiana, Gianni Fontana, insieme  con Renato Grassi e altri aderenti all'Associazione, il vice presidente dell'Associazione Iscritti alla Democrazia Cristiana nel 1993, Franco De Simoni, Antonio Di Stefano e Antonio Paris per l'Associazione Italiani del Terzo Millennio, Vincenzo Feola per la coop sociale onlus PRL.
La riunione è stata convocata da Gianni Fontana.
Dopo ampio dibattito, al termine della riunione si è deciso di convocare una Assemblea Nazionale degli iscritti alla Democrazia Cristiana finalizzata alla convocazione del XIX Congresso Nazionale della Democrazia Cristiana.
Alcuni amici hanno all'inizio sostenuto che all'Assemblea dovessero poter partecipare solo gli iscritti all'Associazione presieduta da Fontana, ma dopo ampio dibattito si è raggiunto un accordo generale sulla decisione che l'Assemblea Nazionale sarà aperta, oltre che ai soci dell'Associazione Democrazia Cristiana, a tutti gli iscritti alla Democrazia Cristiana nel 1992/1993.
Si è concordato di convocare l'Assemblea Nazionale dei soci della Democrazia Cristiana attraverso il massimo di comunicazione via internet, facebook, con pubblici proclami e con pubblicazioni a pagamento su alcuni giornali nazionali.
L'Assemblea si terrà a Roma il 9 settembre 2017 in una sede che sarà comunicata nei prossimi giorni. I soci 1992/1993 dovranno dimostrare agli organizzatori dell'Assemblea, entro il 31 luglio p.v. , la loro iscrizione al Partito della Democrazia Cristiana, con modalità che saranno comunicate nei prossimi giorni.
L'Assemblea deciderà le regole e le date dei congressi provinciali e regionali propedeutici a quello nazionale.
Il Presidente della DC
Gianni Fontana
Roma, 27 Giugno 2017

 

 

 

     
 

28 Giugno 2017

Non possiamo più restare fermi a guardare

 

 

Perdere Sesto  San Giovanni,” il cuore rosso” della Lombardia e dell’Italia, è il segno indiscutibile della perduta identità. Scrivo del PD renziano, come di una struttura residuale ridotta a un Golem, un ircocervo senza anima e senza più cultura di riferimento ideale e storico politica.

Il renzismo, infatti, altro non è che il tentativo, fortunatamente fallito, con cui i poteri finanziari internazionali dominanti hanno tentato di superare ciò che restava della nostra costituzione formale e materiale, per lor signori “ troppo socialista”, come quella di altri Stati del Sud Europa.

Fortunatamente la saggezza degli italiani il 4 dicembre scorso ha vinto: i NO al referendum hanno  prevalso sul SI renziano e molti degli stessi elettori del PD, già militanti del PCI-PDS-DS, hanno scoperto il latente inganno; così come lo hanno fatto, Domenica scorsa ai ballottaggi, gli ex comunisti di Genova, La Spezia, Pistoia e, appunto, la  storica base rossa di Sesto.

Questo PD renziano, un melting pop di centro sinistra, non risulta più appetibile, né sul centro destra dello schieramento, su cui Renzi puntava le sue fiches, né tantomeno a sinistra, dove ha provocato, semmai, l’avvio di un progetto-processo di ricomposizione di quell’area da sempre presente nella storia, nella cultura e nella politica italiana.

L’infantile lettura giustificazionistica dei risultati dei ballottaggi da parte di Renzi ( “ risultati a macchia di leopardo”), è l’ennesima dimostrazione della pochezza di analisi culturale del “ giovin signore fiorentino”.

Un Paese, nel quale la partecipazione al voto è ormai ridotta a meno del 50%, vive una crisi di democrazia il cui esito può giungere a conseguenze quanto mai disastrose e non necessariamente di tipo progressista.

L’anomia sociale che si accompagna a una crisi morale e politico culturale, di un’Italia dominata a livello finanziario dagli edge funds caucasici e USA (Rothschild, JP Morgan,.Morgan Stanley e C.) inutilmente, almeno sin qui, denunciati in tutte le sedi da alcuni ambienti ben informati sulle cose bancarie interne e internazionali, se non sarà superata da una rinnovata partecipazione politica dal basso, condurrà alla definitiva disgregazione di ciò che resta della nostra democrazia, insieme a quella sovranità popolare rivendicata e difesa dal voto per il NO il 4 dicembre 2016.

La disaffezione al voto e le difficoltà delle sinistre in una delle scadenze elettorali, come quelle amministrative locali,  nelle quali storicamente avevano sempre dimostrato le migliori performances, sono alcune delle più importanti risultanze del voto dei ballottaggi  nei quali, tuttavia, per nostra colpevole assenza, è mancata la presenza di una forza politica cristianamente ispirata.

Ora ci attendono le elezioni regionali siciliane, ennesimo test elettorale prima di quelle politiche, che oggi appaiono, più realisticamente, slittare al prossimo 2018. Primo impegno, dunque, sostenere gli amici DC siciliani, che si stanno impegnando per la presentazione di una loro lista e, contemporaneamente, avviare da subito la nascita dei comitati civico popolari in tutte le realtà regionali e provinciali dell’Italia.

A Gianni Fontana il compito non più rinviabile di unificare nella federazione dei democratici cristiani le ultime frange della nebulosa ex DC, per preparare insieme la prossima tre giorni (14-15-16 Luglio) programmatica, in cui redigeremo la proposta politica della DC per il Paese e il congresso unitario dei DC italiani da celebrarsi entro il mese di Ottobre.

L’Italia, stanca degli “innominati illegittimi” e dei saltimbanchi trasformisti parlamentari, attende una nuova classe dirigente che, ispirandosi ai principi della dottrina  sociale cristiana, ossia alla più avanzata analisi e proposta alternativa alle criticità della globalizzazione e al potere del finanz- capitalismo, sappia corrispondere alle attese delle classi popolari e di un ceto medio abbandonato e senza speranza.

Ettore Bonalberti
28 Giugno 2017

 

 

 

 

27 Giugno 2017

Primo comitato civico popolare nella città metropolitana di Venezia

 

 

Ho inviato agli amici DC della provincia di Venezia l’invito ad avviare il primo comitato civico popolare della città metropolitana.
Mi auguro possa costituire un primo esempio di modello organizzativo per la nuova DC che insieme a Gianni Fontana intendiamo sviluppare, partendo dal basso, con la sperimentazione di nuove forma di partecipazione più aperte alle attese dei nostri cittadini ed elettori. Il preoccupante astensionismo dal voto registrato da tempo ( ai ballottaggi ha votato meno del 50% della base elettorale) o si supera colmando il deficit di partecipazione politica o la nostra democrazia, già ridotta a poca cosa dalla dominanza dei poteri finanziari concentrati a livello mondiale nei gestori proprietari degli edge funds caucasici e USA ( Rothschild, JP Morgan, Morgan Stanley….) finirebbe con il dissolversi totalmente.
Mi auguro che il tentativo trovi adesione tra i nostri vecchi e nuovi amici DC veneziani e che possiate anche voi tentare modelli sperimentali analoghi nella vostra realtà provinciale.
I comitati civico popolari credo possano rappresentare lo strumento per una rinnovata partecipazione popolare dei cittadini alla vita politica, diventando luoghi di discussione dei principali problemi locali e globali, senza la vecchia strutturazione delle sezioni, oramai superata, e momenti di formazione politica per le nuove generazioni.
Grazie al think tank “ Veneto pensa” e al nostro sito web: www.insiemeweb.net collegabile in rete con altri blog e siti compatibili, si potrà anche sviluppare una partecipazione on line in tempo reale, particolarmente fruibile dai giovani internauti.
 Una riunione degli amici DC veneziani interessati sarà indetta entro la prima settimana di Luglio per procedere all’avio del comitato civico, augurandomi l’adesione di molti degli amici ex DC o aspiranti tali.
Anche dal web mi attendo eventuali richieste di partecipazione.

Ettore Bonalberti
Martedì, 27 Giugno 2017

 

 

 

 

 

26 Giugno 2017

Un primo commento ai risultati di ieri

 

 

“ Risultati a macchia di leopardo”, così si consola Matteo Renzi dopo la batosta elettorale di ieri alle elezioni amministrative. Perdere città come Genova, Pistoia, La Spezia, Lodi, Monza, Como, Piacenza e l’ex “Stalingrado d’Italia,” Sesto San Giovanni, è la dimostrazione che l’ircocervo del PD renziano, un Golem senz’anima e cultura politica di riferimento, non è più credibile a un elettorato stanco che diserta il voto per oltre il 50%.

Ora si aprirà la caccia a “ smaccchiare il giaguaro”  dentro il PD, mentre si allontana il rischio di elezioni anticipate. Il centro destra gongola per i positivi risultati,  anche se pesante è la sconfitta padovana del leghista Bitonci, mentre crolla il tentativo di riscatto di Flavio Tosi a Verona.  Succede a chi, negli ultimi diciotto mesi, ha cambiato la sua originaria impostazione, sino alla camaleontica scelta a favore del SI al referendum, fidando nella conversione renziana che non ha pagato, nemmeno col disperato tentativo di risolvere i problemi candidando la compagna Bisinella. I veronesi non hanno gradito la proposta di successione ereditaria familiare “ de noantri”. Buon lavoro, dunque, a Sboarina e alla sua squadra.

Ettore Bonalberti
Venezia, 26 Giugno 2017

 

 

 

 

21 Giugno 2017

Documento finale presentato a Camaldoli

 

 

I partecipanti all’incontro promosso dall’Associazione “Codice di Camaldoli” e dalla Democrazia Cristiana, riuniti presso il Monastero di Camaldoli il 17 e 18 Giugno 2017, per discutere sul tema: “Il mondo cattolico e l’impegno dei cattolici”, dopo un ampio libero serrato confronto si sono trovati uniti nelle seguenti conclusioni:

1. Consapevoli della condizione di assoluta irrilevanza dei cattolici nella vita politica italiana e del perdurare di una colpevole e incomprensibile frammentazione della vasta galassia sociale, culturale e politica che fa riferimento alla dottrina sociale della Chiesa, noi tutti, senza avere lo sguardo rivolto al passato o nostalgie di una perduta egemonia, abbiamo lucida coscienza della condizione in cui vive l’uomo oggi nella società occidentale, nella quale domina ormai un relativismo morale in cui i desideri individuali si vogliono trasformare in diritti, contro ogni principio etico e contro la stessa legge naturale.
a)  A livello esistenziale e socio culturale prevale una condizione anarchica definibile come anomìa: assenza di regole, discrepanza tra mezzi e fini, venir meno dei gruppi sociali intermedi tra individui e Stato. Donde una diffusa frustrazione morale, che può dar luogo ad atteggiamenti regressivi e di aggressività individuale e collettiva; una Anomìa  anche a livello internazionale tra varie visioni proposte (es. cinese, islamica, occidentale o russa) che appaiono incompatibili, se non entro una visione universale (=cattolica).
b) A livello economico trionfa il cosiddetto “turbocapitalismo”: la finanza detta i fini alla politica, con rovesciamento di funzioni e prospettive: con l’avvio all’oscura globalizzazione in cui l’Occidente intende asservire l’intero pianeta. Da tale rovesciamento di valori e prospettive la politica, anziché servizio al bene comune, viene degradata a supporto di poteri finanziari contrari alle esigenze degli esseri umani.

2) È in questa situazione di valori rovesciati che esplodono fenomeni di scontro e guerre che traggono spunto anche da parziali visioni di marca religiosa. E intanto ne fa le spese la stessa concezione sociale additata dalla dottrina sociale della Chiesa.

3) Di qui l’invito a una nuova responsabilità dei cattolici, a proporsi come elemento unitivo per tradurre nella città dell’uomo la dottrina sociale della Chiesa, sulla linea delle  indicazioni di Papa Francesco all’Azione Cattolica nel 150° anniversario della fondazione. Nella situazione italiana sentiamo come prioritario il dovere di concorrere a ricomporre, dopo una lunga stagione di diaspora, l’intera area di ispirazione cattolica per offrire una nuova speranza. E lo vogliamo fare non semplicemente da cattolici individualmente impegnati in una qualsiasi formazione politica, ma da persone unite in una politica di ispirazione cristiana.

4) Siamo impegnati per la costruzione di un'Europa intesa non come un grande stato che imponga comportamenti uniformi ma come ente sovranazionale accomunato nei valori fondanti, aperto al ruolo decisionale dei singoli stati e delle diverse etnie linguistiche e del gruppi sociali di base ove risiede la prioritaria sovranità, una Europa più umana, che tragga linfa vitale dalle libertà civili derivate dalle sue radici cristiane e  all'interno della quale le peculiarità regionali e locali possano lavorare assieme per il benessere comune: secondo l’idea di un’Europa dei popoli e non dei poteri finanziari, un’ istituzione sovranazionale secondo la visione dei fondatori Adenauer, De Gasperi e Spaak e Schumann.
5) Dal punto di vista economico aspiriamo a un mercato libero e civile, ben diverso da quello di una concorrenza che si affidi alla contrapposizione di forze come nel progetto liberale ma che sia controllato dalla società civile con leggi che tutelino le realtà più deboli; e del pari diverso da quello che vuol interventi diretti dello Stato come nel progetto socialista. Vogliamo quella economia “civile” libera da inique imposte su ogni scambio di beni o servizi e sappia tutelare ogni famiglia e ogni individuo non solo nel campo del lavoro ma anche, e prima di tutto, quale consumatore di beni: coniugando in modo equilibrato libertà individuale, responsabilità personale, sviluppo economico e solidarietà sociale. 
6) Riconosciamo il primato della politica quale sintesi ideale e rappresentanza reale di bisogni diversi e diffusi, rifuggendo da inutili conflittualità di parte ma che riassuma i valori sociali di un popolo nella diretta partecipazione dell'Uomo-Cittadino alla costruzione del futuro per sé e per i suoi figli. La traduzione nella “città dell’uomo” degli orientamenti della dottrina sociale della Chiesa e l’applicazione dei principi dell’economia civile alternativi a quelli del finanz-capitalismo dominante quali impegni per una nuova politica ispirata all’umanesimo cristiano, cioè della promozione di tutti i valori umani.
7) La politica non deve limitarsi a strumento per vincere competizioni elettorali, ma agire a salvaguardare e costruire gli interessi delle generazioni future, a cui garantire quel lungo periodo di pace, di libertà e di benessere che i nostri padri hanno assicurato a noi. I valori della Vita, della persona e  della famiglia e dei centri di vita associata che lo Stato deve riconoscere e tutelare, questi gli elementi al centro della nostra proposta.  “Servire la politica e non servirsi della politica” era il motto di don Sturzo e dovrà essere il  monito basilare del comportamento di una nuova classe dirigente. Sosteniamo con forza l'idea di uno Stato che sia espressione delle sue articolazioni territoriali di base come la carta costituzionale ha indicato. Viviamo l'autonomia locale come forma di massima libertà, esaltando la partecipazione responsabile nel rispetto del principio di sussidiarietà portandola anche nella prospettiva europea. Una sussidiarietà che deve riguardare non solo le istituzioni, ma anche il rapporto tra istituzioni e società civile: le istituzioni pubbliche non si sovrappongano a ciò che può far meglio il cittadino singolo o associato nelle sue istituzioni di base che la tradizione e le leggi di natura gli hanno posto dinanzi.
Diamo vita, dunque, a un modello di valori coordinato al primato della Vita e della Famiglia e delle realtà naturali di base, in un assetto democratico italiano ed europeo che sappia coinvolgere tutti coloro che con entusiasmo e motivazione ideale intendono mettere a disposizione le propria intelligenza, capacità e professionalità per il bene comune.
Diamo annuncio della proposta formulata dall’On. Gianni Fontana di incontrarci il 14-15-16 Luglio alla Rocca camaldolese del Garda a Bardolino per predisporre - con rappresentanti delle diverse formazioni sociali, culturali, politiche, delle associazioni e dei gruppi e di singole personalità dell’area cattolica - il programma dei democratico-cristiani per l’Italia; un programma che, coerente con l’ispirazione cristiana, sappia offrire risposte “alle attese e ai bisogni delle famiglie e dei più indigenti e fragili”, ivi compreso il ceto medio vittima di un progressivo impoverimento.
Dall’Abbazia di Camaldoli, 18 Giugno 2017 
Letto, approvato e sottoscritto.
Gianni Fontana
Ettore Bonalberti
Fabrizio Fabbrini
Antonino Giannone

 

 

 

 

12 Giugno 2017

Alcune riflessioni post elettorali

 

 

Perdono i grillini e perde il giovin signore a casa sua, Rignano sull’Arno.
In sede locale tornano, spesso camuffate nelle liste civiche, le coalizioni tradizionali del centro destra e del centro sinistra. A parte la scarsa affluenza, poco più del 60%, nei comuni viene sconfitta l’improvvisazione e l’incapacità di guida sin qui dimostrata dei grillini, e l’arroganza dei Renzi nel loro paesello toscano.

Unico caso clamoroso : Palermo con la vittoria schiacciante di Leoluca Orlando, alla quinta rielezione a Sindaco,  stavolta grazie alla “disinvolta” coalizione PD con il partito dell’impresentabile Alfano, espressione di un camaleontismo politico  senza limiti.

Anche dal voto dell’11 Giugno trova conferma, con l’alto astensionismo ( quasi il 40% degli elettori), la condizione di grave anomia del nostro sistema politico-

O riprendiamo e facciamo rivivere la nostra migliore cultura politica ispirata dalla dottrina sociale cristiana o questo Paese non avrà più speranza. Questa settimana un gruppo di amici DC impegnati nella cultura e nella politica si ritroveranno a Camaldoli e, mi auguro, che di lì si possa riprendere il cammino.......

Il voto amministrativo locale è, in ogni caso, una più convinta espressione degli interessi prevalenti e dei valori propri delle diverse realtà locali. Non sempre, tuttavia, la salvaguardia degli interessi coincide con la coerente difesa dei propri valori, specie là dove questi ultimi risultano fortemente indeboliti o offuscati. Si comprendono così, anche se difficilmente sono giustificabili, i casi dei trasformismi e camaleontismi come quelli di Palermo e che sono annunciati in alcune delle città venete che il prossimo 25 giugno andranno al ballottaggio.

Le dichiarazioni entusiastiche di qualche amico popolare per i risultati del centro sinistra a Padova o della lista familistica tosiana di Verona, dove si profila la conferma di quell’accordo dell’ondivago Tosi e della sua compagna con il PD a guida renziana, non potranno che essere oggetto di attenta riflessione da parte nostra  nei prossimi giorni.

Flavio Tosi e la sua corte avevano virato a sinistra verso Matteo Renzi, nella speranza di un futuro credito politico, già all’epoca del referendum del 4 dicembre scorso, schierandosi apertamente e perdutamente per il SI. Ora, come naufraghi, tenteranno di sopravvivere nella gestione residua del potere locale con un’anomala alleanza con la “sinistra veronese renziana”.

Ieri sera abbiamo visto Maurizio Lupi, uno dei “nominati illegittimi e dei trasformisti transumanti parlamentari”, plaudire entusiasta al risultato veronese, così come di quello del suo amico Alfano in compagnia di Leoluca Orlando il campione della politica dell’“annaccarsi”: il massimo di movimento con il minimo di spostamento.  Contento lui! La parola nella città scaligera  ora  passa agli elettori veronesi che dovranno decidere: se arrendersi alla continuazione di un sistema che tenta la sua riproduzione per via ereditaria locale; una sorta di via americana alla Kennedy e alla Bush “de noantri”, o girare finalmente pagina  per una nuova esperienza politico amministrativa.

Ettore Bonalberti
Venezia, 12 Giugno 2017

 

 

 

26 Maggio 2017

Tempi strettissimi per i DC

 

 

La situazione politica sembra stia assumendo un’improvvisa accelerazione.
La crisi istituzionale in cui viviamo con un parlamento composto da “nominati illegittimi” e una maggioranza drogata dai voti dei “ transumanti mercenari”, è caratterizzata dalla realtà effettuale di un leader mai eletto, Matteo Renzi, che detta i tempi  e comanda a bacchetta, rammentando al povero  Paolo Gentiloni, che  è stato lui “a metterlo in lista alle passate elezioni – come  riportava ieri il Corriere - perché Bersani lo aveva depennato”;  si aggiunga che  altri due leader delle più importanti formazioni partitiche, come Berlusconi e Grillo, per ragioni simili, risultano allo stato degli atti, ineleggibili. 

E’ in questo quadro assolutamente anomalo e mai vissuto prima nella storia della nostra Repubblica e con un Paese in preda a una crisi morale, economica, finanziaria, sociale e politica di assoluta gravità, che il Parlamento degli illegittimi si appresta a varare una legge elettorale frutto del compromesso del Nazareno 2.

I tempi che ci eravamo prefissati, come già scritto alcuni giorni or sono, rischiano di ridursi ancor di più, se, come sembra, venisse approvata la legge elettorale entro Luglio, con elezioni anticipate a Ottobre, atteso che “il giovin signore fiorentino “ non intende passare prima tra le forche caudine degli impegni finanziari derivanti dalle direttive comunitarie.

L’impegno ammirevole del nostro presidente DC, On Gianni Fontana, in giro per l’Italia  ritengo si possa e debba concretizzare al più presto con le seguenti tappe:

  1. appello a tutte le componenti dell’area cattolica e popolare italiana per ritrovarsi insieme a definire il nuovo codice dei democratici cristiani per l’Italia del XXI secolo. Un incontro da tenersi entro la prima metà del mese di Giugno;
  2. sulla base delle indicazioni  politico programmatiche che sortiranno da questo incontro, dovremo convocare il Congresso di tutti i democratici cristiani italiani per definire la linea politica del partito e indicare la nuova classe dirigente con cui avviare il confronto con le altre componenti che intendono perseguire obiettivi politici ispirati ai valori dell’umanesimo cristiano.

Tutto ciò dovrà essere compiuto entro il mese di Luglio se vogliamo disporre dei tempi necessari per partecipare efficacemente alle prossime elezioni politiche.

Ettore Bonalberti
Venezia, 26 Maggio 2017

 

 

 

 

17 Maggio 2017

Ora è tempo di un rinnovato impegno

 

 

Superate le residue difficoltà e consapevoli che i tempi imposti dalla politica italiana non concedono dilazioni in attesa di conclusioni giuridiche, sempre contrastate da chi non vuol vedere rinascere il partito dei democratici cristiani, con l’assemblea dei soci convocata il 26 Febbraio scorso all’Ergife di Roma, l’associazione DC, a norma del codice civile e in conseguenza della sentenza della Cassazione n.25999 del 23.12.2010 ( “ la DC non è mai stata giuridicamente sciolta”)  ha il suo nuovo presidente eletto: l’On Gianni Fontana di Verona.

Avevamo due strade percorribili, se avessimo avuto tempi politici normali: seguire la strada maestra del codice civile, come sostenuto dal Prof Luciani, cui va il merito di aver seguito in tutti questi anni, con pochi altri amici, l’intera vicenda; oppure, quella dello Statuto ultimo del partito, anno 1992: strade entrambe irte di difficoltà e con tempi di attuazione incompatibili con le urgenze della politica.

Ecco perché, rotto ogni indugio, ci apprestiamo ad allargare la base associativa, partendo dall’elenco dei soci effettivi depositati presso il tribunale di Roma in base al quale, ai sensi delle norme del codice civile è stata convocata l’assemblea del 26 Febbraio scorso, chiedendo a tutti gli iscritti alla DC nel 1992-93 se intendono rinnovare l’iscrizione al partito per partecipare, entro settembre-ottobre, alla celebrazione del congresso nazionale della DC.

Stesso invito lo faremo alle generazioni più giovani, che non hanno conosciuto la stagione gloriosa della DC e nemmeno quella più triste della sua fine politica; molti dei  quali  sono stati educati dalla vulgata corrente della “damnatio memoriae” di una DC responsabile di tutti i mali dell’Italia.

L’attuale triste situazione politica di un Paese in preda all’anomia morale, culturale, sociale e politica, con le istituzioni allo sbando e lo stato di diritto ridotto a una formula vuota rispetto al vissuto concreto dei cittadini; il deserto culturale degli attuali schieramenti politici rappresentati da un parlamento di “nominati illegittimi” e con un governo espressione di una maggioranza drogata dall’incostituzionale “porcellum” e inflazionata dal sostegno dei transumanti mercenari, ascari di “servo encomio e di codardo oltraggio”, richiede un ritorno in campo della cultura democratico popolare e cristiano sociale.

Non a caso Papa Francesco nel recente incontro, in occasione dei 150 anni dell’Azione Cattolica Italiana, ha fatto appello ai cattolici per un impegno nella politica: “quella alta e con la P maiuscola”.

Eredi della migliore tradizione democratico cristiana, convinti che il nostro ruolo dovrà limitarsi a favorire l’emergere di una nuova classe dirigente, alla quale consegnare il testimone di una storia politica che ha fatto grande l’Italia, con la fine del tesseramento procederemo a celebrare il Congresso nazionale della DC. Un congresso che intendiamo organizzare insieme a tutte le diverse formazioni di ispirazione politico culturale interessate/bili, per por fine alla tragica diaspora che ha sin qui caratterizzato la nostra vicenda nazionale.

Avanguardia, come sempre è avvenuto nella storia dei popolari prima e della DC poi, saranno gli amici siciliani che il 27 Maggio prossimo si riuniranno a Caltanissetta su iniziativa dell’On Alberto Alessi e di Renato Grassi, per avviare la formazione delle sezioni territoriali locali ed eleggere i delegati al congresso nazionale.

Seguiremo noi veneti, Sabato 3 Giugno con la riunione di Grisignano di Zocco (Vicenza) presieduta dall’On Gianni Fontana con gli stessi intenti degli amici siciliani.

Analogo appello è rivolto a tutti i DC interessati a partecipare al prossimo congresso del partito delle diverse regioni e province italiane.

Ogni informazione é pubblicata sul nostro sito nazionale: www.democraziacristiana.cloud

Ettore Bonalberti
Presidente A.L.E.F. (Associazione Liberi e Forti)
V.Presidente Comitato nazionale Popolare per il NO
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Mercoledì, 17 Maggio 2017

 

 

 

12 Maggio 2017

Una nuova Camaldoli per i cattolici italiani

 

 

 

Come appartenenti all’area di ispirazione cattolica e popolare e stante la nostra non tener età, abbiamo vissuto la drammatica trilogia del mondo cattolico italiano: la diaspora, dopo la fine politica della DC, la frantumazione degli anni 1994-2016 sino all’attuale irrilevanza sul piano politico.
Finalmente una parola “chiara” è venuta da Papa Francesco in occasione della celebrazione dei 150 anni dell’Azione cattolica, con l’appello ai cattolici a impegnarsi nella politica, quella alta, quella con la P maiuscola.
Come A.L.E.F., Associazione Liberi e Forti, che da molti anni si batte per la ricomposizione dell’area popolare italiana ed europea, con Gianni Fontana, presidente della DC, e con Ivo Tarolli, coordinatore del gruppo di Rovereto, che annovera tra i suoi componenti, autorevoli amici, come Luisa Santolini,  Sergio Marini, Raffaele Bonanni, Gustavo Piga e altri, siamo interessati a concorrere a organizzare entro l’autunno l’incontro di tutte le migliori energie presenti nell’area cattolica e popolare, per ricostruire una presenza politica forte e autorevole in grado di proporre soluzioni ai problemi dell’Italia ispirate dalla dottrina sociale cristiana.
Un movimento  forte, ampio, plurale e democratico in grado di partecipare , a seconda della legge elettorale che sarà varata, a un più vasto rassemblement laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, trans nazionale ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano.

Ettore Bonalberti
Venezia, 12 Maggio 2017

 

 

8 Maggio 2017

Ricordo di Piero Coppola

 

 

Ho appreso con grande dolore la notizia della scomparsa di Piero Coppola, amico di tante battaglie politiche dentro e fuori della DC. Piero Coppola é stato un combattente democratico cristiano indomito, coerente con la sua formazione di cattolico intransigente formato alla scuola di Vincenzo Gagliardi, di Alfeo Zanini, di Luigi Tartari;  militante in quella componente della sinistra sociale della DC insieme al sen. Giorgio Longo, all’On Gian Franco Rocelli, al sottoscritto  e a tanti altri amici veneziani, che aveva come leader nazionale Carlo Donat Cattin, al quale restammo fedeli sino e anche dopo la sua prematura scomparsa.
Spiace che il collega Sperandio de “ Il gazzettino” abbia nel suo, peraltro apprezzato articolo, errato su alcuni riferimenti e reiterato l’accostamento tra fine della DC e della prima Repubblica con tangentopoli.  Ribadito, come anche ben evidenziato da Sperandio e nello stesso ricordo dell’On Mario Rigo riportato nell’articolo citato, l’assoluta onestà e rettitudine con cui Piero Coppola seppe testimoniare il suo impegno politico e amministrativo, sempre improntato alla ricerca disinteressata del bene comune, al fine di superare quella fuorviante “damnatio memoriae” che da sempre si accompagna nel ricordo della DC, mi permetto di formulare alcune delle ragioni che sono state alla base della fine politica della Democrazia Cristiana:
la DC è finita per aver raggiunto il suo scopo sociale: la fine dei totalitarismi di destra e di sinistra contro cui si era battuto il movimento dei cattolici in un secolo di storia;
la DC è finita per il venir meno di molte delle ragioni ideali che ne avevano determinato l’origine, sopraffatta dai particolarismi egoistici di alcuni che, con i loro deteriori comportamenti, hanno coinvolto nel baratro un’intera esperienza politica;
la DC è finita per il combinato disposto mediatico giudiziario che l’ha travolta insieme agli altri partiti democratici e di governo della Prima Repubblica;
la DC è finita quando sciaguratamente scelse la strada del maggioritario, per l’iniziativa improvvida di Mariotto Segni, auspice De Mita in odio a Craxi e Forlani, abbandonando il tradizionale sistema proporzionale che le garantiva il ruolo centrale dello schieramento politico italiano.
E, soprattutto, ed è la cosa più grave e incomprensibile, la DC è finita senza combattere. Con una parte, quella anticomunista, messa alla gogna giudiziaria, e quella di sinistra demitiana succube e imbelle alla mercé dei ricatti della sinistra giustizialista.
Aggiungo che “la DC è finita e nessuno sarà più in grado di rifondarla”, consapevole che la nostalgia, nobile sentimento romantico, ma regressivo sul piano politico, culturale ed esistenziale, può rappresentare un fattore servente, forse necessario, ma, certo,  non sufficiente per ricostruire alcunché.
Una sentenza a sezioni civile riunite della Cassazione (n.25999 del 23 dicembre 2010) ha sancito che la DC  non è mai morta, il de cuius non esiste perché non è defunto e non c’è alcun erede universale o particolare del partito dello scudocrociato. Esso andava chiuso solo dai legittimi detentori di quel potere in un’associazione di fatto: gli iscritti secondo le regole del proprio statuto e quelle inerenti alle associazioni di fatto senza personalità giuridica.

Ecco perchè abbiamo scelto di riaprire un nuovo capitolo nella storia dei cattolici nella politica italiana, non per ambizione personale, poiché, come diceva Voltaire, siamo ben consapevoli che alla nostra età “ non possiamo che offrire dei buoni consigli, dato che non siamo nemmeno più in grado di dare dei cattivi esempi”, quanto per consegnare alle nuove generazioni il testimone di una storia politica che ha segnato una fase importante della nostra amata Repubblica. Piero Coppola di quella storia ne è stato un protagonista autorevole, coerente, di assoluta onestà e cristallino disinteresse personale.
Ettore Bonalberti
già Consigliere nazionale della DC

 

 

 

3 Maggio 2017

Tempi strettissimi per l’unità dei Popolari

 

 

 Riconfermata la leadership renziana alla guida del PD, il Golem senza più identità culturale definitivamente approdato alla nuova connotazione di “Partito di Renzi”, nel quale sopravvivono in ruoli residuali, “l’algido Orlando” e “Rodomonte Emiliano”, assai elevato è il rischio di elezioni anticipate. se prevarrà la naturale inclinazione ambiziosa e arrogante del “giovin signore” già più volte esibita.

Che in una Paese afflitto da gravissimi problemi di tenuta istituzionale, politica, economica e sociale, con il prevalere di una condizione di anomia premonitrice di possibili esiti incontrollati e incontrollabili, si sia potuto far passare la raccolta al voto delle primarie di un partito, come la panacea dei mali dell’Italia, è la dimostrazione dell’attuale infimo livello politico culturale in cui viviamo. A sinistra si porranno inevitabili esigenze di ricomposizione di un’area fin qui troppo frastagliata, così come la propensione all’orgoglioso isolamento  del M5S, dovrà fare i conti con l’esito parlamentare della nuova legge elettorale, per la quale i grillini sembrerebbero disponibili a soluzioni di legge iper truffa, ipotizzando persino l’abbassamento della soglia alla quale attribuire il premio di maggioranza alla lista maggioritaria.

In tale quadro e con un centro destra che non sembra dare segni di reale capacità di ricomposizione, ancor più fragile appare la situazione relativa a quel grande fiume carsico del mondo cattolico, disperso in mille rivoli e sempre più irrilevante, tanto nella capacità di difesa sul piano istituzionale dei valori non negoziabili, che su quello delle politiche economiche e sociali ispirate ai principi di solidarietà e sussidiarietà. Domenica scorsa, Papa Francesco, celebrando i 150 anni dell’Azione Cattolica, ha esortato gli iscritti alla benemerita associazione, a impegnarsi nella politica, quella con la P maiuscola. E’ stata un’indicazione quanto mai autorevole, che fa seguito a quanto in dottrina, la Chiesa ha più volte indicato per i laici cristiani. Speriamo che quell’esortazione pontificia espressa dal Santo Padre, faccia breccia nella dirigenza della CEI, nella quale andrebbe superata l’apparente costante dicotomia tra la Presidenza e la segreteria generale, e, soprattutto, nelle diverse realtà ecclesiali presenti in Italia.

I tempi che avevamo previsto per la ricomposizione dell’area politico culturale popolare e democratico cristiana sono inevitabilmente strozzati dai pochi mesi che, oramai, ci separano dalle  prossime elezioni politiche, siano esse a scadenza naturale o, peggio ancora, anticipate. In tale situazione, essenziale sarà procedere alla costituzione di una federazione di tutti i partiti, associazioni, movimenti, gruppi  persone che si riconoscono nei valori dei “Liberi e Forti” e intendono impegnarsi nel realizzare politiche ispirate dalla dottrina sociale della Chiesa. Una Federazione aperta alla collaborazione con altre componenti di ispirazione laica, liberale, europeista, trans nazionale, in grado di proporsi alla guida del governo del Paese. Da parte nostra dovremo concorrere e partecipare alla nuova Camaldoli dei cattolici e popolari italiani, da organizzare entro il prossimo autunno, dalla quale far emergere il programma della Federazione dei Popolari per l’Italia e per l’Europa.

Ettore Bonalberti
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Venezia, 4 Maggio 2017

 

 

 

30 Aprile 2017

A tutti i DC non pentiti

 

 

Sono in atto tentativi di accelerazione delle procedure che favoriscano le elezioni nel tardo autunno. Molto dipenderà dall’esito del voto delle primarie del PD,con Renzi impegnato ad evitare le forche caudine degli impegni impopolari  conseguenti al fiscal compact, in una situazione di totale disgregazione del quadro politico che ha caratterizzato questa fase di crepuscolo della seconda Repubblica. In attesa dell’esito delle primarie senza regole e controllo delle procedure  del PD, evidenziamo lo stato più volte denunciato della crisi delle culture politiche che sono state alla base del patto costituzionale: quella cattolico-popolare, laico socialista, liberale, repubblicana e azionista.

Per quanto ci riguarda, da “DC non pentiti”, sono molti anni, in pratica dalla fine politica, ma non giuridica, della DC, che operiamo per favorire la ricomposizione dell’area cattolica, popolare e di ispirazione democratico cristiana. Un impegno che si tradurrà, dopo il decreto del tribunale di Roma che ha autorizzato la convocazione all’Ergife di Roma il 26 Febbraio scorso,  dell’assemblea dei soci DC, unici eredi legittimi del partito dello scudo crociato, nella volontà espressa dal Presidente eletto, On Gianni Fontana, di procedere alla convocazione del  XIX Congresso straordinario del partito. Un congresso  che si terrà entro il prossimo mese di Luglio. A detto Congresso, al quale parteciperanno tutti i soci DC, seguirà una grande Assemblea Costituente che vorremmo celebrare in un luogo caro alla memoria dei democratici cristiani: a Camaldoli. Lì nel 1943 (18-23 Luglio)  si tenne la settimana di studio dei cattolici che produssero il famoso Codice, anche in base al quale, Alcide De Gasperi, qualche settimana dopo (26 Luglio 1943) , poté redigere  le “ Idee ricostruttive della DC” , con un samizdat , che fu alla base della nascita della DC in tutto il Paese.

L’8 Dicembre e per i giorni che serviranno, chiameremo a raccolta tutte le migliori energie  dell’area cattolica: partiti, movimenti, associazioni, gruppi e persone che, nel deserto attuale delle culture politiche, intendono ricostruire l’unità dell’area cattolico popolare, e presentare un progetto politico ispirato ai valori e agli orientamenti della dottrina sociale della Chiesa;  unico antidoto alle disuguaglianze che il turbo capitalismo finanziario ha creato a livello internazionale, ai rischi di una terza guerra mondiale che si compie a pezzi, e credibile risposta alle attese della povera gente.

Sappiamo che i tempi che abbiamo davanti sono assai stretti, ma siamo anche consapevoli dell’insufficienza delle proposte politiche oggi presenti nello scenario italiano. Senza alcuna velleitaria volontà di egemonia, ma pienamente consapevoli di poter offrire proposte credibili e condivisibili con un arco ampio di forze politiche di ispirazione laica, democratica, liberale, riformista, europeista e trans nazionale, siamo pronti a concorrere, con la legge elettorale che il Parlamento intenderà approvare, rispettosa delle conclusioni raggiunte dalla Corte costituzionale con la recente sentenza sull’Italicum, e con l’orientamento espresso dalla stragrande maggioranza degli elettori italiani nel referendum del 4 Dicembre scorso, alla costruzione di una credibile coalizione di governo. Facciamo appello a tutti i democratici cristiani che ancora credono ai valori della DC di De Gasperi, Moro e Fanfani, e nella migliore tradizione politica della DC, affinché partecipino al nostro prossimo XIX Congresso straordinario del partito, aperti alla collaborazione con quanti saranno disponibili a perseguire politiche di governo ispirate ai valori dell’umanesimo cristiano.

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Venezia, 30 Aprile 2017
 

 

 

 

25 Aprile 2017

Crisi Alitalia crisi del Paese

 

 

Il referendum tra i lavoratori dell’Alitalia si è concluso con una netta vittoria del NO al 67%.
Sconfessione  totale dell’accordo raggiunto dalle maggiori sigle sindacali con l’azienda e con il governo e consegna inevitabile di quest’ultima all’amministrazione straordinaria con la nomina di un commissario.

Col voto di ieri ne escono sconfitti i sindacati, la cui capacità di rappresentanza è stata sostanzialmente sconfessata e lo stesso governo che, per bocca del Presidente del consiglio e di alcuni tra i suoi più autorevoli ministri, aveva sollecitato un voto a favore del SI.

Ora per i quasi 12.000 dipendenti si aprono prospettive drammatiche e, difficilmente, essi potranno sperare nell’ennesimo intervento dello Stato, dopo che più di otto miliardi di euro è costata sin qui ai contribuenti italiani la società di bandiera, ora società privata, nella quale, scomparsi da anni gli utili, le perdite sin qui accumulate, oltre che a carico degli azionisti sono state trasferite in parte sulla fiscalità generale.

Non solo il governo aveva anticipato che in caso di vittoria del NO la sorte di Alitalia sarebbe stata segnata e il fallimento pressoché inevitabile, ma, quand’anche Gentiloni e il suo governo cambiassero idea, non si vede quali altre risorse  lo Stato potrebbero mettere a disposizione, oltre tutto creando un precedente che innescherebbe immediate repliche  in altre situazioni aziendali parimenti insostenibili.

Già i costi degli ammortizzatori sociali previsti per un numero così elevato di lavoratori saranno particolarmente onerosi,  ma, ciò che la crisi profonda della compagnia di bandiera fa emergere, è la débâcle complessiva del sistema Italia, gravato da una crisi economico-finanziaria tra le più violente della storia repubblicana e privato da una seria politica economica, alternativa al “tira a campare” di un governo espressione di un parlamento di nominati illegittimi.

Con questa vicenda gravissima di Alitalia la  crisi economica, finanziaria e sociale si combina con quella politica istituzionale che viviamo dal “golpe blanco” del Novembre 2011, creando una miscela esplosiva difficilmente controllabile da un sistema politico logoro e senza prospettive suscitatrici di speranza.

Ettore Bonalberti
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Venezia,25 Aprile 2017

 

 

 

 

 

22 Aprile 2017

Quel guazzabuglio del mondo cattolico

 

 

Combatto da oltre vent’anni per tentare di concorrere alla ricomposizione dell’area di ispirazione popolare e democratico cristiana in Italia. Confesso che le più grandi difficoltà le ho incontrate, soprattutto, con gli egoismi e gli squallidi “ particulari “di inqualificabili “personaggetti” d’area.

Sono giunto alla  conclusione che non valga più la pena di inseguire quelli che credono di poter risolvere il problema politico dell’area cattolico popolare e democratico cristiana in sede giudiziaria. Credo, inoltre, all’evidente realtà caratterizzata da una condizione di anomia sociale, economica e politico culturale che connota uno dei momenti più infelici della storia repubblicana italiana.

Ciò che più mi rattrista è il vuoto delle culture politiche nel quale si sta svolgendo il confronto tra gli attuali partiti, che non sono più rappresentativi dei blocchi sociali storici, che caratterizzarono la DC, il PCI, il PSI e gli altri partiti dell’area laica liberale, repubblicana e della stessa destra nazionale.

L’anomia dominante nel corpo sociale si riflette nella scarsa partecipazione al voto, ridotta al 50% del corpo elettorale, e alla polarizzazione su tre aree caratterizzate da una dominanza di leadership populiste, più che popolari: quella di Renzi nel PD e di Grillo nel M5S, e la presenza di un’area “sparpagliata”, come quella del centro-destra, dopo che questa ha perduto il collante  di aggregazione berlusconiano.

Se tutto ciò lo inseriamo nel lacerante scenario che caratterizza la realtà europea e internazionale, dominate dal dominio del turbo capitalismo finanziario e da venti di guerra sinistramente nucleari, che accompagnano il protrarsi di una lunga stagione di guerre convenzionali condotte a intervalli diseguali in varie parti del mondo, la pochezza del teatrino della politica italiana e dei suoi modesti interpreti  è penosamente inquietante.

Sento in maniera forte che servirebbe la presenza di una cultura di ispirazione cristiano sociale in grado di supportare un nuovo soggetto politico, capace di inverare nella “città dell’uomo” gli orientamenti della dottrina sociale della Chiesa; ossia una delle risposte più rigorose e avanzate alle questioni poste dalla globalizzazione e alla sfida lanciata, ahimè vittoriosamente come l’hanno realisticamente confermato nel recente incontro di Davos, dai pochi ricchi della terra sulla sterminata popolazione dei poveri del mondo.

Servirebbe un soggetto politico laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, trans-nazionale, ispirato dai valori dell’umanesimo cristiano, ma, se solo osserviamo la realtà presente nel mondo cattolico italiano, constatiamo che lo stesso, pur avendo una potenza superiore a qualsiasi altra presenza culturale, sociale e politica di questo periodo in Italia, anche se non certo a livello massmediatico, tale potenza non è incanalata e compattata in logiche unitarie (De Rita). Appare piuttosto come un guazzabuglio di difficile interpretazione che, tradotto sul piano politico, comporta l’irrilevanza dello stesso, come si verifica in parlamento ogni volta che si devono decidere questioni che attengono ai “valori non negoziabili”.

Ci sono tre parti diverse e per ora non convergenti:

  1. c’è la componente del popolo di Dio che si ritrova nei momenti rituali e comunitari e che, solo da poco tempo, assume atteggiamenti sociali e culturali di stampo extra ecclesiastico;
  2. c’è la componente delle grandi organizzazioni di rappresentanza e di azione sociale che avvertono la necessità di rinnovare (quelli degli  incontri di Todi: ACLI-MCL-CISL-CL-CdO-Sant’Egidio sin qui poco costruttivi);
  3. c’è la componente della diaspora della DC, con  i diversi rami partitici in cui i cattolici fanno azione politica cercando di collegarsi con la realtà ecclesiale o almeno interpretarne le attese. Ci sono “i cattolici adulti” alla Rosy, Bindi e Prodi e i cattolici ubbidienti e non sempre coerenti del centro-destra. Anche all’interno della Chiesa ci sono diverse sensibilità e competenze non sempre convergenti. Ci sono quelli dei “DC non pentiti” e popolari che lavorano per la ricomposizione dell’area popolare. In tale situazione sono due gli estremi opposti da evitare: l’appartenenza obbligata in un solo partito come se si trattasse di un dogma di fede, impossibile dopo il Concilio Vaticano II  e la diaspora, ossia l’altrettanto dogmatica tesi della negatività di qualsiasi forma di unità e raccordo politico dei cattolici. Il criterio più convincente potrebbe/dovrebbe essere quello dell’”unità possibile”. Il che significa che: l’unità è fattibile e che la si attuerà secondo il responsabile giudizio prudenziale relativo ai tempi, alle situazioni e alle scelte in gioco.

Si tratta di adoperare, citando Mons. Gianpaolo Crepaldi, arcivescovo di Trieste, il motto: “ In essentialibus unitas, in dubiis libertas, in omnibus caritas”. Ossia sulle questioni fondamentali ci vuole unità, in quelle dubbie è lecito adoperare il libero giudizio personale, in tutto ci vuole la carità.

Devo confessare, tuttavia, come sia difficile sul piano politico giungere a una sintesi in grado di portarci a celebrare una seconda Camaldoli, come quella che nel 1943, dal 18 al 23 Luglio, portò i cattolici a riunirsi in quel monastero del Casentino, dal quale uscì quel codice da cui De Gasperi alcuni giorni dopo, con lo pseudonimo di Demofilo, redasse un opuscolo clandestino “ Le idee ricostruttive della Democrazia Cristiana”.

Credo, tuttavia, che tutti gli sforzi che con Gianni Fontana, Renato Grassi, Nino Luciani, Leo Pellegrino, Alberto Alessi, Renzo Gubert, Giuseppe Gargani, Paolo Cirino Pomicino, Antonino Giannone, Raffaele Lisi, Francesco Caponetto,  Emilio Cugliari,  e tanti altri, in molte parti d’Italia, abbiamo sin qui compiuti, dovremo cercare di concentrarli proprio nel lanciare un ultimo appello ai Liberi e Forti ancora presenti in Italia, per concorrere da democratici cristiani a favorire l’emergere di un nuovo soggetto politico, ampio e plurale e una nuova classe dirigente che non intende piegarsi alle velleità di rivincita del “giovin signore fiorentino” o all’egemonia-dominio dei guru di un modello di partecipazione informatica, aperto a tutte le mistificazioni e interpretazioni autoritarie già sperimentate.

Ettore Bonalberti
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Venezia 22 Aprile, 2017

 

 

 

 

 

8 Aprile 2017

Gettare la spugna o rilanciare l’unità dei Popolari?

 

 

Nella vita di ciascuno di noi e ancor di più in quella  politica, quasi mai i sogni si traducono nella realtà. Combatto da oltre vent’anni un’indomita battaglia per inseguire un sogno: rimettere in gioco la ricomposizione dell’area popolare e democratico cristiana, ma, dopo gli ultimi avvenimenti, ho pensato sia giunto il momento di gettare la spugna. Temo, infatti, che si stia adempiendo “ la maledizione di Moro” che, dal carcere delle BR, prefigurò la fine  ingloriosa e senz’appello della DC.

Alcuni “stupidi”, nel senso della teoria di Carlo Cipolla, hanno messo in atto improvvidi tentativi di bloccare il processo avviato con l’autorizzazione concessa dal Tribunale di Roma alla convocazione dell’assemblea dell’Ergife, tenutasi il 27 Febbraio scorso a Roma, nella quale abbiamo eletto Gianni Fontana alla presidenza della DC.

“Stupidi”, se sono in buona fede, poiché con la loro iniziativa finiscono solo con il “  far  del male a se stessi e agli altri”, impedendo, così, di far avanzare l’unica azione in grado di dare pratica attuazione alla sentenza della Cassazione n.25999 del 23.12.2010, secondo cui : “La DC non è mai stata giuridicamente sciolta”.

Se, viceversa, come temo, fossero in mala fede, non sarebbero “stupidi” nel senso di Cipolla, me, peggio, indegni sicari politici di qualche  squallido mandante senza scrupoli, interessato a far sì che la DC non abbia a rinascere politicamente.

Anche a una persona come il sottoscritto, che nel lungo ventennio della dolorosa attraversata nel deserto della diaspora democratico cristiana, si è qualificato come “ Don Chisciotte”, demoralizzato e frustrato da quest’ennesimo tentativo destabilizzante, non rimane che prendere atto della situazione e gettare la lancia arrugginita e la corazza di latta con cui si era messo alla pugna con forte determinazione.

Sono consapevole, infatti, che i tempi della politica italiana, i quali vanno rapidamente volgendo verso un’assai prossima verifica elettorale, sono incompatibili  con quelli che gli sciagurati estensori dei ricorsi vanno inevitabilmente determinando, con l’ennesima disastrosa verifica in tribunale . Tempi e scadenze cui non ho più tempo e voglia di   prestare attenzione.

Che fare allora in attesa che la giustizia faccia il suo corso? Nei giorni scorsi, preso dallo scoramento più profondo, ho pensato di gettare la spugna. Diversi amici mi hanno, però, sollecitato a non mollare e, sarà per quell’antica passione civile mai venuta meno o per il senso di corresponsabilità con coloro  che ho spinto e sostenuto in questi anni all’impegno politico, sento doveroso offrire ancora una mia modesta ultima testimonianza.

La situazione in cui viviamo è grave ed anche molto seria, caratterizzata, specialmente in Italia, da un deserto delle culture politiche e da una classe dirigente sempre più lontana dalle attese e dal consenso dei cittadini ed elettori. In questa condizione di stallo tra paese reale e istituzioni stanno prevalendo le proposte di improvvisati interpreti di formule populistiche improbabili e del tutto inadeguate alla soluzione dei problemi del Paese.

Nel deserto delle culture politiche e dei modesti attori del teatrino della politica italiana, ritengo, invece, che una risposta possibile possa e debba venire da una nuova classe dirigente espressione della cultura popolare e democratico cristiana, ispirata ai valori del cattolicesimo democratico e cristiano sociale.

Credo, allora, sia indispensabile che tutti gli amici, i quali a diverso titolo fanno riferimento ai valori e alla tradizione politica della DC, debbano ritrovarsi  per costruire una nuova Camaldoli 2.0 nella quale: partiti, associazioni, movimenti, gruppi, persone dell’area cattolica e popolare potranno confrontarsi e redigere INSIEME il nuovo Appello ai Liberi e Forti e un programma etico, economico e sociale, ispirato ai valori della dottrina sociale cristiana, ai principi dell’economia civile e sociale di mercato per offrire risposte positive “ alle  attese della povera gente”.

A Gianni Fontana, Mario Tassone, Lorenzo Cesa, Rocco Buttiglione, Giuseppe Gargani, Mario Mauro, Ivo Tarolli, Carlo Giovanardi, Marco Follini e ai tanti altri che in questi lunghi anni si sono impegnati per la ricostruzione del partito, spetta il compito di attivarsi immediatamente.

E con loro le numerose realtà associative, che da  tempo esprimono la necessità di un ritorno in campo dei cattolici italiani, per superare la condizione di irrilevanza in cui sono caduti, al fine  di offrire alla politica italiana il contributo positivo  di una cultura  che è parte rilevante della storia repubblicana e costituzionale dell’Italia.

La ricostruzione di quest’area è il passaggio preliminare per confrontarci a breve con i positivi fermenti che stanno emergendo nell’area laica, liberale e riformista, come quelli espressi dagli amici di “Energie per l’Italia”, raccolti attorno a Stefano Parisi.

L’obiettivo resta sempre quello di dar vita un partito laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, trans nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, asse politico centrale di un’Italia che intende progredire nella libertà e in una rinnovata saldatura tra ceti medi produttivi  e classi popolari.

Ettore Bonalberti
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Venezia, 8  Aprile 2017  

 

 

 

3 Aprile 2017

Ricordo di Ugo Grippo

 

 

 

Ugo Grippo ci ha lasciati.
Scompare con lui uno degli amici più cari della DC napoletana. Ci conoscemmo partecipando attivamente alle riunioni settimanali degli amici di Forze Nuove con Carlo Donat Cattin a Roma, dove Ugo portava l’esperienza della DC napoletana, in quegli anni dominata dai dorotei dell’amico Antonio Gava e gli andreottiani che avevano in Paolo Cirino Pomicino l’esponente più autorevole.

Assessore regionale all’ambiente, all’epoca del colera che sconvolse le attività della pesca e dell’acquacoltura nel 1973 a Napoli,  ebbi modo di apprezzare il consenso e la popolarità di cui godeva tra le componenti popolari e dei ceti medi produttivi della sua realtà regionale.

Deputato e sottosegretario di Stato, Grippo seppe coniugare la sua esperienza e competenza politico amministrativa con i valori di riferimento cattolico democratici e cristiano sociali che furono sempre gli ideali ispiratori della sua testimonianza nella città dell’uomo.

Una fedeltà mai venuta meno, nemmeno dopo la fine politica della DC, che vivemmo insieme da componenti del Consiglio nazionale del partito che, il 18 Gennaio 1994, deliberò la trasformazione della DC nel PPI.

Ugo Grippo, però, pur sperimentando la lunga transizione della diaspora democristiana, tuttora non conclusa, rimase sempre, come molti di noi “ un DC non pentito e orgoglioso di essere democratico cristiano”. Non solo continuò a battersi da democratico cristiano portando lo scudo crociato a riferimento costante dei DC campani, ma dal 2011 in poi, con tutti noi impegnati nella battaglia attivata per dare pratica attuazione della sentenza della Cassazione del 23.12.2010, secondo cui “ la DC non è mai stata giuridicamente sciolta”, fu sempre in prima linea sino ad essere proposto da molti di noi ad assumere il ruolo di Presidente del Consiglio nazionale del partito.

Difficoltà insorte al nostro interno impedirono che si potesse realizzare quello che per Ugo sarebbe stato il riconoscimento dovuto, per una vita politica vissuta nella fedeltà ai valori della Democrazia Cristiana.

Innamorato della sua gente e della sua terra Ugo Grippo seppe sempre testimoniare nel partito e nelle vicende parlamentari e del governo le attese della povera gente.

Anche nelle frequenti discussioni che abbiamo sostenuto nella corrente e nel partito, Ugo ha sempre espresso le sue idee con quella ferma decisione unita sempre a una tolleranza e a uno stile da gentiluomo autentico della nostra migliore realtà meridionale.

Ringrazio il Signore di averlo conosciuto e prego l’Altissimo di raccoglierlo nelle sue braccia misericordiose nel Paradiso di coloro  che hanno avuto fame e sete della giustizia, perché Ugo Grippo è stato veramente uno di questi.

Ettore Bonalberti
Venezia, 3 Aprile 2017

 

 

 

 

 

3 Aprile 2017

Buona la prima, se si combina con l’anima cattolico popolare

 

 

Oltre 2000 persone, sabato scorso all’Ergife di Roma, hanno partecipato alla convention di presentazione del movimento “Energie per l’Italia” di Stefano Parisi.

Erano presenti oltre ai 176 circoli diffusi sul territorio nazionale, rappresentanti di associazioni, movimenti e partiti interessati alla proposta di Parisi della costituzione di un nuovo soggetto politico dell’area liberale e popolare italiana.

Un progetto che interessa anche a noi di ALEF ( Associazione Liberi e Forti), convinti come siamo, che serve la ricomposizione di questa area politica centrale che, per quanto ci riguarda, deve superare l’attuale frammentazione della vasta galassia democristiana oggi dispersa in mille rivoli irrilevanti.

Con l’amico Ivo Tarolli è dal convegno di Rovereto del Luglio 2016 che si é costruito  una rete di amici ex DC e popolari ( “ Ai tanti in prima linea”), con i quali  si è avviato un proficuo rapporto con Stefano Parisi, preparando la partecipazione all’Ergife con i tre convegni del triveneto a Padova (11 Marzo), in collaborazione con l’amico On Menorello; di Salerno (17 Marzo) in collaborazione con l’amico On Giuseppe Gargani e di Roma ( 25 Marzo) alla Bonus Pastor. Sono state tre occasioni importanti che hanno visto la partecipazione dei rappresentanti di numerose associazioni e movimenti dell’area cattolica e popolare italiana,  che si sono ritrovati Sabato scorso all’incontro dell’Ergife di Parisi.

Abbiamo apprezzato e condiviso le dieci proposte per lo sviluppo dell’Italia, che Parisi ha indicato nella sua relazione: riduzione della spesa pubblica e delle tasse sulle imprese; adozione di una flat tax che sostituisca l’attuale IRPEF e mantenga caratteri di progressività  attraverso un apposito sistema, semplice e universale di detrazioni e deduzioni; dimezzamento dell’IMU; riduzione del debito pubblico; adozione dell’imposta negativa sui redditi per aiutare le persone a basso e a zero reddito; sostituzione dello statuto dei lavoratori con lo statuto del lavoro, così come ideato da Marco Biagi; riforma della scuola e dell’Università; adozione della sfiducia costruttiva con legge elettorale proporzionale e introduzione delle macro regioni al posto delle regioni attuali.

Assai ben motivati gli approfondimenti sui singoli temi a dimostrazione di una competenza in materia di amministrazione pubblica, che è parte rilevante dell’esperienza e del bagaglio professionale e politico amministrativo di Parisi.

Attenti nell’esposizione appassionata delle sue tesi, noi ex DC e popolari presenti in sala abbiamo unanimemente apprezzato i contenuti espressi, non mancando di rilevare che il carattere complessivo di quell’esposizione era quello proprio di una relazione laico liberale con riferimenti, gli unici citati, di chiara matrice socialista riformista ( Craxi, Sacconi); anche se non è mancato l’appello finale alla partecipazione nella costruzione del nuovo soggetto politico a tutte le culture interessate: da quella che fa riferimento all’umanesimo cristiano, a quella liberale, riformista e federalista.

Si tratta di partire proprio da quest’ultima affermazione di Stefano Parisi, quella con cui ha annunciato una grande costituente per l’Italia da tenersi Domenica 8 Ottobre, nella quale si dovrebbe votare per la nascita di un nuovo soggetto politico che sappia superare l’attuale drammatica frattura tra popolo e istituzioni.

Netto il rispetto per ciò che è stato fatto, con esplicito riferimento all’esperienza di Forza Italia e del Cavaliere, ma piena consapevolezza che quel progetto non è più in grado di rigenerarsi.

Serio l’impegno a un confronto vero da svolgersi sulla base di un regolamento che ci riserviamo di conoscere e valutare per concorrere e partecipare al processo avviato.

Lo faremo, innanzi tutto accelerando il processo di riunificazione di tutte le anime democratico cristiane che potranno confluire nella storica casa madre oggi presidiata e presieduta da Gianni Fontana. Quella è la casa che potrà riportare all’unità tutte le componenti già pronte a dar vita alla Federazione dei democratici cristiani.

Si tratterà di realizzare gli adempimenti giuridici corretti e aperti alla più ampia partecipazione per svolgere il XIX Congresso nazionale del partito entro il mese di Luglio, nel quale eleggere la nuova dirigenza e approvare un programma politico ispirato dalla dottrina sociale della Chiesa: la più alta risposta ai temi e ai problemi posti dalla globalizzazione e dal dominante turbo capitalismo finanziario.

Solo così potremo concorrere con tutta  la nostra ispirazione cattolico democratica e cristiano sociale alla costruzione del nuovo soggetto politico, che da tempo abbiamo indicato e che ritroviamo possibile nella proposta di Stefano Parisi con la quale desideriamo confrontarci da “Liberi e Forti”.

Ettore Bonalberti
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Venezia, 3 Aprile 2017

 

 

 

 

28 Marzo 2017

Verso il nuovo soggetto politico: fermenti nell’area cattolico-popolare

 

 

Quale strategia si sta seguendo per la costruzione di un soggetto politico laico, democratico, popolare, liberale e riformista, europeista, trans nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, inserito a pieno titolo nel Partito Popolare Europeo? Un PPE da far tornare ai principi dei padri fondatori: Adenauer, De Gasperi, Schuman, alternativo alle sinistre e alle destre e negli anni duemila, alternativo al trasformismo renziano e ai populismi estremi.

In questa nota, provo a rispondere ad alcuni rilievi pervenutimi circa la strategia e le azioni più appropriate da compiere nel perseguimento dell’obiettivo prioritario sopra indicato. 
Da tempo sostengo come, nella drammatica anomia che sta vivendo la società italiana, con gravi rischi che essa possa sfociare in una cruenta rivolta sociale, sia necessaria la formazione di un nuovo soggetto politico nel quale risulti essenziale la presenza della cultura cattolico- democratica e cristiano sociale, da troppo tempo e oggi, ancor più', ridotta all’irrilevanza.

A tal fine l’azione che da anni propongo tenta di svilupparsi per cerchi concentrici, su piani e con strumenti diversi che, almeno mi auguro, possano trovare una loro compatibile ricomposizione in grado di offrire una nuova speranza all’Italia con delle risposte concrete “ alle attese della povera gente“.

Primo cerchio: l’unità dei “ DC non pentiti”. Un obiettivo per il quale è stato riconfermato a perseguirlo l’amico Gianni Fontana, Presidente della Democrazia Cristiana, eletto il 26 febbraio scorso nell’assemblea dei soci DC all’Hotel Ergife di Roma, che il giudice del Tribunale di Roma ha legittimato per le procedure giuridiche seguite.  A Gianni Fontana spetta il compito di preparare celermente le condizioni per svolgere correttamente il XIX^ Congresso nazionale della DC.

A Fontana e al gruppo dirigente che lo coadiuverà, quello di riportare a unità tutte le frantumate formazioni che, a diverso titolo e responsabilità,  e con alterne fortune, traggono origine e/o fanno riferimento alla storia politica della DC . Mi riferisco agli amici dei Popolari per l’Italia di Mario Mauro, del NCDU di Mario Tassone e Ivo Tarolli,  dell’UDC di Cesa e Buttiglione, dei Popolari liberali di Giovanardi, attualmente impegnati con “Idea, Popolo e Libertà”, e con quanti, come l’On Follini e altri, che hanno sperimentato una più o meno lunga stagione nella Margherita e nel PD, sentono la necessità di ricollegarsi agli amici di una non effimera vicenda politica comune. Sensibilità antiche e fortemente riproposte  sono anche emerse in diverse realtà di matrice popolare e democratico cristiana in Puglia, nella Sicilia e nel Friuli V.Giulia. Anche da amici dell’ex NCD, oggi in smobilitazione, ci auguriamo possano venire coraggiosi ripensamenti.  Sono tutte energie disponibili per allargare quell’area cattolico  popolare così decisiva nella costruzione del nuovo soggetto politico.

Serve, infatti, una convinta riaggregazione sui valori di riferimento della dottrina sociale della Chiesa, del Popolarismo e del Cattolicesimo democratico per la ricerca delle soluzioni più compatibili per attuare la Costituzione, per tutelare i Diritti dei Cittadini nel perseguimento  del bene comune; una riaggregazione che sia fondata su un codice etico condiviso, nei principi e nei comportamenti pubblici e privati coerenti. 

In questo contesto, considero i “Liberi e Forti” e tutti gli altri Amici, precedentemente richiamati, il “nucleo fondante” di una possibile casa comune per tutti i cittadini: cattolici, popolari, moderati e laici italiani cristianamente ispirati, i quali intendano impegnarsi a tradurre nella “città dell’uomo” gli orientamenti della dottrina sociale cristiana. La rete dei rapporti si collega strettamente a tutti gli Amici dell'Appello di Rovereto "Ai tanti in prima linea” che hanno iniziato il percorso politico due anni fa nella casa del Beato Rosmini, grazie all'intuizione di Ivo Tarolli, da me convintamente sostenuta e da vari esponenti di movimenti, gruppi, associazioni di ispirazione cattolica, che sentivano e sentono l’urgenza di superare la drammatica diaspora politica del mondo cattolico e che puntano a costruire una ricomposizione su basi nuove, secondo la formula del “vino nuovo in otri nuovi”.

Credo che tra le due importanti iniziative, quella della DC e dei movimenti e partiti che attorno ad essa si possono ritrovare e quest’ultima, avviata con la tre giorni dei popolari a Padova, Salerno e a Roma del 25 u.s. alla Bonus Pastor, un incontro e un serio confronto sia non solo opportuno, ma indispensabile, se non si vogliono disperdere le risorse che da ciascuna di esse possono provenire ed essere meglio valorizzate.

Se, da un lato.  la ricomposizione del vasto e articolato mondo cattolico, quel fiume carsico disperso in mille rivoli, è un prius,  da perseguire senza tentennamenti, sino a giungere ad organizzare una nuova Camaldoli per il XXI^ secolo, dall’altro é evidente che anche la gerarchia cattolica dovrà  riconoscere con più forza e determinazione la drammatica realtà dell’attuale perdurante divisione. Oltre ai pronunciamenti di coraggiosi Vescovi, come Mons. Crepaldi e Mons. Simoni e, come quelli che il cardinale Giovanni Battista Re e Mons. Toso, hanno espresso nettamente sabato scorso alla Bonus Pastor, rivolgendosi agli interpreti dell’appello di Rovereto, a sostegno della ricomposizione politica del mondo cattolico, sarebbe necessario un chiarimento strategico nella stessa CEI.

Anche dalla CEI ci attendiamo, infatti, linee guida unitarie per l’intera realtà episcopale delle diocesi italiane, senza le quali non saranno sufficienti gli sforzi di noi laici per superare l’attuale irrilevanza dei cattolici sul piano politico e culturale.

Consapevoli del dovere di operare nella città dell’uomo, sul piano dell’assoluta laicità e autonoma responsabilità, crediamo, tuttavia, che nella Chiesa italiana sia giunto il momento di prendere coscienza di un’ incontrovertibile verità: dalla “scelta religiosa” in passato compiuta dall’Azione Cattolica Italiana, la fine dei collateralismi dei movimenti operanti nel sociale e la scelta ruiniana della testimonianza diffusa e trasversale nei diversi schieramenti partitici, con la Chiesa senza più strumenti di mediazione esterni con le istituzioni, la condizione attuale del cattolicesimo italiano, lungi dall’aver perseguito una più vasta partecipazione religiosa dei fedeli o un incremento significativo nell’associazionismo di base, si è ridotta all’afasia e alla diffusa e totale irrilevanza nelle istituzioni.

Perseguendo in via prioritaria l’unità possibile dei cattolici su una piattaforma programmatica e di valori nella politica italiana, è evidente che non possiamo restare indifferenti a ciò che accade attorno a noi, anche in considerazione delle scadenze dei tempi della politica, che non aspettano quelli a noi necessari per la nostra ricomposizione. 

Da molte settimane, molti di noi guardano con interesse a ciò che dal fronte laico e liberale si sta muovendo, in particolare nel movimento “Energie per l’Italia” guidato da Stefano Parisi, nel quale già diversi amici popolari stanno trovando positive forme di collaborazione su temi specifici; così avviene nei confronti delle esperienze già avviate con la formazione del Comitato dei Popolari per il NO al referendum costituzionale e un’ampia sintonia verificata con gli amici della Confederazione di Sovranità Popolare che ha i suoi mentor nel Prof. Paolo Maddalena e Padre Quirino Salomone, con il Presidente Giovanni Tomei ed Eleonora Mosti VP, con Leonardo Triulzi (Segretario) e vede tra i membri del Comitato Scientifico, Alessandro Diotallevi e Antonino Giannone (VP di ALEF), e tra gli altri qualificati esponenti, gli amici: Luigi Intorcia, Giuseppe Morelli, Emanuela Bambara ed Elvio Covino (pres. Società e Famiglia)

Con loro non possiamo che condividere l’obiettivo strategico di attuare pienamente il dettato costituzionale, quale conditio sine qua non per riconfermare la piena sovranità popolare e batterci per introdurre politiche economiche alternative a quelle imposte dal dominante turbo capitalismo finanziario; politiche ispirate dai principi dell’economia sociale di mercato e dell’economia civile. 

Sono queste le tappe indispensabili da compiere, declinando i tempi in funzione del grado di maturazione del nostro processo di ricomposizione e delle scadenze che le vicende della politica nazionale e locale ci presentano, nelle quali vorremmo far valere i principi, i valori e gli interessi della nostra area di riferimento: morali, culturali , sociali e politici.

Ettore Bonalberti-Presidente ALEF ( Associazione Liberi e Forti)
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Venezia, 28  Marzo 2017 

 

 

 

 

25 Marzo 2017

Por fine alla diaspora e all’irrilevanza politica dei cattolici
Terza tappa a Roma dei firmatari dell’”Appello ai tanti in prima linea”

 

 

“Prego per il successo del vostro impegno” per por fine all’irrilevanza dei cattolici nella “città dell’uomo”. Così il card Giovanni Battista Re alla Santa Messa, officiata presso la Bonus Pastor a Roma per i partecipanti all’incontro degli amici di Rovereto firmatari dell’”appello ai tanti in prima linea”, coordinati dal sen Ivo Tarolli di Trento.

L’incontro si è aperto  con  la lectio magistralis di Mons Mario Toso, vescovo di Faenza –Modigliana, che ha sottolineato la necessità di superare la dolorosa diaspora del mondo cattolico, che ha sostanzialmente annullata la capacità di incidenza dei valori espressi dalla dottrina sociale della Chiesa in una società secolarizzata e vittima di un relativismo morale e culturale senza più limiti, auspicando di battersi, innanzi tutto per l’unità possibile dei cattolici nella politica italiana.

Sono questi alcuni dei più importanti riconoscimenti provenienti da alcuni autorevoli rappresentanti della gerarchia cattolica italiana all’azione avviata con il convegno dei popolari triveneti di Padova (11 Marzo) e quello di Salerno (17 Marzo).

Alla Bonus Pastor si è conclusa la tre giorni che ha permesso di chiamare a raccolta alcune delle più importanti realtà associative del mondo cattolico del Nord-Est, del meridione  e del centro Italia.  Oggi a Roma erano presenti, tra gli altri,  Sergio Marini, già presidente della Coldiretti, oggi alla guida della Fondazione Italia sostenibile, Raffaele Bonanni, già segretario nazionale della CISL,  i proff. Gustavo Piga e Andrea Tomasi e il dr Giuseppe Morelli, delegato regionale GPSC, OFS Lazio, i quali hanno discusso il tema: “Emergenza lavoro e povertà”.
Una tavola rotonda seguita in sala con molta attenzione dall’ex governatore della Banca d’Italia, Antonio Fazio.

Introdotta dall’avv. Daniele Ricciardi, coordinatore del Laboratorio Ricette x Roma, il Presidente dell’associazione nazionale edilizia sociale, Gian Luca Proietti Troppi con il Dr Gabriele De Simone e l’avv.Francesco Rabotti, comitato S.Ale, hanno discusso sul tema dell’”Emergenza sociale e  ambientale”, cui è  seguita una tavola rotonda sull”Emergenza immigrazione e cooperazione internazionale”, nella quale sono stati diffusi dati interessantissimi dal Dr Rodolfo Roberto Giorgetti sulle caratteristiche demografiche e socio culturali dei quasi quattro milioni di immigrati regolari in Italia.
Sul tema sono intervenuti l’On Nino Gemelli e il DR Rocco Morelli, con il coordinamento del dr Marco D’Agostino,Presidente dell’Associazione nazionale Pier Giorgio Frassati.

Un quarto gruppo di lavoro, presieduto dall’On Luisa Santolini ha affrontato, infine, il tema dell’”emergenza antropologica ed educativa italiana”, sul quale  sono intervenuti, la dr.ssa Eleonora Mosti, V.Presidente della Federazione di Sovranità popolare, e il prof Alberto Gambino, presidente di Scienza e Vita. Una nota di saluto è stata inviata dal Dr. Simone Pillon del Comitato difendiamo i nostri figli.

All’inizio dei lavori erano intervenuti l’On Domenico Menorello, dei Popolari padovani e il prof Paolo Maddalena, Presidente onorario della confederazione di sovranità popolare.

A conclusione dei lavori, il sen Tarolli ha evidenziato l’importanza dei tre incontri di Padova, Salerno e Roma, non solo perché hanno permesso di avviare un dialogo fecondo e costruttivo tra diverse realtà significative dell’area cattolica, ma anche perché, con gli interventi del card Re e di Mons Toso, dopo quello di Mons Simoni, vescovo emerito di Prato, a Padova, si sono potuti raccogliere tre SI di indiscusso valore politico culturale:

SI all’unità dei cattolici, per por fine all’irrilevanza;
SI all’integralità della proposta e della testimonianza sui principi della dottrina sociale della Chiesa;
Sì al pluralismo di questo processo che, partendo dall’unità cattolica, deve compiersi, non in solitaria, ma insieme ai laici disponibili a battersi ispirati dai valori fondanti dell’umanesimo cristiano.

Come già avvenuto a Padova e a Salerno i partecipanti all’incontro della Bonus Pastor hanno approvato all’unanimità un atto di indirizzo finale nel quale sono evidenziate le richieste ai cattolici impegnati e/o che intendono impegnarsi nella politica:

  1. il dovere di rimboccarsi le maniche; l’imperativo di far prevalere e far vincere il peso della responsabilità sia individuale che comunitaria; il coraggio di imboccare percorsi inesplorati con spirito di apertura e di ricerca;
  2. il perseguimento del bene comune nella pratica di tutti i giorni;
  3. l’impegno nella palestra della Polis profuso soprattutto dai laici, con autonomia e spirito di discernimento;
  4. la  volontà di confrontarsi, di approfondire e cooperare con quanti intendono operare nella direzione avviata, per assumere al termine di questo percorso di ricerca le deliberazioni più opportune.

 

Ettore Bonalberti
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Roma, 25 Marzo 2017

 

 

 

 

 

 

 

20 Marzo 2017

Grandi manovre al centro

 

 

Con la vittoria del NO al referendum, la sconfitta della legge super truffa dell’Italicum e il ritorno alla legge elettorale proporzionale, la corsa al centro della politica italiana sta vivendo il tempo di grandi manovre. Un ruolo speciale lo stanno giocando i diversi gruppi che sono gli elementi residuali di quella che fu la “Balena Bianca” della Prima Repubblica.

Con l’assemblea dell’Ergife a Roma,  di Sabato 26 Febbraio e l’avvenuta elezione di Gianni Fontana alla Presidenza della DC, si sono finalmente gettate le basi per la ricomposizione del partito di De Gasperi, Fanfani e Moro, sino all’ultima segreteria dell’on Martinazzoli, dopo che la Cassazione aveva dichiarato che la DC non era mai stata sciolta giuridicamente (sentenza n.25999 del 23.12.2010).

Il tribunale di Roma autorizzando la convocazione di quell’assemblea ha di fatto riconosciuto la rappresentanza  giuridica degli eredi legittimi della DC storica agli iscritti che nel 2012, essendo già stato tesserati nel 1992 (ultimo anno del tesseramento della DC storica), rinnovarono la loro adesione al partito. Proprio questi,  adesso,  potranno legittimamente, secondo le norme statutarie del partito, procedere agli adempimenti relativi alla convocazione del XIX Congresso nazionale della Democrazia Cristiana.

Venerdì prossimo si riunirà a Roma il Consiglio nazionale del NCDU di Mario Tassone, al quale parteciperà anche l’On Cesa, segretario del CDU, per riconfermare quanto già approvato dalla direzione del NCDU, ossia la volontà di costruire insieme la Federazione dei democratici cristiani.

Marco Follini, con la sua intervista al Corriere della sera, ha giustamente ricordato come in giro ci sia “molta voglia di Democrazia Cristiana” e su questa stessa lunghezza d’onda si sono pronunciati gli amici Ciriaco De Mita, Giuseppe Gargani, Rocco Buttiglione e tanti altri espressione di gruppi, movimenti e associazioni che concorrono a costituire la vasta e complessa realtà dell’area cattolica e popolare italiana.

Anche a livello ecclesiastico qualcosa sta cambiando; sono sempre più numerosi gli esponenti cattolici che considerano necessaria ed attuale  la ricostruzione di un partito di cattolici ispirati dalla dottrina sociale cristiana.

Resta ambigua la posizione di coloro che, come Casini e Alfano con diversi amici che Carlo Donat Cattin definiva “ la Compagnia delle Opere di misericordia corporali”, sperimentata la transumanza parlamentare dalla destra verso il sostegno al governo renziano, tentano delle assai ardue ricollocazioni, con lo sguardo prevalentemente rivolto a sostegno del trasformismo del “giovin signore” fiorentino.

Anche dal versante liberale e laico socialista è in atto il tentativo guidato da Stefano Parisi di raccordare esperienze di quella tradizione con quelle popolari così come si espressero negli incontri di Rovereto ( Luglio 2016) e Orvieto (Novembre 2016), nei quali, gli amici Tarolli, Giovanardi, Mario Mauro, Quagliariello, insieme al sottoscritto a nome degli amici di ALEF, concordarono sul progetto di dar vita a un nuovo soggetto politico laico, democratico, popolare, liberale riformista, europeista, trans nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, inserito a pieno titolo nel PPE da far tornare ai principi dei padri fondatori, alternativo alla sinistra e ai populismi estremi.

Con i recenti incontri dei popolari triveneti di Padova (11 Marzo), Salerno (17 Marzo) e  il prossimo a Roma ( 25 Marzo) si compirà il trittico destinato a creare le condizioni per l’avvio di un movimento del tipo UMP francese, ossia un’Union pour un Mouvement popoulaire anche nel nostro Paese. L’adesione annunciata  dell’ex ministro Sacconi al movimento di Parisi, Energie per l’Italia, va collocata pure in questa direzione che troverà il suo formale avvio nell’incontro nazionale promosso da Parisi il 1 Aprile a Roma.

Da sempre “ DC non pentito” ho cercato in questi anni di seguire quasi tutti quei passaggi che ritenevo e ritengo utili e opportuni verso la ricomposizione di un’area politica centrale, nella quale il ruolo dei cattolici democratici e cristiano sociali possa essere decisivo nel proporre politiche capaci di rispondere lapirianamente “ alle attese della povera gente”. Un contributo significativo verrà dalla ritrovata Democrazia Cristiana, nella quale potranno ritrovarsi tutte le diverse componenti sparse sin qui espressione di una diaspora dolorosa che ha ridotto il contributo di ciascuno a una sostanziale irrilevanza culturale e politica.

Ettore Bonalberti
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Venezia, 20 Marzo 2017

 

 

 

 

 

 

8 Marzo 2017

Prima di tutto l’unità dei DC

 

 

Al contrario di Arturo Parisi, ex mentore con Prodi dell’Ulivo, il quale nell’intervista odierna a “Italia Oggi”, grida contro “ il fatale e dissennato ritorno alla proporzionale”, personalmente non solo mi sono battuto a fianco dei Popolari per il NO nel recente referendum contro la legge super truffa dell’Italicum, ma plaudo alla proposta presentata nei giorni scorsi dall’altro Parisi, Stefano, leader di “Energie per l’Italia”, del disegno di legge sulla legge elettorale secondo il modello tedesco.

Proporzionale con sbarramento al 4% e introduzione della sfiducia costruttiva sono state da sempre le proposte di quanti, come noi  minoritari nella DC, ci opponemmo nel 1991 al tentativo, ahinoi riuscito, di Mariotto Segni di introdurre un sistema di tipo maggioritario, concausa non secondaria della fine della DC.

Dopo la sentenza della Corte Costituzionale sull’Italicum e la certezza che al proporzionale si dovrà ritornare con la corretta indicazione del Presidente Mattarella di ricercare l’accordo su un sistema elettorale omogeneo per l’elezione della Camera e del Senato, si assiste a un profondo rimescolamento della carte dentro e fuori i partiti.

Lo stesso tripolarismo che da diversi anni caratterizza il sistema politico italiano, con la nuova legge elettorale da approvare, subirà una diversa articolazione.

E’ in pieno fermento l’area politica della sinistra a partire dal PD, squassato dalle polemiche del caso Consip che vede confrontarsi nella battaglia delle primarie tre personaggi a diverso titolo interessati, seppur con ruoli differenziati, da quel pasticciaccio brutto tra i più gravi della storia repubblicana.

Anche nel centro-destra sono in atto movimenti di scomposizione e tentativi di ricomposizione collegati e/o collegabili al diverso esito che si raggiungerà con la nuova legge elettorale.

Il mio interesse è, innanzi tutto, rivolto a ciò che sta accadendo nell’area popolare democratico cristiana, quella che attiene a quel vasto fiume carsico sin qui suddiviso in mille rivoli, espressione della drammatica e dolorosa diaspora vissuta nella lunga attraversata del deserto: 1993-2017.

Ciò che si era ridotto al pulviscolo ex democristiano penetrato negli ingranaggi di quasi tutti i partiti e movimenti della seconda repubblica, grazie alla nuova legge elettorale che verrà,
la quale  favorisce la ricomposizione dei diversi frammenti di pari cultura in un comune contenitore, sembra orientarsi verso un  organismo unitario, dapprima federato, condizione essenziale per uscire dall’attuale condizione di  sostanziale irrilevanza politica.

Un punto fermo è stato segnato con l’assemblea dei soci DC dell’Ergife di Roma del 26 Febbraio scorso, con l’avvenuta elezione di Gianni Fontana alla presidenza della DC, primo atto conseguente alla sentenza della Cassazione n.25999 del 23.12.2010 secondo cui “ la DC non è mai stata giuridicamente sciolta”.

Ora grazie a  quella legittimata base associativa della DC,  che si aprirà a coloro che, iscritti nel 1992 intendono riconfermare la loro adesione al partito dello scudo crociato, ci sono le condizioni per poter celebrare finalmente a tempi brevi il XIX Congresso nazionale della DC.
Sarà questo il congresso che potrà eleggere, con gli organi dirigenti del partito, le nuove norme statutarie a misura di un partito per il XXI secolo e la selezione di una nuova classe dirigente a misura della necessità di garantire “ vino nuovo in otri nuovi” pur nella fedeltà ai valori originari.

Ci accingiamo a questo obiettivo nel momento in cui i diversi gruppi e partiti di ispirazione DC presenti nel Parlamento o da sempre nel Paese hanno espresso la volontà di attivare una Federazione dei democratici cristiani, nella quale, ovviamente, la DC dell’Ergife potrà rappresentare il catalizzatore funzionale a favorire il processo di ricomposizione.

In quello che da qualche tempo connoto come il deserto delle culture politiche, la riaffermazione, da un lato, della dottrina sociale della Chiesa, , e, dall’altro, l’adesione ai valori fondanti del Partito Popolare europeo, di cui la DC è stata attrice e  interprete non secondaria, credo sia una prima netta  indicazione di interessi e di valori che intendiamo rappresentare in una delle fasi storiche più complesse della vicenda umana in Italia e nel mondo.

Il richiamo alla dottrina sociale della Chiesa comporta, infatti, l’impegno a inverare  nella città dell’uomo, con la nostra autonomia e laicale responsabilità, gli orientamenti pastorali che sono il risultato delle più approfondite analisi e meditata formulazione di proposte nel tempo della rivoluzione antropologica, della globalizzazione e della rivoluzione digitale.

L’appartenenza al Partito Popolare europeo, significa, infine, la volontà di rifarsi agli insegnamenti dei padri fondatori dell’Europa: De Gasperi, Adenauer, Schuman, la riproposizione dei canoni dell’economia sociale di mercato, integrata dagli apporti straordinari della cultura italiana dell’economia civile, contro le deformazioni e i rischi per la democrazia causati dal prevalere del turbo capitalismo finanziario; il primato della persona , della famiglia e dei corpi intermedi, sostenuti dai principi della sussidiarietà e solidarietà.

Non possiamo che apprezzare positivamente le recentissime dichiarazioni di autorevoli esponenti dell’area ex democratico cristiana per una ricomposizione che, personalmente e con molti altri amici, perseguiamo da oltre vent’anni.

Ora è  tempo innanzi tutto di riunire i democratici cristiani italiani ed europei, per concorrere tutti insieme, con altre forze politiche disponibili, a ridare finalmente speranza alle attese della povera gente.

Ettore Bonalberti
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Venezia, 8 Marzo 2017

 

 

 

 

 

 

27 Febbraio 2017

Il granello di senape

 

 

Domenica 26 Febbraio si è compiuto all’Hotel Ergife un autentico  miracolo: la DC storica, partito mai morto giuridicamente come ha sentenziato definitivamente la Cassazione (sentenza n.25999 del 23.12 2010), sulla base dell’autorizzazione del tribunale di Roma si è ritrovata rappresentata da una modestissima parte della sua  base associativa formata da coloro che, essendo stati soci della DC storica nel 1992 (ultimo anno del tesseramento della DC) rinnovarono la loro adesione nel 2012, nel tentativo di concorrere alla celebrazione del XIX Congresso nazionale del partito.

La solerzia di alcuni “amici”, come sempre diversamente motivati, produsse alcuni ricorsi contro le modalità di convocazione e di svolgimento di quel congresso i quali ne determinarono l’annullamento. Lo stesso tribunale romano che accolse quei ricorsi, con provvedimento del giudice Romano del 13.12.2016, in base alla richiesta formulata da oltre il 10% dei soci DC aventi diritto, ha disposto “ la convocazione dell’assemblea nazionale degli associati dell’associazione non riconosciuta “ Democrazia Cristiana”. L’assemblea in seconda convocazione riunitasi Domenica 26 Febbraio era valida qualunque fosse il numero dei presenti.

Gli oltre cento partecipanti di ieri erano il “granello di senape” che, eleggendo con oltre il 90% dei voti l’ On Gianni Fontana alla presidenza dell’associazione non riconosciuta “ Democrazia Cristiana”, hanno permesso alla DC, partito mai sciolto giuridicamente, di emettere un primo respiro e di ripartire con la speranza e la determinazione di far crescere un albero robusto nel deserto della politica italiana.

Un albero con le radici ben piantate nei fondamentali della dottrina sociale cristiana, così come espressi dalle ultime encicliche pontificie ( Caritas in veritate, Evangelii Gaudium e Laudato SI) e con una nuova generazione di democratici cristiani impegnati a tradurre nella città dell’uomo quegli orientamenti, con l’obiettivo di fornire risposte “ alle attese della povera gente”.

Ora è tempo di ricomposizione di tutte le anime sparse nei diversi rivoli del fiume carsico popolare e democratico cristiano presente in tutte le regioni italiane.

Una fondazione di partecipazione sul modello della Fondazione Adenauer per la CDU e CSU tedesche, e una scuola di formazione politica per le nuove generazioni dovranno essere i primi impegni della DC.

A Gianni Fontana spetta il compito di raccogliere quanti sono interessati alla costruzione del nuovo soggetto politico centrale della politica italiana, concorrendo tutti insieme all’allargamento della base associativa della DC nei comuni italiani, con la nascita di comitati civico popolari della DC dai quali far emergere i delegati democraticamente eletti.

Si seguirà scrupolosamente lo statuto vigente del partito, al fine di non incorrere negli errori compiuti nel 2012, per convocare il XIX Congresso nazionale della DC nei tempi più solleciti possibili e solo nel congresso potremo realizzare quegli adeguamenti dello Statuto la cui ultima stesura risale al 1992, un tempo ormai distante anni luce dalla condizione politica, sociale, culturale e morale dell’Italia odierna.

Dal discorso fatto ieri da Gianni Fontana sono emerse tutte le motivazioni ideali proprie della migliore tradizione democratico cristiana. Ci conforta la presenza  ieri all’Ergife di alcuni amici ospiti, come Mario Tassone del NCDU e di altri che hanno espresso il loro interesse al processo di ricomposizione dei DC,con i quali vorremmo procedere INSIEME sino al Congresso.

Ciliegina finale: la DC oggi può contare già su un deputato regolarmente iscritto al partito. Trattasi dell’On Domenico Menorello di Padova, giovane DC nel 2012, che riconfermò la sua adesione nel 2012 e ora socio a tutti gli effetti della Democrazia Cristiana. Anche Menorello è un pugno di lievito di razza DOC, che crediamo possa concorrere a produrre buoni frutti.

Ora serve tanta generosità e disponibilità da parte di quanti hanno creduto e ancora credono negli ideali rappresentati da Luigi Sturzo, Alcide De Gasperi, Aldo Moro, disponibili a far crescere una nuova generazione di democratici cristiani per il bene dell’Italia.

Ettore Bonalberti
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Venezia, 27 Febbraio 2017

 

 

 

 

 

19 Febbraio 2017

Serve costruire  l’Unione per un Movimento Popolare

 

 

Scissione nel PD e diffusa proliferazione di nuove aggregazioni politiche a sinistra come sulla destra della politica italiana. Crisi nei rapporti interni tra Salvini e i bossiani Doc e nello stesso M5S, mentre continua la tormentata marcia nel centro destra privato  dell’ormai consumata  capacità di trazione del Cavaliere dimezzato e in attesa di rilegittimazione.

Lo scenario politico italiano più che tripolare appare frantumato in mille rivoli, mentre permane la realtà di un parlamento di “nominati” illegittimi che, obtorto collo, dovranno por mano alla nuova legge elettorale inevitabilmente di tipo proporzionale.

Anche nella vasta e complessa realtà di area cattolica, popolare e liberale sono intervenuti e stanno verificandosi una serie di operazioni politiche che reclamano l’esigenza di una ricomposizione verso una prospettiva unitaria  comune.

Dal 2015 con gli incontri di Rovereto e di Orvieto 1 e 2, con gli amici Ivo Tarolli, Mario Mauro, Carlo Giovanardi, Gaetano Quagliariello, Mario Tassone, Gianni Fontana, Giuseppe Gargani e altri, abbiamo condiviso il progetto di un nuovo soggetto politico laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, trans-nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, inserito a pieno titolo nel PPE da far tornare ai principi dei padri fondatori, alternativo alla sinistra e al socialismo trasformista renziano, alle destre e ai populismi estremi.

Convinti e determinati a superare le vecchie casematte foriere della conservazione di una frammentazione che conduce solo all’irrilevanza, crediamo sia giunto il tempo di impegnarsi nella costruzione di un’Unione per un Movimento Popolare sul modello dell’UMP francese.

Domenica 26 Febbraio sono stati convocati all’Ergife  gli eredi legittimi dell’associazione non riconosciuta e mai giuridicamente sciolta “ Democrazia Cristiana” per eleggere il Presidente; prima tappa di un percorso che dovrebbe condurre alla celebrazione di un congresso in grado di ricostruire la presenza dei democratici cristiani in Italia.

Nessuna nostalgia di ritorno all’antico, quanto la decisa volontà di  contribuire ad apportare la migliore tradizione dei cattolici democratici e cristiano sociali nella costruzione dell’Unione per un Movimento popolare nel quale ricostruire il centro politico dell’Italia.

Il tema che si porrà a quanti sono interessati al progetto sarà di offrire una nuova speranza ai ceti medi e alle classi popolari, ridotte in condizioni di progressivo impoverimento dalle politiche collegate al dominio della finanza nei mercati della globalizzazione; un ripensamento profondo del nostro stare in Europa  e all’interno della “gabbia d’acciaio” dell’euro che, sino ad oggi, ha garantito solo una condizione di dominio alla Germania e ad alcuni paesi del Nord; la necessità di ripensare le politiche economiche subalterne e distruttive sin qui portate avanti dagli ultimi governi.

Si tratterà di mettere insieme le migliori energie culturali e morali presenti nei diversi schieramenti centrali in campo, per tentare di elaborare un progetto politico, economico e finanziario in grado di dare positive risposte “alle attese della povera gente”.

Partire  dal basso con la costruzione in tutte le città e i paesi dell’Italia di comitati civico popolari per l’UMP, da organizzarsi nelle case dei militanti interessati a promuovere questa grande mobilitazione popolare.
Un ”vaste programe” che servirà a vincere la disaffezione verso la politica, presente in oltre la metà degli elettori italiani e a ricostruire il nuovo centro essenziale per i nuovi equilibri politici dell’Italia.

Ettore Bonalberti
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Venezia, 19 Febbraio 2017

 

 

 

14 Febbraio 2017

Il gioco dell’oca

 

 

Alla direzione nazionale del PD di ieri a Roma, Matteo Renzi ha tenuto una relazione di basso profilo, espressiva della povertà culturale di un partito senza più identità che ritorna, come nel gioco dell’oca, al punto in cui il renzismo era nato.

Fu con il patto del Nazareno in tasca che Matteo Renzi potè pronunciare il suo velenoso “stai sereno”, con cui pose fine al governo di Enrico Letta. Un patto grazie al quale “il giovin signore fiorentino” fu in grado di assicurare a Napolitano l’approvazione delle riforme istituzionali, agognate non solo dal Presidente della Repubblica, ma dagli autorevoli esponenti delle lobbies finanziarie internazionali.

Purtroppo, con il senno del poi per Renzi, quel patto fu rotto con l’elezione non concordata e in opposizione al Cavaliere di Mattarella, in spregio alle intese pattuite. Da quel momento tutto diventò più precario, nonostante il ruolo servente assicurato a Renzi al Senato dai manipoli dei transumanti d’aula guidati da Verdini e Alfano.

La rottura con il Cavaliere, insieme alla disillusione diffusa tra gli italiani, sono state tra le ragioni non secondarie della bruciante sconfitta nel referendum del 4 dicembre, causa delle dimissioni di Renzi dalla guida del governo.

La scelta del SI ha creato fratture profonde non solo tra gli elettori del PD, divisi tra le indicazioni di un partito che rompeva i suoi tradizionali legami sociali e politico culturali della sinistra (ANPI, vasti settori della CGIL, intellettuali di area), ma anche all’interno del partito, con e tra gli stessi gruppi già saliti sul carro del leader toscano.

Renzi si impose nel PD sull’onda del “nuovismo” espresso alla prima Leopolda, tutto declinato sul versante della “rottamazione”; in un quadro politico garantito da una legge elettorale maggioritaria , il porcellum, che permetteva, secondo la logica del vecchio schema bipolare, l’idea di un vincitore che prende tutto, sino al rischio del potere di “ un uomo solo al comando”.

Nasceva da questo schema la proposta di una legge elettorale super truffa, come quella dell’Italicum, bocciata, prima, dall’esito disastroso per Renzi del referendum e, infine, dalla sentenza inappellabile della Consulta.

Fosse rimasto il patto del Nazareno, probabilmente, Renzi l’avrebbe sfangata, sia con il referendum, che con una legge elettorale a sua immagine, mentre  invece, nella nuova realtà del tripolarismo con tutte e tre le gambe in fibrillazione, egli deve prendere atto della nuova situazione. Una situazione che non potrà che partorire un sistema elettorale proporzionale, espressivo della nuova e più complessa realtà politica italiana.

Rispetto a questa nuova realtà effettuale appare del tutto inadeguata e contraddittoria la relazione di ieri di Renzi nella direzione del PD.

Un PD che non è più un partito di sinistra, anche se Renzi lo descrive come il più importante partito della sinistra europea, nel momento in cui, con il referendum e alcune delle politiche adottate dal suo governo, Renzi ha rappresentato gli interessi dei poteri forti e non certo “ le esigenze della povera gente”, che furono quelle del compianto Giorgio La Pira, spesso, anche se talvolta impropriamente, evocato dal giovane politico fiorentino.
Lapidaria e definitiva al riguardo la definizione del governatore della Puglia,  Emiliano, sul PD, che sarebbe diventato: “ il partito dei banchieri e dei finanzieri, dell’establishment. Un  partito interessato solo ai potenti e non al popolo”.

Quando ieri nella sua relazione Matteo Renzi ha sostenuto che: “ Il nemico, sonotrumpismo e grillismo, non chi è in questa stanza", appare evidente che la sua linea appare molto più simile a quella di Macron in Francia e, di fatto, al di là delle questioni tattiche sulla data del congresso e sulla durata del governo Gentiloni,  questa linea apre la strada, come annunciato da Bersani, Cuperlo e Speranza a un’assai probabile scissione a sinistra del PD.

Quando poi Renzi, con  riferimento velenoso a Massimo D'Alema ha affermato: "chiediamo il congresso perché  io non sono il custode di caminetti. E non mi piace galleggiare sulle correnti di partito. Se volete quello, votatelo", appare evidente che non ha ancora compreso come, stante la “realtà effettuale”  egli sarà costretto a ricorrere ai caminetti dentro e fuori il suo partito.

Con il sistema proporzionale che verrà sarà inevitabile, non solo trovare modalità di conduzione interne diverse da quelle sin qui svolte, ma ricorrere alle necessarie mediazioni con le altre forze politiche con cui si dovranno fare i conti per garantirsi i giusti equilibri di governo.

L’assenza del voto di ieri del ministro Orlando, il silenzio di Franceschini e l’anodino intervento di Martina, sono i segnali di qualcosa che si sta muovendo già dentro la stessa maggioranza renziana.

La linea politica ancora confusa che, tuttavia, sembra emergere dalla relazione di ieri, appare quella di un ritorno al punto di partenza, come nel gioco dell’oca; ossia la ricerca di un accordo con il partito del Cavaliere, in funzione anti Lega e anti M5S.

Una strategia che può già contare sull’appoggio del  direttore de “ Il Foglio”, ma che potrebbe anche condurre ciò che resterà del PD, dopo il congresso, a una condizione di isolamento politico a destra come a sinistra, dopo quanto si è saputo consumare sul piano sociale, culturale e della credibilità di un’intera rinnovata classe dirigente.

Ettore Bonalberti
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Venezia,14 Febbraio 2017

 

 

 

27 Gennaio 2017

I doveri della quarta generazione DC

 

 

Quelli che come noi sono nati tra il 1940 e il 1950 hanno costituito e costituiscono a tutti gli effetti, la prima generazione della Repubblica.  Figli legittimi e destinatari dei principi della Costituzione del 1947,  riconfermata dal voto del referendum del 4 Dicembre scorso dal popolo italiano,  eredi delle grandi culture politiche che hanno attraversato tutto il secolo scorso.

Quelli che come noi decisero di aderire alla Democrazia cristiana, tra la fine degli anni ’50 e la prima metà dei sessanta, hanno costituito e rappresentano  la quarta generazione della DC. Quella che conobbe e convisse con alcuni degli esponenti della Prima : De Gasperi, Gonella, Scelba e, soprattutto,  della seconda: Fanfani, Moro, Andreotti, Rumor, Donat Cattin, Piccoli, Marcora, Zaccagnini sino ai componenti della terza generazione dei democratici cristiani: Forlani, Galloni, De Mita, Bisaglia, Malfatti, , Granelli, Bodrato.

La quarta ed ultima costituisce proprio l’ultima generazione degli ex DC.
Una parte significativa di essa giunse, seppur in affanno, a condividere l’ultimo potere gestito dalla balena bianca, insieme alla maggior parte di noi, che non fummo mai partecipi reali di quel potere, ma che, tutti insieme, finimmo miseramente nel crollo della prima repubblica agli inizi degli anni ’90,

Questa generazione, la mia, ha vissuto gli ultimi anni dell’egemonia democristiana al tempo dell’avvento del centro sinistra (Fanfani-Moro); quelli del dominio della terza generazione con la gestione e successiva crisi del centro sinistra (Rumor-Colombo-Andreotti-Zaccagnini) e la complessa stagione del pentapartito ( De Mita-Forlani) sino alla sua fine. Insomma abbiamo sperimentato sulla nostra pelle il tempo della crisi e della decadenza sino al harakiri finale con Martinazzoli. Un travagliato periodo nel quale, alcuni di noi seppero porsi da co-protagonisti di un ben triste spettacolo ed altri, la maggior parte come il sottoscritto, da ininfluenti comparse.

Seguì la lunga stagione della diaspora (1993-2017) nella quale molti  finirono con il collocarsi, più o meno comodamente, tra e nei nuovi partiti a direzione più o meno cesaristica e monocratica della seconda repubblica. Qualcuno a sinistra, nelle mutevoli forme che in quell’area si costituirono i partiti dopo la fine del PCI, dal PDS, DS, Ulivo, Margherita sino all’attuale PD. Qualcun altro a destra, partendo dagli ultimi respiri di AN sino a Forza Italia e al partito del predellino, il Pdl del Cavaliere e successive versioni, dopo le ripetute secessioni intervenute.  Chi, infine, in formazioni centriste, quasi tutte con forti connotazioni personalistiche e di diretta ispirazione democratico cristiana: CCD, CDU, UDC, NUDC e altre formazioni  minori sedicenti democristiane. Non mancarono nemmeno coloro che si rifugiarono nel disimpegno solipsistico, espressione di una frustrazione regressiva e impotente. Una frantumazione particellare con partitini ridotti a percentuali da prefissi telefonici.

Al diverso posizionamento di quei rappresentanti della quarta generazione democratico cristiana, anche l’elettorato già DC finì con lo sbriciolarsi, concentrandosi prevalentemente al Nord, nel centro-destra fra Forza Italia e Lega e al Sud, tra Forza Italia, movimenti centristi, con diverse fughe a sinistra, in netta avanzata in regioni tradizionalmente più bianche come la Puglia, la Campania e la stessa Basilicata.

Alla fine, una parte consistente di quegli elettori, specie coloro  che appartengono al terzo stato produttivo e ai diversamente tutelati, si sono rifugiati nell’astensionismo o nel voto di protesta a favore del M5S. Gli è che, ovunque si siano collocati, quelli della quarta generazione DC, tranne qualche rarissima eccezione, la condizione prevalente vissuta è stata quella dell’irrilevanza, sino a casi ben noti di acritica sudditanza ai voleri dei capataz di turno.

Questi oltre vent’anni della diaspora democristiana sono stati caratterizzati  da una sentenza inappellabile della Cassazione ( n.25999 del 23.12.2010), che ha messo la parola fine ai dissensi e alle lotte fratricide dei contendenti, stabilendo inequivocabilmente e senz’altra possibilità di replica che “la DC non è mai morta” da un punto di vista giuridico, non è mai stata sciolta, non ha lasciato eredi, se non quelli cui spettava il diritto dovere di sancirne l’eventuale fine: gli iscritti del 1992,  oltre 1 milione duecento mila.

I tentativi svolti con la celebrazione del XIX Congresso nazionale della DC (Novembre 2012) con l’elezione di Gianni Fontana alla segreteria nazionale del partito,  fallirono per il ricorso di alcuni “zelanti amici” e adesso ci riproviamo, dopo che il tribunale di Roma ha autorizzato l’assemblea dei soci DC che si volgerà all’Hotel Ergife di Roma il 26 Febbraio prossimo. Sono gli ultimi mohicani che, da “ DC non pentiti”,  nel 2012 rinnovarono l’adesione al partito.

Tutto questo accade, mentre in questi venti quattro anni, sono nate almeno altre due generazioni di giovani e di elettori, che non hanno mai conosciuto la DC o ne hanno sentite solo le interpretazioni fuorvianti e interessate dei laudatori del nuovo regime. Un regime che, nel frattempo, è andato miseramente in default con la fine della seconda repubblica, evidenziato dal passaggio, senza alternativa disponibile, dal legittimo governo eletto di  Berlusconi a quello dei tecnici di Monti, sostenuto dal trio Alfano-Bersani-Casini, sino a quelli di Enrico Letta e gli ultimi due di Renzi e Gentiloni, espressione del renzismo ormai declinante e di un parlamento di nominati illegittimi.

Ce la faremo noi a concorrere nella traduzione sul piano politico, nella città dell’uomo, degli orientamenti pastorali indicati dalle ultime encicliche sociali? Questa è la sfida che abbiamo davanti. Certo una sfida che non possiamo e non vogliamo affrontare da soli. Come diceva Aldo Moro: “meglio sbagliare tutti insieme che avere ragione da soli”. Ecco perché, esaurita la fase della diaspora e della scomposizione, è tempo della ricerca dell’unità e della ricomposizione di tutti i democratici cristiani “non pentiti” e con essi della più vasta realtà cattolica, popolare e liberale presente nel Paese.

Noi che stiamo per compiere gli ultimi passi anche della nostra vita, sentiamo forte il dovere della testimonianza.  Guai se venisse meno la nostra Fede e ancor più grave se difettassimo della Speranza. Il peccato maggiore, tuttavia, sarebbe non usare la Carità verso noi stessi e verso gli altri. Penso soprattutto verso i più giovani che nulla sanno, e quel poco magari deformato, di che cosa sia stata la straordinaria esperienza politica della Democrazia Cristiana, partito mai sciolto! Certo servirà partire dalla nostra unità per allargarla a quanto lo straordinario fiume carsico dell’area cattolica sociale, culturale e politica italiana sarà capace di esprimere sul piano della traduzione politico organizzativa, ahimè, sin qui risultata assai modesta.

Pur consapevoli delle enormi difficoltà cui andremo incontro nel dialogare con i rappresentanti delle nuove generazioni della seconda e terza repubblica che verrà, quelle generazioni che stanno usando e useranno forme di comunicazione e  codici culturali distanti anni luce da quelli normalmente utilizzati da noi, nostro obiettivo è e rimarrà quello di consegnare ad esse il testimone della migliore tradizione politica della Democrazia Cristiana : un partito aperto in grado di ridare una speranza ad un Paese al limite della tenuta istituzionale, sociale, economica e politico territoriale.

 

Ettore Bonalberti
Venezia, 27 Gennaio 2017
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23 Gennaio 2017

Il dado è tratto!

 

 

Cari amici
sabato 21 gennaio scorso ci siamo ritrovati a Bologna con un gruppo di amici “ DC non pentiti”, su invito del prof Nino Luciani, per discutere del codice etico che un gruppo di lavoro di esperti ad hoc costituitosi a Bologna ha redatto, partendo dal codice etico di Guido Gonella della DC storica degasperiana.
Ringrazio gli amici Giannone e Mesini per le ottime relazioni di sintesi svolte presso il collegio San Luigi e il clima di grande unità e collaborazione con cui si é svolto l’incontro anche nella seduta pomeridiana per discutere dei temi inerenti alla convocazione dell’assemblea del 26 febbraio p.v.
L’amico prof Luciani ci ha informati dello stato dell’arte inerente alla raccolta dei fondi per le spese di organizzazione dell’assemblea e, al riguardo mi permetto di sollecitare quanti ancora non l’avessero fatto, di procedere al versamento di un  contributo volontario da effettuare con il bonifico sul conto intestato al prof Luciani dalle seguenti coordinate:

LUCIANI NINO, presso banca Carisbo (Gruppo INTESA SAN PAOLO): 
- IBAN IT 10B0638567684510301829810 ;
- CAUSALE: contributo spese convocazione assemblea partito DEMOCRAZIA CRISTIANA storica.

Abbiamo tanto atteso questo momento e con il decreto del tribunale di Roma che ha autorizzato l’assemblea del prossimo 26 febbraio finalmente potremo dare pratico sviluppo alla sentenza della Cassazione n.25999 del 23.12.2010 secondo cui “ la DC non é mai stata giuridicamente sciolta”.
Oggi stesso, come ci ha conferma il Prof Luciani sabato scorso a Bologna, sono partite le raccomandate A/R agli oltre 1700 soci DC, che nel 2012 rinnovarono la loro adesione al partito e, in seconda convocazione, ci ritroveremo tutti insieme all’Ergife di Roma per eleggere: il segretario verbalizzante, il presidente dell’assemblea e, finalmente, il Presidente della DC che ci traghetterà a una seconda assemblea per gli adempimenti statutari e  regolamentari relativi al tesseramento e all’indizione del congresso della DC.
Un ringraziamento va all’amico Luciani per aver proposto la strada giuridica del codice civile intrapresa; a  quanti in questi mesi hanno permesso la raccolta delle firme per la richiesta di convocazione dell’assemblea dei soci al tribunale di Roma; a quanti hanno anticipato i fondi per la disponibilità della sala dell’assemblea e per l’invio delle raccomandate A/R. Sottolineo anticipazione di spese che andranno refuso da tutti noi soci “DC non pentiti” che condividiamo l’ira di una ripresa politica della DC specie in un momento come l’attuale in cui prevale il deserto delle culture politiche.
Grato se vorrete inviarmi le vostre osservazioni e proposte e se contribuirete, con un sacrificio corrispondente alle vostre possibilità, al sostegno delle spese che dovremo affrontare da “medici scalzi”, senza padrini e senza padroni, per ricomporre con la DC l’area cattolico popolare e liberale del nostro Paese e per concorrere con quanti condividono le nostre idee alla costruzione del nuovo soggetto politico: laico democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, trans nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, inserito a pieno titolo nel PPE, da far tornare ai principi dei padri fondatori: De Gasperi, Adenauer e Schuman, alternativo alle sinistre, al socialismo trasformista renziano e ai populismi estremi.
Un caro saluto.

Ettore Bonalberti
Presidente A.L.E.F. (Associazione Liberi e Forti)
V.Presidente Comitato nazionale Popolare per il NO
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16 Gennaio 2017

Incontri dell’area Popolare e Liberale

 

 

Ho seguito da “osservatore partecipante” ad alcuni eventi politico culturali svoltisi a Roma dal 12 al 15 Gennaio scorsi che, mi auguro, possano concorrere alla costruzione del nuovo soggetto politico di cui da tempo, con molti altri amici, vado sostenendo la necessità.

Il  12 Gennaio si sono riuniti alcuni amici della DC storica che, dopo il decreto del tribunale di Roma, che ha autorizzato la convocazione dell’assemblea dei soci, che nel 2012 rinnovarono l’adesione al partito, dovranno ritrovarsi il 26 Febbraio all’hotel Ergife, già prenotato, per nominare il Presidente dell’associazione che, come ha sentenziato senz’altra possibilità di ricorso la Cassazione a sezioni riunite il 23.12.2010: “ non è mai stata giuridicamente sciolta”.

Il compito di detta convocazione, dopo che sono state raccolte le firme necessarie del 10% dei soci per formulare la richiesta di convocazione al tribunale romano, è stato affidato al primo firmatario di quell’istanza, il prof Nino Luciani di Bologna.

Il mio augurio, dopo tanti anni di impegno, è che tutto possa procedere per il meglio in grande unità di intenti al fine di  evitare che si adempia quella che per molti di noi “ DC non pentiti” sembra essere “ la maledizione di Moro”, il quale, nel memoriale rinvenuto in Via Montenevoso a Milano, datato Aprile 1978,  abbandonato da tutti al suo destino, così scriveva: “ Ho un immenso piacere di avervi perduti e mi auguro che tutti vi perdano con la medesima gioia con la quale io vi ho perduti. Con o senza di voi, la D.C. non farà più molta strada. I pochi seri e onesti che ci sono non serviranno a molto finché ci sarete voi”.

Parole durissime e drammatiche, scritte da Moro a un mese dal suo martirio perpetrato dalle BR, che, per noi che vivemmo da componenti del Consiglio nazionale della DC quei tragici giorni, abbiamo sempre custoditi nella mente e nel  cuore.

Spero che Luciani sappia raccogliere il drammatico grido di dolore di Aldo Moro e procedere in feconda e operosa unità all’urgente convocazione di un’assemblea, che potrebbe offrire un elemento di interesse nel progetto di costruzione del nuovo soggetto politico. Quel soggetto che, come un mantra, continuo a  connotare come: laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, trans nazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, inserito a pieno titolo nel PPE, da far tornare ai principi dei padri fondatori, alternativo alle sinistre, al socialismo trasformista renziano e ai populismi estremi.

La rinascita politica della DC, dopo che è stato sancito che, giuridicamente il partito non è mai stato sciolto, seppur difficile e irta di ostacoli previsti e imprevedibili, può rappresentare il ravvio di un contenitore nuovo nel quale potranno trovare casa quanti, laici e cattolici, sono interessati a un rinnovato impegno per  tradurre nella città dell’uomo gli orientamenti pastorali della dottrina sociale della Chiesa.

Certo avremo bisogno di una rinnovata e giovane classe dirigente e delle risorse migliori provenienti dal vasto e articolato mondo di ispirazione cattolica e popolare, oggi drammaticamente frantumato e disperso nei mille rivoli di un fiume carsico da ricomporre.

In attesa di cosa potrà sortire dall’assemblea dei soci DC del 26 Febbraio, la settimana scorsa si sono svolti a Roma due importanti convegni: quello del partito di IDEA Popolo e Libertà di Gaetano Quagliariello e Carlo Giovanardi, tenutosi presso la sala del refettorio della Camera dei Deputati il 13 Gennaio, e quello degli amici di Rovereto, promosso da Ivo Tarolli e Stefano Parisi alla Bonus Pastor di Via  Aurelia,  Domenica15 Gennaio.

Già strutturato  come partito dotato di una fondazione politica di riferimento e di un giornale, “ L’Occidentale”, come ha ben espresso Quagliariello nel suo intervento di apertura:” IDEA   è tuttora  un piccolo partito, con l’ambizione di diventare una nuova e grande forza politica, consapevoli che manca oggi il riferimento di un partito progressista, liberale e “reazionario”. Distruzione dei ceti intermedi e proletarizzazione crescente; stare con gli ultimi e con i penultimi noi vogliamo interpretare questa esigenza: liberali in economia, sapendo che il mercato è regola per correggere meccanismi distorti; reazionari nei costumi.  Diciamo SI, ha continuato il senatore pugliese, all’onestà, alla buona educazione e  alla difesa delle nostre tradizioni e valori; per noi la  famiglia è quella costituita da un uomo e una donna; sentiamo come un abominio l’uso incontrollato  della procreazione con un utero in affitto; diciamo no alla teoria del gender. Siamo consapevoli che esiste oggi  un segmento nella politica italiana scoperto. Si tratta, ha concluso Quagliariello, “di rappresentarlo in termini nuovi.  Non siamo moderati, intesi come palude e compromesso, ma interpreti dei ceti sociali esasperati e  comprendiamo la rabbia di un Paese in declino. Essere moderati oggi vuol dire essere certi della propria identità; noi non smarriamo il riferimento alla necessità di costruire una coalizione che serva al Paese, oggi in una situazione di drammatico sfibramento politico e sociale”.

E’ aperto il tesseramento al partito con uno statuto che prevede un’ampia partecipazione democratica con selezione dal basso della classe dirigente. Credo che IDEA, la quale oggi può contare sull’adesione di oltre cinquanta associazioni, gruppi e movimenti e oltre 250 amministratori locali, possa costituire un fattore di aggregazione efficace che concorrerà positivamente alla costruzione del nuovo soggetto politico.

Così come essenziale sarà il contributo che verrà dalle iniziative proposte nel seminario della Bonus Pastor, nel quale, presenti oltre sessanta rappresentanti di movimenti e associazioni,  sentito il mio contributo di apertura e le relazioni introduttive di  Ivo Tarolli e Stefano Parisi, si è deciso di:

1)  Concorrere a favorire lo strutturarsi di una Grande e quindi composita Area ( di persone, culture, Movimenti, ecc.) che sappia fare emergere le tante idee e i tanti valori che abbiamo in comune, come prologo di un eventuale Nuovo Grande Soggetto Politico. Un soggetto che sia laico e plurale, democratico e popolare, transazionale e dalla chiara ispirazione ai valori propri dell’Umanesimo Cristiano, a partire dalla famiglia, dalla responsabilità e dalla solidarietà.
2)  Rafforzare la propria identità!! Pertanto, accanto ai valori dell’Umanesimo Cristiano è essenziale dotarsi di proposte programmatiche e di un Progetto Paese chiaro e concreto, che miri a far uscire il nostro Paese dal tunnel in cui siamo e a fornire nuove prospettive di lavoro e di crescita.
3)  Condividere, approfondire ed anche emendare la sopra citata proposta progettuale mediante una vasta partecipazione di base e con più incontri territoriali inter regionali (nord est, nord ovest, centro e meridione).
4)  Subito dopo, organizzare la convocazione di tutte le Associazioni, Movimenti e Gruppi interessati, di un Forum Nazionale deliberativo, in vista della costruzione di un Nuovo Soggetto Politico (es. confederazione tipo UMP Francese).
A tal fine si sono costituiti gruppi di lavoro nelle quattro aree territoriali (Nord Ovest-Nord Est-Centro-Meridione) e su due aree tematiche: Statuto e Programma, per realizzare quella rete di associazioni, movimenti, gruppi e persone interessate alla formazione del nuovo soggetto politico. Apprezzata  la disponibilità espressa da Parisi il quale ha riassunto i tre pilastri su cui intende procedere:

  1. una rete territoriale, ossia una presenza organizzata fondata su realtà già esistenti, di associazioni, gruppi e persone;
  2.  le comunità da mettere in rete per “Energie per l’Italia” sul piano della loro autonomia e libertà; non un partito, ma una grande comunità partitica, una comunità delle comunità;

3  l’utilizzo del WEB con una  nuova piattaforma-5stelle lusso; un modello di qualità per raccogliere persone che hanno idee e per creare comunità. Si smonta il meccanismo delle tessere puntando a premiare la qualità e il merito delle persone con l’introduzione di  meccanismi premiali di garanzia.

Parisi ha concluso, ricordando che. “18 gruppi  sono già al  lavoro sul programma- dobbiamo convergere in quest’’attività programmatica- si tratta di dare una struttura più organizzata- abbiamo il dovere di uscire dal rischio paese tra Grillo e Renzi- non fermarci davanti a nessuno- guardare alle persone- la politica tradizionale è molto consumata- recuperare tutte le persone che hanno qualità- tornare a essere una grande forza maggioritaria nel paese- dare rappresentanza al nostro popolo- si tratta, ha detto, di ricostruire sulle macerie una cosa assolutamente nuova- far politica per gli altri. È il fondamento etico della politica che impone di  tener lontano chi vuol far politica per se stesso. Introdurre la responsabilità nella e della politica che presuppone l’ integrità personale di chi fa politica”.

Una settimana, dunque, intensa quella svoltasi a Roma, di “passione” e di passioni, dalla  quale traggo la seguente conclusione: innanzi tutto ricostruiamo quanto è possibile dell’unità dei popolari e dei democratico cristiani italiani e, forti della nostra cultura e dei nostri valori, concorriamo insieme a quanti sono disponibili, come gli amici numerosi che sono intervenuti  sia all’incontro di IDEA che al seminario  della Bonus Pastor e altri, alla costruzione del nuovo soggetto politico dell’area centrista.

Ettore Bonalberti
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Venezia, 16 Gennaio 2017

 

 

 

9 Gennaio 2017

Quel vasto fiume carsico del cattolicesimo politico italiano

 

 

Ho utilizzato molte volte questa metafora del fiume carsico per rappresentare la vasta, articolata  e complessa  realtà del cattolicesimo politico italiano. Finita l’esperienza politica della DC, facilitata dal suicidio collettivo compiuto dal Consiglio nazionale del partito il 18 Gennaio 1994 quando, su indicazione del segretario Martinazzoli, fu sancita la fine politica della DC e la sua trasformazione nel PPI, e, vissuta la lunga attraversata, tuttora incompiuta, nella diaspora dell’ultra  ventennio (1994-2016), continua il travaglio di una realtà che sembra incapace di ritrovare insieme le ragioni di una nuova presenza significativa nella politica italiana ed europea.

Un travaglio che attraversa non solo il complesso mondo dei gruppi e movimenti di ispirazione cattolica presenti nella società civile, ma negli stessi gruppi, movimenti, partiti, e spezzoni di partito che si sono succeduti sin qui nell’impopolare sovrastruttura istituzionale e non della politica  italiana.

Quanto ai primi, a parte la continuità di coerente fedeltà ai propri principi ispiratori del MCL guidato Carlo Costalli, l’importante esperienza del movimento del family day di Gandolfini e Pillon sta vivendo il travaglio causato dall’azione separatista di Adinolfi e amici del PdF, tutti alla ricerca di dare uno sbocco politico istituzionale al movimento valoriale da essi sin qui lodevolmente guidato.

Comunione e Liberazione e, soprattutto la servente Compagnia delle Opere, è  in preda della difficile eredità post formigoniana, mentre le ACLI , tutte spostate dagli ultimi presidenti sulle posizioni del PD, dopo Todi 1 e Todi 2, hanno finito con l’accontentarsi degli strapuntini ministeriali assegnati agli ex presidenti Botta e Olivero nell’ultimo governo Gentiloni.

La restante vastissima realtà dell’associazionismo cattolico appare confusa e orfana di chiare e univoche indicazioni della pur assai disorientata e divisa gerarchia ecclesiale.

Finita con il Concilio Vaticano II, ogni residua forma di collateralismo e con essa la stessa DC che, negli ultimi tempi, fu sorretta quasi esclusivamente dall’occupazione e gestione del potere, movimenti e partiti che, a diverso titolo, in questi oltre vent’anni sono stati e sono tuttora riconducibili all’area cattolica, sono tutti finiti, a sinistra come a destra, nella sostanziale irrilevanza politica.

I primi, a sinistra, senza ridursi al ruolo di reggicoda dei vecchi comunisti, anzi conquistando non casualmente un ruolo guida nel PD, espressione del fu PCI-PDS-DS-Margherita, sono ai vertice di un Golem senz’anima e senza una definita e riconoscibile identità politico culturale, obnubilata dal sostanziale trasformismo della guida renziana.

I secondi, nell’area centrista e di destra, sostanzialmente irrilevanti sul piano politico, dopo le giravolte pro domo propria dei diversi  capi e capetti succedutisi nella lunga diaspora post DC,  da Buttiglione a  Casini sino a Lupi ed Alfano e ai diversi partiti e partitini sorti a misura degli interessi dei singoli leaderini, ridotti a supporti acritici prima del Cavaliere e ora del renzismo,

Ci sono poi quelli che, come il sottoscritto da molto tempo  e altri, più recentemente ( penso alle recenti prese di posizione del prof Diotallevi (  da “Interris” del 9 Gennaio 2017:“ Gregari? Ora basta”) e del prof. Giovagnoli ( da “Cultura e società” del 6 Gennaio 2017: “ I cattolici tornino ad impegnarsi in politica”), sono impegnati nel tentativo di ricomporre l’area popolare e di ispirazione democratico cristiana italiana.

Per quanto  riguarda noi “ DC non pentiti”, non abbiamo lo sguardo rivolto al passato e non prevale in noi il sentimento regressivo della nostalgia. Abbiamo lucida coscienza della condizione in cui vive l’uomo oggi nella società occidentale, nella quale assistiamo a una concezione prevalente di relativismo in cui i desideri individuali si vogliono trasformare in diritti, contro ogni evidenza antropologica e concezione giusnaturalistica.

A livello esistenziale e socio culturale prevale una condizione di anomia: assenza di norme e regole, discrepanza tra mezzi e fini, il venir meno dei gruppi sociali intermedi. Di qui una condizione di frustrazione prevalente con possibili sbocchi nella regressione solipsistica o nell’aggressività  individuale e collettiva latenti. Anomia  anche a livello internazionale: visione cinese, visione islamica, visione occidentale e visione russa: quali compatibilità e secondo quali regole?

A livello più generale economico trionfa il turbo capitalismo, con la finanza che dette i fini e la politica che segue quale intendente di complemento, con un rovesciamento generale di funzioni e di prospettive.

Se prima era la politica a dettare i fini e l’economia e la finanza a proporre le soluzioni tecniche per raggiungerli, oggi è il finanz-capitalismo che asserve la politica e la rende subordinata.

L’efficienza come fine esclusivo si riduce alla massimizzazione del profitto indipendentemente da ogni altro valore sociale e individuale.

Il bene comune non è più il fine della politica, subordinata ad altri valori dominanti che prevedono funzionalmente una quota rilevante del cosiddetto “ scarto sociale” (tra il 20 e il 30% della popolazione)

E’ in questa situazione di valori rovesciati e/o di disvalori che è riesploso a livello internazionale il grave scontro tra il fanatismo jihadista del  movimento fondamentalista islamico e le altre culture religiose monoteiste: ebraismo e cristianesimo che ha sostituito quello del XIX e XX secolo tra capitale e lavoro, tra capitalismo e marxismo.

Quest’ultimo, anche là dove ancora sopravvive, si è trasformato in un ibrido capitalismo comunista e a livello mondiale assistiamo al confronto scontro tra democrazie di stampo liberale e democrazie autoritarie (Cina, Russia, Singapore, Turchia, Cuba e in molte regione ex URSS divenute indipendenti)

Il nostro sguardo è fisso in avanti, supportati dalla lettura critica più avanzata di questi fenomeni da parte, ancora una volta, della dottrina sociale della Chiesa: “Centesimus Annus” di Papa Giovanni Paolo II, “Caritas in veritate” di Papa Benedetto XVI, “Evangelii Gaudium” di Papa Francesco, sono le stelle polari che ci inducono ad assumere una nuova responsabilità come cattolici e laici cristianamente ispirati.

Di qui il nostro dovere che sentiamo di tentare di tradurre nella città dell’uomo quegli orientamenti pastorali.
E, nella situazione concreta italiana, sentiamo come prioritario il dovere di concorrere a ricomporre, dopo la lunga stagione della diaspora, l’area di ispirazione popolare per offrire al Paese una nuova speranza. E lo vogliamo fare non da cattolici impegnati in politica, ma da cattolici e laici impegnati per una politica di ispirazione cristiana.

Nostro obiettivo principale è il tentativo di concorrere alla costruzione di un nuovo soggetto politico laico, democratico, popolare, liberale, riformista, europeista, transnazionale, ispirato ai valori dell’umanesimo cristiano, inserito a pieno titolo nel PPE da far tornare ai principi dei padri fondatori, alternativo alle sinistre e al trasformismo renziano e ai populismi estremi.

E lo perseguiamo nella convinzione  che  per il bene dell'Italia sia importante che i cattolici tornino a contare e a collaborare con i laici moderati coinvolgendo le tante forze sane del Paese.

Ettore Bonalberti
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Venezia, 9 Gennaio 2017

 
 
 
 

 

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